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Cannes 2015: i film che ho visto oggi merc. 13 maggio

Creato il 13 maggio 2015 da Luigilocatelli

Erano tre le anteprime stampa oggi: Il racconto dei racconti di Matteo Garrone cui non sono andato avendolo già visto a Milano, il film inaugureale del festival (fuori concorso) La tête haute di Emmanuelle Bercot, il film giapponese in concorso Umimachi Diary di Kore-eda Hoirozaki. Ho visto solo il secondo, al terzo non sono riuscito a entrare per via della ressa, e per la sala troppo piccola in cui è stato dato, come spiego in un altro post.

La tête haute

La tête haute

La tête haute di Emmanuelle Bercot. Film di apertura di Cannes 2015. Fuori concorso.
Figlio di madre single, sbattuto fuori più volte dalle scuole della République, Malony (un nome balordo che porta già impresso lo stigma dell’esclusione sociale) è un ragazzo disadattato. Combina guai e bravate varie, preferibilmente rubando macchine e guidandole a folle velocità senza patente (ha solo sedici anni). Una giudice del tribunale dei minori si occupa di lui, lo manda in un istituto di rieducazione. Ma è difficile arginare gli scoppi di violenza contro persone e cose di Malony. Ne abbiamo visti di ragazzi difficili al cinema, a partire da I 4oo colpi di Truffaut lanciato nel 1959 proprio qui a Cannes e che è l’archetipo cui si rifà inconsciamente anche questo La testa alta. Bercot sa raccontare e ha un uso della macchina da presa fisico, corporale, che sta addosso ai suoi personaggi e sembra ibridarsi con loro. Il racconto è abbastanza prevedibile e convenzionale, la parte finale fin troppo edificante, e però il film non è così piatto e televisivo come da liquidatori commenti di molti critici e critiche sentiti oggi sulla Croisette. Almeno una scena ti leva la pelle, quella di Malony che urla e scappa dal colloquio con la sciagurata madre quando lei gli rivela di essersi fidanzato con un nuovo uomo cui non ha detto di avere dei figli. E poi, signori, c’è una Catherine Deneuve monumentale, nel miglior ruolo suo da molti anni a questa parte. Come giudice dei minori giganteggia quale Grande Madre di figlioli tribolati e ribelli, incarnando, neanche troppo metaforicamente, quella France républicaine che i suoi figli cerca di redimerli e salvarli tutti, anche i più derelitti. E la sequenza di lei che va a trovare i suoi ragazzi nel centro di rieducazione e tutti li intrattiene a tavola – francesi di origine francese e quelli di origine asiatica, africana, araba – è semplicemente memorabile. Film meno ovvio di come verrà sbertucciato e liquidato dalla critica più fighetta francese e italiana. Piacerà moltisimo al pubblico. E viva Madame Deneuve. Che sta alla Francia come Queen Elisabeth alla Gran Bretagna. Nota: anche qui una ragazzina incinta, spinta dalla madre ad abortire, si terrà il figlio. Ormai son tutti pro-life i film da parecchi anni a qusta parte, non ne troverete più uno filoabortista.


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