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Camorra, morto in carcere “o ‘nimale”, Pasquale Barra. Vantava 67 omicidi, fece il nome di Enzo Tortora

Creato il 28 febbraio 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

Morto in carcare Pasquale Barra, 72 anni, ex luogotenente di Raffaele Cutolo, il capo della Nuova camorra organizzata, ed uno degli accusatori di Enzo Tortiora. Il pregiudicato era detenuto a Ferrara, dove stava scontando l’ergastolo per diversi omicidi tra cui quello di Francis Turatello, figlio naturale del boss mafioso italo-americano Frank Coppola. Nel 1983 decise di diventare collaboratore di giustizia, accusando ingiustamente il noto presentatore.

(estense.com)

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Camorra: luogotenente di Raffaele Cutolo, morto Paquale Barra detto “o ‘nimale”. Affiliatosi prima come capo-zona di Ottaviano e poi come santista, Barra vantava 67 omicidi di cui molti compiuti nelle diverse carceri italiane dove ha soggiornato frequentemente dal 1970. Nel gergo della mala, gli vengono attribuiti due nomi: “o ‘studente” – in riferimento allo stretto legame con Raffaele Cutolo, detto “O’ Professore” – e “o ‘nimale” per la crudeltà e l’efferatezza dei suoi delitti. L’omicidio di Francis Turatello fu compiuto nel carcere “Badu ‘e Carros” di Nuoro il 17 agosto 1981: Barra lo ferì con quaranta coltellate e lo squartò per poi azzannare alcuni organi interni. Barra ha commesso altri omicidi in carcere: quello di Antonino Cuomo, capo-zona di Castellammare di Stabia, e quello di Domenico Tripodo, capo ‘ndrangheta calabrese.

La rissa di Poggioreale, Barra fu il primo a dissociarsi da Cutolo. Il 23 novembre del 1980, nel corso del terribile sisma che colpì il capoluogo campano, Barra partecipò a una rissa nel carcere di Poggioreale che costò la vita a tre detenuti e il ferimento di otto camorristi passati a un clan concorrente. Barra ha avuto un ruolo di rilievo nell’omicidio di Francesco Diana, consigliere comunale socialista di San Cipriano d’Aversa, colpito con trentacinque coltellate nel carcere di Aversa. Barra fu il primo a dissociarsi da Raffaele Cutolo e, grazie al suo pentimento, rese possibile il più grande attacco mai portato dalla giustizia alla Camorra. Si suppone che Barra si sia sentito tradito da Cutolo, il quale, proprio in seguito all’omicidio Turatello e di fronte alle pressioni della mafia siciliana, sostenne di non esserne il mandante.

In seguito alle rivelazioni di Barra e dei pregiudicati Giovanni Pandico e Giovanni Melluso, fu possibile il blitz del 17 giugno 1983 in cui vennero arrestati 850 presunti affiliati della Nuova Camorra Organizzata, tra cui l’insospettabile Enzo Tortora. Barra, al fine di ottenere una protezione in carcere, fornì liste di presunti camorristi nel corso di 17 interrogatori, ma solo al diciottesimo interrogatorio, il 19 aprile 1983, fece il nome di Tortora definendolo un affiliato alla Nuova Camorra Organizzata e responsabile del traffico di droga. Barra rifiutò di deporre e di confermare sia al processo di primo grado che in quello d’appello le accuse che poi si rivelarono infondate. In realtà, quello di Barra non si può definire un vero pentimento bensì una semplice dissociazione da Cutolo per ragioni personali. (AGI)


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