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Cannes 67: “At li layla” (Next to her) di Asaf Korman (Quinzaine des Réalisateurs)

Creato il 23 maggio 2014 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

At li layla (Next to her)

Anno: 2014

Durata: 90′

Genere: Drammatico

Nazionalità: Israele

Regia: Asan Korman

Asan Korman, israeliano classe 1982, uno dei più richiesti film editor all’estero e nel suo Paese, incontra il pubblico della Quinzaine dopo la proiezione del suo primo lungometraggio da regista, At li Layla. Il suo è un felice ritorno, dopo aver partecipato nella stessa sezione nel 2007 con il cortometraggio La Mort de Shula, nel quale recitava tutta la sua famiglia e la giovane attrice Liron Ben-Shlush, che oggi è la co-protagonista Chelli e la sceneggiatrice del film, nonché compagna di Korman.

Il soggetto del film nasce proprio dalla stessa Liron che nella finzione come nella vita reale ha una sorella con problemi mentali; ha immaginato come sarebbe stata la sua vita se non avesse lasciato la casa familiare e non fosse andata in una città più grande per intraprendere il suo cammino da attrice, e invece fosse rimasta e avesse dovuto prendersi cura di sua sorella, sacrificando la propria vita.

Il film narra le vicende di Chelli, custode in una scuola, che si prende cura di sua sorella Gabby (Dana Igvy), con problemi mentali che la spingono a episodi di aggressività e autolesionismo; il rapporto tra le due è intimo e simbiotico, sfiorando la morbosità. Gabby non potrebbe vivere senza sua sorella ma è vero anche il contrario; quando i vicini denunciano che Gabby resta in casa da sola durante l’orario di lavoro di sua sorella, Chelli è costretta a portarla in un istituto durante le ore di lavoro e nel frattempo entra nella sua vita Zohar, conosciuto a scuola. Zohar, inizialmente scostante e poco attento al bisogno d’affetto di Chelli, entra pian piano nella sua vita e in quella di Gabby, inserendosi in un equilibrio difficile.

Lo spazio narrativo, la casa di Chelli e Gabby, si libera delle cose vecchie e ammassate e gradualmente si riempie di luce e colore; la stessa Gabby viene lasciata libera di vivere spontaneamente i suoi impulsi sessuali attraverso l’auto-erotismo, in precedenza frenati dalla sorella. La vita scorre non senza screzi tra Chelli e Zohar, dovuti alle abitudini di Gabby (che spesso vuole dormire attaccata a sua sorella) ma nonostante ciò le criticità sembrano sistemarsi a mano a mano e gli equilibri ridisegnarsi.

Il punto di rottura arriva quando Chelli si accorge che Gabby è incinta e senza chiedere spiegazioni a Zohar lo manda via di casa, reputandolo responsabile della gravidanza;  senza possibilità d’appello Zohar prende a testate le porta di casa, così come fa abitualmente Gabby nei suoi momenti di crisi, così come farà la stessa Chelli quando si renderà conto  che non era Zohar il responsabile e con il suo comportamento perentorio e di chiusura totale ha perso l’opportunità per essere felice.

La preparazione del film, girato con un budget molto limitato, è stata lunga e ha richiesto lo sforzo maggiore da parte di Dana Igvy, la quale mostra grandi doti di recitazione; la Igvy ha trascorso molto tempo accanto alla sorella di Liron, per fare in modo che la sua Gabby fosse più spontanea e naturale possibile.

Tra il pubblico sono arrivati apprezzamenti per il film, soprattutto da parte di chi vive in prima persona una situazione come quella di Chelli nel film; in particolare è la questione sessuale delle persone con malattie mentali: nel film Gabby ha una sessualità che proverà a vivere sia intimamente con sé stessa che insieme, probabilmente, ad un suo compagno di istituto. Su questo tema sarà il personaggio di Zohar a fare da raccordo tra le due sorelle, spiegando a Chelli l’importanza per Gabby della ricerca del piacere, anche solitario

Anna Quaranta


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