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Cannes2015: i vincitori di Un certain regard (e le recensioni)

Creato il 24 maggio 2015 da Luigilocatelli
L giuria e i vincitori di Un certain regard

L giuria e i vincitori di Un certain regard

Una Isabella Rossellini presidente di guria, in versione grande dame con clamorosa stola, ha accolto sul palco della Sale Debussy ieri sera alle 19,15 i vincitori di Un certain regard, sezione seconda del festival, ma sempre più importante per i talenti che scopre e lancia (Force Majeure e White God sono usciti da qui l’anno scorso). Accanto a lei il delegato del festival, vale a dir il direttore artistico, Thierry Frémeaux, a fare da maestro di cerimonie. Più il resto della giuria: l’attore Tahar Rahim, la regista libanese Nadine Labaki (sempre bella assai), la regista saudita Haifaa al-Mansour (La bicicletta verde), il regista greco Panos H. Koutras (Xenia).

il vincitore, il rgista islandes

il vincitore, il rgista islandese Grimur Hakonarson

Ecco i premi (cliccando sul titolo troverete la recensione di questo blo; non quella del film iraniano Nahid che non sono riuscito a vedere).

Premio Un certain regard
Hrútar (Béliers – Montoni) dell’islandese Grímur Hákonarson
Premio della giuria
Zvizdan (Soleil de plom – High Sun) del croato Dalibor Matanić
Premio al migliore regista
Kiyoshi Kurosawa per Kishibe No Tabi (Verso l’altra riva)
Premio Un Certain Talent
Comoara (Le Trésor) del rumeno Corneliu Porumboiu
Premio per le migliori promesse
Maasan dell’indiano Neeraj Ghaywan
Nahid dell’iraniana Ida Panahandeh

Commento. Un verdetto condivisibile a metà. Non ha avuto nemmeno uno straccio di premio minore il film di gran lunga più bello e importante di Un certain regard, Cemetery of Splendour di Apichatpong Weerasethakul. Zero premi, ma qui non c’è da scandalizzarsi, neanche per film di autori consolidati come Naomi Kawase (il suo AN è così così) e Brillante Mendoza (da Taklub ci si aspettava francamente di più). L’islandese vincitore Hrútar è di quei film furbi e benissimo costruiti che piacciono immensamente al pubblico internazione degli art house. Due fratelli coltelli costretti a far la pace per salvare una preziosa razza di montoni dall’abbattimento decretato dalle autorità per via di una mucca pazza ovina. Ottimo il premio al film croato, uno di più belli della sezione, popolare e insieme di struttura altamente sofisticata. E benissimo anche il riconoscimento al rumeno Comoara: Porumboiu si conferma tra gli autori europei oggi più interessanti e personali. Quanto al giapponese Kiyoshi Kurosawa (non parente): lui è un autore di rispetto, però ha fatto film di gran lunga migliori di questo Verso l’altra riva, una storia di revenants, di morti e vivi che sfiora il kitsch new age. Quanto all’indiano Maasan, a me è parso un mélo fin troppo tradizionale e mi sono chiesto cosa mai ci facesse a Cannes. Evidentemente mi sbagliavo, visto che non solo ha vinto questo premio, ma anche il Fipresci (assegnato dalla stampa internazonale) come miglior film di Un certain regard. Mah. A questo punto potrebbe anche funzionare in Europa e America, se adeguatamente distribuito.
Delusione italiana. Zero premi a Roberto Minervini, arrivato a Un certain regard con il suo documentario sull’America degli esclusi The Other Side. Promozionatissimo e sostenuto e pompato anche oltre ogni ragionevolezza dai media italiani, ha poco convinto, e che non gli sia stato dato spazio nel Palmarès non è così scandaloso.


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