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Cana di Galilea (2° domenica TO anno C)

Creato il 19 gennaio 2013 da Ambrogio Ponzi @lucecolore
20 gennaio 2013
Cana di Galilea (2° domenica TO anno C)
2° DOMENICA TEMPO ORDINARIO ANNO C
Antifona d'Ingresso Sal 65,4
Tutta la terra ti adori, o Dio, e inneggi a te:
inneggi al tuo nome, o Altissimo.


Colletta
O Dio, che nell'ora della croce hai chiamato l'umanità a unirsi in Cristo, sposo e Signore, fa' che in questo convito domenicale la santa Chiesa sperimenti la forza trasformare del suo amore, e pregusti nella speranza la gioia delle nozze eterne. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura Is 62,1-5
Gioirà lo sposo per la sposa.

Dal libro del profeta Isaìa Per amore di Sion non tacerò,
per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo,
finché non sorga come aurora la sua giustizia
e la sua salvezza non risplenda come lampada.
Allora le genti vedranno la tua giustizia,
tutti i re la tua gloria;
sarai chiamata con un nome nuovo,
che la bocca del Signore indicherà.
Sarai una magnifica corona nella mano del Signore,
un diadema regale nella palma del tuo Dio.
Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,
né la tua terra sarà più detta Devastata,
ma sarai chiamata Mia Gioia
e la tua terra Sposata,
perché il Signore troverà in te la sua delizia
e la tua terra avrà uno sposo.
Sì, come un giovane sposa una vergine,
così ti sposeranno i tuoi figli;
come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te.
- Parola di Dio
Salmo Responsoriale Dal Salmo 95
Rit. : Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome. - Rit.
Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie. - Rit.
Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome. - Rit.
Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine. - Rit.

Seconda Lettura Cor 12,4-11
L'unico e medesimo Spirito distribuisce a ciascuno come vuole.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole. - Parola di Dio
Canto al Vangelo 2Ts 2,14
Alleluia, alleluia. Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo,
per entrare in possesso della gloria
del Signore nostro Gesù Cristo.
Alleluia.

Vangelo Gv 2,1-12
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù.
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. - Parola del Signore
RIFLESSIONI
  • Cogliamo innanzitutto una lezione di metodo per la lettura biblica.
Abbiamo un fatto comune, un episodio prezioso che è posato su due pilastri: uno è il richiamo al passato, o meglio alla profezia, e l’altro è l’apertura al futuro con il richiamo ad un fatto non ancora mostrato. Ogni volta che noi accostiamo la Parola cerchiamo di capirla. Capire vuol dire collegarsi al passato di cui è promessa e proiettarsi nel futuro che sta per realizzarsi. Il presente è così illuminato da queste risonanze. È un dono grande poter vivere l’oggi in un contesto in cui trova senso, significato, valore e coraggio. Anche gli elementi più drammatici trovano un senso.
  • Veniamo al brano di oggi. Una premessa: ci troviamo di fronte ad una festa nunziale bella e gioiosa, ma non priva di carenze e di povertà. È un fatto reale che noi cercheremo di capire per coglierne il messaggio essenziale di vita. Capire per agire, per essere confortati e incoraggiati.
Quindi accostiamo questa pagina con l’obiettivo di trovare in essa il senso del nostro vivere.
  • L’avvenimento, nel concreto, ha dei connotati che sono molto umani: due ragazzi si amano e si sposano; e per questo fanno festa con gli invitati.
Sottolineo la presenza di due elementi: il matrimonio come festa e il popolo che partecipa e gioisce. Questo è il fatto da capire. Tutto finisce lì? Cogliamo alcuni particolari che fanno da spia per svelare il significato più profondo: il racconto rimanda alla Bibbia, dove il rapporto tra Dio e l’uomo è presentato in termini nunziali, un matrimonio promesso, che si celebra, ma che va anche in crisi e si rompe. Il matrimonio è un’esperienza di positività, di comunione, ma anche di crisi, di debolezza, di fragilità. In questo contesto, però, si intravede, anzi c’è un’offerta di speranza: ‘Non scoraggiatevi, il Signore rilancia il suo patto’. Il messaggio è di speranza, di respiro e offre la possibilità di un rilancio. La Parola di Dio non è mai una rottura definitiva, perché Dio rilancia continuamente la speranza a tutti. Al riguardo è molto bello il richiamo del Papa quando, in un suo recente discorso, ha detto che anche il più lontano è attratto dalla bellezza di Dio. Questa prospettiva porta ad una lettura della vita molto più ricca del banale contrasto che a volte si consuma tra le persone, anche nella chiesa, e offre il respiro di un segno, di un impegno di vita positivo. Analizziamo l’episodio.
  • Gesù è tra gli invitati e partecipa alla festa di nozze.
Questo a noi dice che Gesù è presente nelle esperienze umane più importanti, significative e profonde e quindi più esposte.
  • La crisi, data dalla carenza di vino: un banale incidente dovuto ad un errore di calcolo o forse alla povertà di una famiglia con risorse limitate.
Questa situazione ci porta ad avere uno sguardo più profondo, o meglio, Gesù ci introduce e ci educa ad uno sguardo che va in profondità.
  • Rapporto acqua-vino: Maria si accorge che il vino sta per finire, si accorge della carenza e la segnala a Gesù.
Che senso ha questa scoperta, cioè il trovarsi di fronte al limite, alla povertà, alla fragilità? Ci richiama alla povertà dell’Alleanza, del non avere le forze di credere fino in fondo nell’amore di Dio. È un’esperienza che ci pensare immediatamente al fallimento. La storia biblica è piena di momenti dove sembra vincere lo scoraggiamento, dove sembra che nulla sia più possibile fare, momenti che sembrano essere di profonda rottura. È importante per noi sapere che ci sono queste situazioni di povertà e di crisi che sembrano insuperabili, e prenderne coscienza, perché non riusciamo a costruire con fedeltà e costanza il progetto di Dio. Siamo tentati di lasciar perdere e di non sperare; non c’è più vino. Questa lettura di sottofondo ci fa vedere un uomo desolato nel constatare la propria povertà. L’acqua, in questo caso, è la misura del limite, del fallimento. Immaginate dover offrire agli invitati, durante un pranzo di nozze, acqua al posto del vino. Considerate poi che, a quel tempo, l’acqua era destinata al rito della purificazione delle mani!
  • Maria si accorge della situazione, ha un occhio di attenzione e non si arrende. Con questo atteggiamento esprime la fede, l’attenzione alla povertà in tutti i sensi e il suo non ripiegarsi alla situazione.
Maria è la figura della fede e della semplicità; si affida e non cede al fallimento. Il suo comportamento è un prendere coscienza, forse anche imbarazzante, della mancanza di qualcosa, in questo caso del vino, e insieme un mettere in atto la capacità di andare oltre con la fede. C’è quindi la constatazione di un limite e insieme la capacità di non arrendersi. È un mistero grande da implorare e da chiedere. Maria vede la carenza, ma non dispera e si rivolge al Figlio. Rivolgendosi al Figlio, dichiara la sua fiducia in una forza e in una presenza che può cambiare la situazione. La fiducia è la molla che genera l’atteggiamento di preghiera. Il constatare un vuoto, una mancanza, fa emergere anche la presenza di una potenza capace di cambiare la situazione. L’acqua è quindi anche l’atteggiamento dell’uomo di fronte al mistero che diventa preghiera.
  • La risposta di Gesù.
Lo svolgersi degli eventi, in questa circostanza, lavora su due piste: l’episodio in sé e la lettura di come viene vissuto il fatto da parte di Gesù e di Maria. Maria apre alla preghiera e soprattutto al riconoscimento di una presenza capace di rovesciare la situazione: cambiare l’acqua in vino. La mancanza di vino, materialmente significa una delusione, ma nella prospettiva del racconto il vino rappresenta la positività, ciò che dà sapore, dà gioia e allegria; il vino è associato alla festa e alla vita nella sua pienezza. Nel racconto del Vangelo c’è una anticipazione formidabile dell’esito ultimo della storia: il vino è la pienezza offerta alla vita riuscita, è la comunione . Questo viene proposto (ma possiamo dire, a ragion veduta, fondato), perché c’è la risposta misteriosa di Gesù: “Donna, che vuoi da me?”. Sembra che Dio sia sordo alla preghiera, invece poi ordina di riempire le anfore d’acqua, perché sia chiaro quello che succederà. L’acqua non è la fine, ma apre una prospettiva nuova e positiva rappresentata dalla sua trasformazione in vino. Dal punto di vista visivo ci viene da pensare alla meraviglia, allo stupore, mentre in realtà il passaggio è carico di significato: l’acqua, nel suo limite, viene assunta e valorizzata. Gesù poteva chiedere in quel contesto di portare del vino, invece vuole dell’acqua: intende servirsi del limite per trasformarlo e renderlo positivo. Questo passaggio dall’acqua al vino è figura del passaggio dall’alleanza puramente esteriore all’alleanza profonda e vissuta, da una vita superficiale ad una vita vissuta in modo intenso. Gesù, valorizzando ciò che è povero, ciò che è poco, apre una nuova prospettiva: i poveri saranno saziati, i deboli saranno sollevati, i forti saranno abbassati. Stiamo parlando del passaggio dalla prima alleanza, ancora fragile e incerta, ad una alleanza fondata, solida e piena.
  • Dove appare tutto questo? Nel racconto c’è un particolare: alla richiesta di Maria, Gesù dà una risposta all’apparenza raggelante, ma il seguito permette di capire: “Non è ancora giunta la mia ora”; il vino non c’è ancora, ma ci sarà presto e sarà legato all’ora.
Quando si compirà quell’ora, l’acqua sarà davvero vino. L’ora è la morte e la resurrezione di Gesù. Ciò che muove tutto è la fede di Maria e della Chiesa, e la potenza e la forza trasformante di Gesù morto e risorto. Il matrimonio in questione non è più una semplice vicenda paesana, ma diventa la possibilità di cogliere lo sguardo di Dio sulla storia. Tutti questi elementi sono da tener presenti nel cammino che faremo seguendo il Vangelo di Luca e la fede della Chiesa. Questo è anche l’anno della fede per recuperare la consapevolezza che Dio è all’opera nella storia in genere, ma soprattutto nella storia di ciascuna persona e di ogni famiglia, anche in quelle più provate. Abbiate quindi fiducia nel testimoniare che l’ora compiuta da Gesù e in Gesù è per noi.
MESSAGGIO
Manca il vino?
La Parola di oggi ci dice che il vino c’è, donato da Colui che è passato per la sua “ora”: morte e resurrezione; che ha mostrato la sua “gloria”: potenza di salvezza; che ha acceso la fiamma della fede.
GESÙ È COLUI CHE DÀ, anzi CHE È IL VINO NUOVO.
Per la fede in Lui è possibile vivere, fin da ora, la bellezza delle relazioni vere.
Questo vino Lo beviamo ora. Lo berremo ogni volta che attingeremo alla Parola di vita.
Confidiamo in Colei che non si stanca di ripetere: Non hanno più vino!”
LITANIE
MARIA E LA PAROLA nei “Misteri della gioia”
Preghiamo dicendo: prega, perché sia feconda in noi la Parola
Maria, in te è scesa la Parola eterna… Maria, in te la Parola eterna è entrata nel tempo… Maria, in te ha preso corpo l’invisibile Parola…
Maria, hai nutrito con il tuo latte l’Onnipotente Parola… Maria, hai avvolto di materno affetto la Parola… Maria, hai condiviso con Elisabetta la gioia della Parola…
Maria, per prima hai sentito l’umano balbettio della Parola… Maria, per prima a Betlemme hai sperimentato il rifiuto della onnipotente Parola… Maria, per prima hai visto con occhi di carne la Parola incarnata…
Maria, hai gioito nel vedere gli emarginati pastori attratti dalla Parola… Maria, sei stata testimone dell’incontro dei Magi d’oriente con la Parola… Maria, hai sperimentato per un istante l’angoscia per aver smarrito al Parola… Maria, nella casa di Nazareth hai gustato la presenza discreta della Parola…
Cana di Galilea (2° domenica TO anno C)

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