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Camilla Bernardi: cosa ci fa una trentina in Vietnam?

Creato il 30 marzo 2015 da Storiediritratti @GianmariaSbetta

Camilla: Ciao amici di ! Sì, mi sono trasferita ad Hanoi nove mesi fa per lavorare su un progetto volto a ridurre la mortalità neonatale nei paesi in via di sviluppo. Nel concreto, doniamo agli ospedali macchinari per la terapia intensiva neonatale e ci occupiamo della formazione del personale ospedaliero: insegnamo ad usare le nuove tecnologie e ad affrontare le emergenze che potrebbero presentarsi dopo il parto o nelle prime ore di vita dei neonati, soprattutto dei prematuri.

Da Pinè ad Hanoi. Di certo il passo non è breve, come ti trovi in questo luogo così diverso e lontano da casa?

C : L'impatto con una cultura così diversa è stato (e, a volte, ancora è) fortissimo, soprattutto perché in ufficio lavoro con colleghi vietnamiti. È una piccola sfida quotidiana che mi insegna ad essere paziente, flessibile e aperta, migliorando me stessa per uscire dagli schemi mentali e culturali che utilizzo senza accorgermene. Lavorare su questo progetto così concreto e incisivo è però un'esperienza molto intensa e ricca di emozioni, che mi ripaga dell'impegno e mi dà forza quando la nostalgia si fa sentire.

Cosa ti ha spinto a prendere questa decisione e partire?

C : Ero insoddisfatta della mia situazione lavorativa e putroppo non trovavo un'alternativa corrispondente alle mie aspirazioni ed energie. Mi sentivo inquieta e una vocina dentro mi diceva di partire. Quando l'occasione ha bussato alla porta, non ci ho messo molto a decidere di fare la valigia. Ricordo ancora che in ufficio avevo appeso il di Storie di ritratti, regalo natalizio di un amico. Dopo le dimissioni svuotai la stanza, lo chiusi e pensai che mi aveva portato bene.

Il tuo percorso è molto interessante. Dopo la triennale a Bologna hai deciso di trasferirti a Londra e far la cameriera per capire cosa farne del tuo futuro. Come ti hanno aiutata queste esperienze?

C: Trasferirmi all'estero è stata un'esperienza che mi ha profondamente cambiato. Non si tratta solamente di imparare una nuova lingua o perfezionare le proprie competenze professionali. È soprattutto un percorso di conoscenza interiore che scava nel profondo del nostro essere. Non è stato sempre semplice ma credo che le avversità mi abbiano donato forza, umiltà e consapevolezza. Ora ho un bagaglio di esperienze variopinto, ricordi meravigliosi di terre lontane e amici splendidi che mi hanno insegnato a colmare le distanze geografiche e culturali.

Dopo i tanti viaggi e l'esperienza all'Università di Berkeley non ti sei sentita stretta abitando a Trento?

C :Sì, ricordo che al ritorno mi ci volle qualche settimana per sentirmi di nuovo a casa. Il ritorno da Londra fu particolarmente traumatico perché passai dalle luci e dai rumori incessanti della metropoli al silenzio e al buio notturno della mia casetta di montagna. Non riuscivo a dormire e scoppiavo a piangere senza motivo. È quello che tecnicamente si chiama shock culturale inverso: dopo lunghi periodi all'estero, ci vuole del tempo per ritrovare il proprio posto e la sensazione di familiarità con i luoghi e le persone.

Ora, come già accennato, ti trovi in Vietnam di cui conosciamo così poco!! Lo consiglieresti per un viaggio "on the road"?

C :Certamente! Il Vietnam è un paese meraviglioso e tutto da esplorare nella sua varietà di paesaggi e tradizioni. Io consiglierei un itinerario da nord a sud (o viceversa). Tappe obbligate: le remote, verdeggianti montagne del nord, alla scoperta delle numerose minoranze etniche che abitano in villagi remoti dove il tempo sembra essersi fermato; il caos del traffico e dei rumori di Hanoi, dove antico e moderno si mescolano in un intrico di pagode, locali sulla strada e mercati; la maestosa baia di Halong, un luogo di bellezza incantata recentemente inserito nella lista delle meraviglie naturali del mondo; l'antica città imperiale Hue e le spiaggie dorate di Hoi An; il delta del Mekong, alla scoperta delle vie d'acqua dei mercati galleggianti; i luoghi teatro della tristemente famosa guerra, claustrofobici tunnel sotterranei nell'intrico della foresta. Tutto questo accompagnato da un'immersione nei profumi e sapori della cucina vietnamita, un tionfo di erbe saporite e spezie sconosciute.

Ora però, da vera trentina, dicci le tre cose che ti mancano di più della nostra regione :)

C :Rischierò di essere banale ma dico: le montagne, il cibo e gli amici. Possibilmente combinati tra loro! Purtroppo Hanoi è una città molto inquinata e soffro spesso per l'assenza di spazi verdi e aria pulita. Mi mancano gli sport di montagna, i suoni delle stagioni, l'odore di bosco, terra e roccia.

E poi gli amici, quelli di sempre. Quelli che mi mancano, ogni giorno. Quelli che mi fanno scendere le lacrime. Quelli che mi scaldano il cuore. Quelli che quando leggeranno queste righe sorrideranno di nostalgia.

Grazie Camilla!

Ti è piaciuta l'intervista? :) Bene, allora non perderti anche il giro di Gianluca Guadagnigni in giro per il mondo! E tulle le altre interviste ai nostri cari viaggiatori!


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