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Cannoni russi su Cipro.

Creato il 20 marzo 2013 da Basil7

di Beniamino Franceschini

da FANPAGE, 20 febbraio 2013

La vicenda di Cipro rischia di aprire un complesso scenario di scontro tra Europa e Russia con conseguenze di difficile previsione. Mosca, che conta importanti capitali esposti nella crisi cipriota, ha accusato la Germania di mirare alla confisca degli investimenti russi e ha dispiegato alcune navi da guerra tra la Siria e Cipro.

Quanto sta accadendo a Cipro non è assolutamente da sottovalutare, ma il riferimento non è solo all’àmbito economico. Lo scontro che si profila è potenzialmente ancora più dirompente, poiché potrebbe compromettere vent’anni di non-belligeranza cooperativa tra Germania e Russia. Secondo le stime più accreditate, i capitali russi a Cipro ammonterebbero – direttamente e indirettamente – a una cifra tra i 20 e i 22 miliardi di euro, ai quali dovrebbero essere aggiunti i 2,5 miliardi di dollari che Mosca prestò al Paese nel 2011 e un’esposizione che sfiorerebbe i 25 miliardi. Pertanto non deve stupire che Putin abbia definito il piano UE-FMI per il “salvataggio” di Cipro una misura «ingiusta e pericolosa». Oltretutto, secondo Christine Lagarde, il prelievo sui conti correnti ciprioti potrebbe arrivare persino al 30% sopra i 500mila euro.

Comunque, a impensierire i russi al punto da assumere posizioni al limite della bellicosità è stato il suggerimento dei negoziatori europei e del FMI di agire prioritariamente sui depositi stranieri, un provvedimento che minerebbe il principale sostentamento del Paese, ossia il mercato finanziario offshore. Il primo ministro russo, Medvedev, ha denunciato il tentativo di «qualche Stato dell’UE di assumere una strana decisione, la confisca di fatto dei soldi del popolo», affermazione con evidente allusione alla linea dei tedeschi, sostenitori anche di un prelievo forzoso dai conti italiani.

Un breve inciso a riguardo: la più semplice tecnica comunicativa è deviare l’attenzione sui problemi altrui per evitare che i propri divengano evidenti. La politica economica della Germania, basata su un arrogante solipsismo, sta cominciando in questi mesi a donare frutti un po’ appassiti. Fine della digressione.

Comunque, la posizione della Russia rende implicitamente lecite alcune domande, alle quali i sedicenti creditori netti di Berlino Est+Ovest dovrebbero dare delle risposte, o, per lo meno, concordarle con gli altri membri europei, a cominciare dal perché si è accettato che Cipro divenisse parte dell’Unione nel 2004 se già si sapeva quali fossero il suo status finanziario e il suo rapporto con gli oligarchi post-sovietici. Per di più, gli osservatori sono consapevoli dell’imminente tracollo di Nicosia già dal 2011, ossia al momento della massima esposizione del sistema bancario greco. Come se non bastasse, è stato calcolato che nello stesso anno siano transitati da Cipro tra i 70 e i 90 miliardi di euro collegati a soggetti russi, non sempre trasparenti.

Eppure, lo ripetiamo, la presenza di capitali “misti” a Cipro non è un fenomeno recente, così come non è un flash d’agenzia che il 70% del debito di Nicosia sia gestito da attori britannici, con contratti specifici che proibiscono l’haircut, vale a dire un taglio al valore nominale di un titolo che comporta per il creditore una perdita nominale pari al taglio stesso. Come dire che se Cipro fosse debitore per 100 euro, il creditore non sarebbe disposto a sconti concilianti, nonostante questi sia un amico legato giuridicamente da vincoli di solidarietà: tutt’al più la vicinanza nelle relazioni si manifesta con un prestito a tassi prossimi all’usura, come ognuno di noi proporrebbe ai propri familiari e conoscenti. O no?

Comunque, è evidente che la presenza di Cipro fosse generalmente di comodo a determinati settori europei proprio per le sue condizioni. A preoccupare, adesso, sono le conseguenze geopolitiche, giacché il contrasto tra la tendenza all’espansione massima degli interessi egoistici di alcuni Paesi e la rigidità post-contrattuale dell’ex area valutaria del marco potrebbero condurre alla dura reazione di Mosca, i cui vertici hanno già ordinato a cinque navi da guerra di incrociare «permanentemente» nel Mediterraneo tra Cipro e Siria, in una sorta di azione da “politica delle cannoniere” che consenta allo stesso tempo di fornire sostegno ad Assad e porre pressione su Nicosia. L’aiuto russo richiesto dal Paese, infine, potrebbe consistere in una rinegoziazione degli obblighi ciprioti, magari con l’apertura all’ingresso di Gazprom negli impianti estrattivi al largo dell’isola: la fine totale dell’indipendenza energetica di Cipro.

Beniamino Franceschini

Cannoni russi su Cipro.

La versione originale dell’articolo può essere letta qui: Cannoni russi su Cipro.



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