Magazine Diario personale

*** Camminare insieme.

Da Arthur

Giusto oggi ho scritto una e-mail ad una cara amica con la quale ci siamo persi di vista, e pensando a lei, mi è venuto in mente questa pezzo che avevo scritto per Nonno Archimede nel lontano 2009, dove parlavo di quel “camminare insieme” tante volte da me blaterato.

Lo dedico a lei. 

L’altro ieri, ero seduto nell’autobus che mi porta a casa, e chi ti vedo? Un caro vecchio amico che non vedevo da tanto tempo, mi avvicino, gli do un tocchettino sulla spalla e gli faccio: “ Ciao Nino, che combinazione, come stai?” Lui si gira, mi guarda, inarca la sopracciglia e, tirandosi un po’ indietro, mi dice: “ Scusi, come sa il mio nome?” “Ma come” gli dico “non ti ricordi di me?” Sono Archimede, eravamo a scuola insieme e tu mi aiutavi sempre a fare i compiti, eri così bravo!“

“Ah si” mi risponde “ boh, può darsi, ma, sei sicuro? Guarda che non ricordo la tua faccia ed io non dimentico facilmente le facce“

“Ma si” incalzo io “ eravamo seduti allo stesso banco e tante volte mi hai anche salvato dalle interrogazioni ed io, in compenso, ti scrivevo le lettere per la tua morosina, che mi sembra si chiamasse Sarina, si, Sarina Calderoni, che bella ragazza che era. “

Ancora indeciso, continua a guardarmi e due piccolissime lacrime gli spuntano negli occhi.
Mi prende il braccio, continua a guardarmi senza dire nulla e poi: “ Sai” mi dice “ mi sono successe tante cose in quest’ultimi anni, non ricordo più bene chi ero, ho dei vuoti improvvisi e infatti, alle volte perdo anche la strada di casa mia. “

Mi commuove sentirlo parlare in quel modo, gli metto la mano sulla spalla e: “ Ma no, dai, non preoccuparti, anch’io sai, prima guardandoti non riuscivo a capire chi fossi veramente e allora sai, ho escogitato un sistema, porto con me una piccola agendina, con tutti i nomi delle persone che ho conosciuto, la guardo, sbircio il probabile che mi sta davanti e mi tuffo a pesce, sperando che sia quello giusto.“

Lui mi guarda, sorride un po’ e, tirando fuori dalla tasca un fogliettino assai malandato, mi dice: “ Scrivimi qui il tuo nome, così la prossima volta anch’io ti riconosco.“ E mentre lo diceva, stringe la sua mano sul mio braccio, come per dirmi qualcos’altro ma…

In quel mentre, l’autobus si ferma, l’autista grida il nome della fermata e allora lui mi riprende il foglietto e guardando ciò che c’era scritto, mi fa: “Scusa, sono arrivato, grazie per le tue gentilezze, è stato un piacere averti rivisto.“ Scende di corsa e s’incammina senza girarsi.

Che giornata!

Durante tutto il tragitto ho pensato sempre al mio amico Nino, a come era cambiato.
Mi aveva fatto tenerezza, sembrava così indifeso, quasi fosse nudo in mezzo a tanta gente, mannaggia, come era cambiato.

ft: nonno Archimede



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