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Cannes 67: “Geronimo” di Tony Gatlif (Selezione ufficiale-Sessione speciale)

Creato il 20 maggio 2014 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

geronimo

Anno: 2014

Durata: 104′

Genere: Drammatico

Nazionalità: Francia

Regia: Tony Gatlif

La sessione speciale, nella trasversalità geografica e di tematiche del cinema che contiene, ha accolto un regista e personaggio indubbiamente obliquo. Tony Gatlif, di origini Berbere algerine e Rom, approdato all’arte dopo una intensa vita di strada e di riformatorio, torna ad esplorare la marginalità e la poliformità etnico esistenziale con una pellicola carica di stimoli e sollecitazioni, nella bidimensionalità tra due mondi, incarnati da un personaggio femminile assolutamente affascinante. Un ‘capo apache’ donna, bella e coraggiosa. Martire che combatte un mondo dal quale è parimenti ‘soggiogata’, capace di vederne la bellezza, di cui è impossibile liberarsi: Geronimo (perfettamente incarnato da Celine Sallette). Educatrice sociale atipicissima, che assorbe completamente la periferia francese di St. Pierre, cercando di sottrarre al loro inevitabile destino gli adolescenti che la popolano, abituati (sulla scia degli adulti), a vivere senza regole o a farsele da soli, in un pezzo urbano limbo tra una conformità alle regole e una vita che scorre nelle pulsioni, che incastra grezze gemme multicolori.

E Gatlif è abilissimo nel mostrarci quanta bellezza possa contenere la cultura gitana e quella turca: nella libertà del vivere che noi abbiamo dimenticato. Libertà… del sentire potentemente l’energia dell’amore, fisica ed emotiva, lasciandosi governare completamente dalla stessa, che porta la bellissima 16enne Nil (Nailia Harzoune) a fuggire con l’abito da sposa il proprio altare sacrificale, per inseguire il suo amatissimo gitano Lucky (David Murgia) di cui è follemente innamorata, corrisposta nella stessa purezza sentimentale e passionale. Del danzare…La danza gitana carica tutta l’energia della terra nel proprio corpo, così potente e pieno nel sentirla dentro di se’, nel rendere consapevoli di essere vivi. La street dance stilizza corpi belli, giovani e forti, che si provocano a vicenda nello sfidarsi a colpi di agilità e destrezza. Dell’attaccamento, (indubbiamente deforme nell’assolutezza di cui si carica), ai valori dei giovani Turchi, resi ciechi da un onore familiare violato dalla propria sorella (Nil), e dai Gitani. Dello sfidare la morte, provocata più volte, ed emblematicamente espressa nel duello di coltelli: quanta tensione e adrenalina si respirano! Il valore di esistere, di essere viventi,  emerge così palesemente, mirabilmente contrapposto alla estrema semplicità e rapidità di poterlo perdere. E’ un pulsare incontrollato, simile al caos, pronto ad esplodere in qualsiasi momento, quello che Gatlif riesce egregiamente a rappresentare, di cui anche Geronimo ne avverte la bellezza e il pericolo, cercando (invano?) di controllarlo, frenarlo. Incompresa, considerata amica ed estranea ad esso da chi lo popola, questa determinata e fiera donna, forte e fragile, solitaria, instancabile ‘madre’, preservatrice, che placa con il ghiaccio sul viso, sul corpo,  le sue stesse esplosioni,  è quella scia di ragione e sentimento che media i due estremi (libertà assoluta e controllo totalizzante, costrittivo), metafora umana di un equilibrio difficile a raggiungersi.

La pellicola di Gatlif possiede una (rara) piena capacità di mutazione tecnica: nei differenti impieghi di ripresa tra avvicinamenti, angolazioni, ribaltamenti di piani, dentro una fotografia tanto forte quanto eterea, penetra nell’energia, nell’anima di questo limbo esistenziale bello e maledetto. La  stessa potenza musicale di una colonna sonora linguaggio, entità a sé stante, scagliona le tappe di una storia canovaccio (i due infanti-innocenti innamorati contrastati) la cui unica pecca è di arzigogolarsi troppo in deviazioni-dispersioni, sfilacciando in direttiva finale un corso corposo negli stimoli pluriformi, ma compatto nel buio e nella luce capaci di esprimere.

Maria Cera


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