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Canfora e Zagrebelsky: “La maschera democratica dell’oligarchia”

Creato il 12 gennaio 2015 da Sviluppofelice @sviluppofelice

di Aldo Randazzo

La maschera democratica dell'oligarchia - copertina

La maschera democratica dell’oligarchia – copertina

Perché le attuali democrazie sono in realtà oligarchie camuffate

Definire la struttura del potere negli Stati moderni è alquanto complesso. Formalmente le nostre sono democrazie con rappresentanze elettive e leggi costituzionali che regolano la convivenza civile. Storicamente tuttavia la vita democratica ha avuto modi diversi di esplicitarsi.

Ne “La maschera democratica dell’oligarchia” (a cura di Geminello Preterossi, Edizioni Laterza, 2014) Luciano Canfora e Gustavo Zagrebelsky dibattono circa i modi in cui negli ultimi decenni s’è affermata la gestione oligarchica del potere in Italia e in Europa. Le conclusioni a cui pervengono lo storico e il costituzionalista non sempre convergono, e tuttavia è possibile rilevare un comune denominatore nella loro analisi: la vita delle istituzioni, i modi di costruzione del consenso e l’esercizio del potere hanno avuto in questi anni una involuzione democratica.

Il dialogo si sviluppa lungo una serie di questioni. Innanzitutto, sulla definizione di oligarchia e sui modi in cui oggi essa esercita il potere. Storicamente “oligarchia è il governo dei pochi a danno dei molti” (Zagrebelsky). Nelle società democratiche moderne, essa riesce ad esercitare il potere “mascherandosi”. Per identificarla è necessario andare oltre le apparenze e scoprire la sostanza di cui si nutre: potere e denaro. “Il denaro alimenta il potere e il potere alimenta il denaro”. Le conseguenze della sua accresciuta forza sono: “impoverimento generale, emarginazione sociale, riduzione dei diritti dei più, scomparsa del lavoro e sua dislocazione dove costa poco o nulla”.

La domanda che a questo punto si pone è: ma il potere oligarchico è sempre esistito? In prima battuta la risposta è affermativa, ma nel tempo si è modificata la sostanza. “Nella realtà arcaicissima, remota, della città greca chi comanda e detiene il potere non si definisce oligarca, ma al contrario dice: provvediamo a tutti perché siamo i più competenti” (Canfora). Effettivamente, le oligarchie in passato detenevano competenze specifiche che le rendevano classe dirigente nelle attività economiche; ma “nel momento in cui si è passati dal capitano d’industria al potere bancario globale, questo tocco di nobiltà è venuto meno”.

Le oligarchie che esercitavano il loro potere stando sulla scena sono divenute oggi “forze retrosceniche”. Il potere della finanza speculativa è nascosto dietro la politica dominata da “personaggi inconsistenti, che talora si presentano come tecnici, rivelandosi in realtà esecutori di volontà altrui; parole d’ordine tanto astratte quanto imperiose: lo chiedono i mercati; l’Europa; lo sviluppo; la concorrenza” (Zagrebelsky). I partiti sono divenuti “isomorfi”. Lo scontro politico, anche quando è aspro, è su aspetti marginali. La democrazia soffre per uno spazio di discussione ridotto al minimo. Sulle grandi questioni le opzioni sono appannaggio degli specialisti e dei poteri sovranazionali (Canfora).

Ma i poteri oligarchici sono vulnerabili? V’è la possibilità di alternanza tra poteri diversi con conseguenti diversi equilibri sociali, economici e, in ultima istanza, politici? Qui le considerazioni tra lo storico e il costituzionalista divergono. Canfora ritiene possibile che una partita politica possa essere giocata a favore di un cambiamento. Per Zagrebelsky il potere oligarchico oggi appare granitico. Il rinnovamento ha luogo solo per “cooptazione e fidelizzazione”. Il clima da “ultima spiaggia” o di mancanza di alternative politiche serve a escludere che nuove forze possano entrare in gioco per un ricambio delle élite. L’oligarchia si sovrappone al potere politico, e quando si mescola ad esso lo fa per renderlo più funzionale al proprio controllo. Da tempo gli stessi appuntamenti elettorali si rivelano incapaci di indicare un rinnovamento, un reale ricambio delle élite politiche. Si assiste ad una diversa “distribuzione di pesi all’interno del medesimo gioco”.


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