Magazine Cinema

Cannes 68: Cemetery of Splendour di Apichatpong Weerasethaku (Un Certain Regard)

Creato il 19 maggio 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
  • Anno: 2015
  • Durata: 115'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Tailandia, Gran Bretagna, Germania
  • Regia: Apichatpong Weerasethakul

Una ricerca per i vecchi spiriti che conosceva da bambino: cosi è nato l’ultimo lavoro di Apichatpong Weerasethakul, uno dei talenti visivi di questa contemporaneità cinematografica. Coccolato da Cannes che lo adora e lo ‘protegge‘, quest‘anno presente in Un Certain Regard con Cemetery of Splendour, il regista tailandese non delude le aspettative dei suoi estimatori, me inclusa. Il sonno e i sogni sono il limbo che prosegue il viaggio animistico e visivo di Apichatpong dentro se stesso e i travagli militari─sociali della sua nazione. E come sempre, le metafore in cui ci immerge incantano per l‘attrazione universale che esercitano, rendendoci complici e parti del suo fantastico e tattile immaginario dove lo spirituale è saldamente agganciato al reale, in una mescolanza indefinibile tra uomo, spirito e natura.

Dei soldati con una misteriosa malattia del sonno vengono trasferiti dentro una ex scuola di Khon Kaen (grande centro urbano della Tailandia del Nordest), diventata clinica temporanea. Saturi di memoria, i dormienti sono aiutati a facilitare il flusso del sogno attraverso la terapia della luce colorata grazie a dei tubi uniti al loro cervello e respiro. Keng, una giovane medium con il dono di comunicare con le persone in stato di coma, fa da tramite tra soldati e loro familiari in visita. Jen, una non più giovane donna che era stata bambina in quella scuola, visita il luogo rinato. Spendendo il tempo a cercare di aiutare il personale, Jen veglia su Itt, un soldato che pare non avere nessuno. Dal suo ingresso nella vecchia scuola Jen si salda con quel limbo di magia, sogni, apparizioni: dalle sveglie improvvise di Itt alle sue altrettanto inaspettate cadute nel sonno, dall’apparizione umana delle principesse divinità a cui Jen offre i suoi animaletti di plastica al tempio alla scoperta che la scuola copre un cimitero mitico di antichi guerrieri e che il sonno indotto potrebbe essere un loro influsso energetico per rendere i soldati più forti in battaglia, al percorso del sogno di Itt, sotto la guida fisica di Keng…

Apichatpong Weerasethakul con una macchina da presa che prevalentemente lavora per quadri di immagini, prospettive, e un lento movimento di macchina, supremamente e naturalmente si fa largo e ci fa largo nell’essenza della vita, attraversando la natura e la semplicità dell‘esistere, scrollandosi via il superfluo, e per superfluo intendo tutte quelle vestizioni umane più ignobili ed accecanti: dal dolore della violenza, dalla crudeltà della guerra all’orgoglio, alla vanita, all’odio, all’intolleranza… Gentilezza, serenità, accordo con la natura nel benessere e nella bellezza che offre, nella partecipazione al ciclo della vita, che include anche l‘accettazione della morte… La terapia della luce, che addormenta e tiene inconsci, si fa luce quotidiana (dei neon dei centri commerciali, della realtà urbana che la macchina da presa cattura), luce che stordisce gli apparentemente svegli, luce a cui Jen oppone i suoi occhi spalancati.

Maria Cera



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :