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Capire gli Stati Uniti:”Guida politicamente scorretta alla storia degli Stati Uniti d’America”, di Thomas E. Junior Woods

Creato il 01 novembre 2012 da Wally26

Capire gli Stati Uniti:”Guida politicamente scorretta alla storia degli Stati Uniti d’America”, di Thomas E. Junior WoodsLo scorso 25 ottobre 2012 ha avuto luogo a Napoli un incontro intorno al tema delle prossime elezioni presidenziali americane, “L’occidente alla prova delle presidenziali americane“, nel cui ambito e’ stato presentato il libro di Thomas E. jr. Woods: “Guida politicamente scorretta alla storia degli Stati Uniti d’America“.

Il convegno e’ stato promosso da Alleanza Cattolica e Cristianità e vi hanno partecipato Maurizio Brunetti, docente universitario e curatore dell’edizione italiana del libro, e Marco Respinti, giornalista professionista, Senior Fellow presso The Russell Kirk Center for Cultural Renewal in Mecosta, Michigan,  uno dei maggiori esperti italiani del pensiero conservatore americano.

Oggi piu’ che mai in Italia c’e’ bisogno di mostrare il vero volto degli Stati Uniti a chi li conosce solo attraverso i film e la stampa main e non main stream americana e internazionale. Il danno prodotto da una istruzione culturale spesso lacunosa nei licei italiani, che sovente offrono anche una interpretazione monodirezionale di questo paese, il danno reiterato dalla propaganda martellante con cui siamo bombardati attraverso i film hollywoodiani che mostrano sempre e solo i risvolti negativi della societa’ americana contemporanea come il consumismo, il conformismo, l’arrivismo il militarismo, il danno fatto all’immagine di questo paese dai i documentari di e alla Michael Moore e anche da tanta stampa italiana, senza contare l’universo della sinistra italiana nella sua totalita’ il quale comprende anche case editrici e mondo dello spettacolo, e’ ormai fatto.

In Italia e’ andata via via radicandosi un preconcetto su questo paese che  ha poco a che vedere con la realta’ e che spesso fomenta un irrazionale sentimento di opposizione e rifiuto per i valori che questo paese si pensi incarni. Questa narrativa va al nome di antiamericanismo. Una tendenza che a ben vedere si e’ radicata nell’immagianrio collettivo in maniera bipartisan. Mi e’ capitato diverse volte a Roma di parlare con persone che sebbene non avessero mai visitato gli Stati Uniti, ne’ fossero realmente a conoscenza della sua storia e della sua cultura, me ne parlassero come fossero grandi cultori della materia e con piglio schifato…

Capire gli Stati Uniti:”Guida politicamente scorretta alla storia degli Stati Uniti d’America”, di Thomas E. Junior WoodsL’antiamericanismo nasce negli Stati Uniti negli anni ’50, grazie al terreno fertile trovato nei dipartimenti di Lettere e Filosofia delle universita’ infiltrate da ‘professori’ di idee marxiste, che adottavano interpretazioni e metolodologie di analisi storica marxista per rileggere gli eventi cruciali del paese. Molti di questi professori, erano attivisti del partito comunista americano, finanziato dalla Russia.

Vi porto tre esempi per capire a che punto  e’ arrivato l’indottrinamento. Oggi in molte scuole statali americane si dipinge Cristoforo Colombo come un navigatore incompetente (perche’ andava in cerca delle Indie ma trovo’ l’America…), avido di denaro e razzista. Leggi il mio post “Symposium Examines the State of Race in America”: la discriminazione razziale come strumento politico”.L’8 ottobre durante la annuale parata del Columbus Day a San Francisco ci sono stati scontri fra polizia e anarchici

 A riprova di cio’, vi allego un volantino che parla da se‘. Lo scorso 18 ottobre sono andata a una conferenza che affrontava il tema della economia di comunione presso la prestigiosa Fordham University, per ascoltare la presentazione libro “The Wound and the Blessing” del prof. di economia politica Luigino Bruni, della Milano Bicocca. Scrivero’ di questo bel libro in un futuro post. Al termine della conferenza ho scambiato due parole con alcuni docenti universitari presenti. Uno di questi, che si e’ presentato con una bella camicia hawaiiana, mi ha dato il volantino che vedete qui sotto. Nel suo volantino e’ descritta niente di meno che l’analisi della situazione socio-economica secondo il credo del partito Democratico e la sua fallimentare ricetta per uscire dalla crisi.

Si tratta del  prof. di economia e storia politica presso la Harry Van Arsdale, Jr.  Center for Labor Studies, Brian D’Agostino,  un dichiarato attivista di sinistra. Basterebbe anche solo leggere il suo cv per capire la sua formazione e le sue convizioni politiche. Come vedete si tratta di una realta’, molti docenti fanno proselitismo.

Capire gli Stati Uniti:”Guida politicamente scorretta alla storia degli Stati Uniti d’America”, di Thomas E. Junior Woods

L’antiamericanismo comunque non e’ appannaggio esclusivo dell’talia. Come spiega il prof. Philippe Roger (ex PhD advisor di mio marito, tra l’altro) nel suo libro “The American Enemy: The History of French Anti-Americanism“:

… France is the country where anti-Americanism has been, and remains, the most strident… French anti-Americanism is a historical construct with deep roots in French culture. If you try to understand it by reading anything into its seasonal varieties, it is bound to slip through your fingers. Developed over and shaped by the long haul, it forces the investigator to plunge into the long haul. It did not start with the Vietnam War or with the cold war—or even in the 1930s, which was its peak. Nearly all the ingredients were there more than a century ago: its narrative structures had largely been formed, its argumentation polished up, and its rhetoric broken in as early as the 1890s… From then on, it was neither exclusively right wing nor left wing. It brought together spiritualists and secularists, nationalists and internationalists… Favored by the extremes, as might be expected of any “anti” stance, it also permeated the more moderate segments of the population… In France, anti-Americanism attracts a strong adherence by being a narrative, and this adherence need not necessarily be linked to any felt animosity—whence the honest protestation of those who, after spouting typical anti-American clichés, deny any ill-will toward the Americans.

Ma torniamo con lo sguardo all’Italia post bellica.

L’Italia post 1945 si stava risollevando dalle macerie, negli anni ’50 era ancora grata per i finanziamenti ricevuti dal Piano Marshall e negli anni ’60 era in pieno boom economico. Era un’Italia che vedeva gli Stati Uniti per quello che hanno rappresentato realmente per la sua storia: la liberazione dalla dittatura fascista, la liberazione dai nazisti, la protezione dai comunisti, il paese delle opportunita’ per tanta gente del sud a cui l’Italia post-unitaria non ha mai dato niente.

Questo strisciante antiamericanismo di provenienza atlantica nel frattempo, si diffondeva in quegli anni in Italia anche attraverso canali locali, cioe’ attraverso intellettuali e politici finanziati anch’essi dal partito comunista russo. Ancora oggi la storia dell’influenza dell’ideologia comunista nell’Europa occidentale e’ un capitolo che viene poco e male affrontato nei licei italiani e assai meno si parla delle atrocita’ commesse dalla Russia nei paesi europei orientali.

In Italia la contestazione ‘pacifista’, a cui partecipano anche tanti cattolici male informati, e’ ormai radicata. Partendo da una comprensione errata dell’Art. 11 della Costituzione italiana che sancisce che:

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”,

si contesta la presenza di basi militari americane sul territorio in nome di un pacifismo e di un antimilitarismo che sono niente altro che gli storici strumenti utilizzati dalla propaganda comunista per spingere l’opinione pubblica a premere per il disarmo, badate bene, solo degli Stati Uniti.

Purtroppo per noi, a credere nelle risoluzioni pacifiche dei conflitti e a limitare la propria sovranita’ per assicurare la pace fra le nazioni, e’ prevalentemente l’occidente, benche’ se ne dica, e questo e’ il problema. Per questo motivo purtroppo, dalla seconda guerra mondiale in poi sono stati necessari altri interventi militari in determinate zone del mondo: a guardare bene proprio in quelle zone dove il comunismo o l’Islam militante o un mix letale di queste due componenti, rappresentano una minaccia. In realta’ siamo attorniati da nazioni poco o affatto democratiche che continuano ad armarsi o ad influire sulla nostra politica con altri mezzi; il Pakistan possiede l’atomica e l’Iran,  che non ha mai nascosto le sue intenzioni contro l’occidente e Israele, ci e’ quasi arrivato.  L’Iran rappresenta una minaccia reale per tutti. E’ contro la corsa agli armamenti dell’Iran semmai che si dovrebbe manifestare, non certo contro la presenza di basi americane in Italia che sono oggi, purtroppo, piu’ che mai necessarie. Ahime’ in Italia anche l’informazione e’ totalmente compromessa, e cosa altro rimane da fare quando si e’ arrivati ad avere un senatore del PD che difende indirettamente il diritto dell’Iran ad arricchire l’uranio? Mi riferisco al senatore Pietro Marcenaro, Presidente della Commissione Diritti Umani del Senato.

Oltre all’Iran ricordiamo che la Russia si oppone con forza al dispiego di nuove basi militari mobili nell’Europa orientale. La Russia inoltre usa la sua influenza sull’Italia e sull’Europa orientale e occidentale in generale attraverso gli export delle sue risorse energetiche. Anche questo rappresenta un problema da non sottovalutare per la nostra sicurezza.

Al contrario dell’Italia, che protesta per la presenza militare americana sul suo territrio, Polonia e Romania, due nazioni che non scendono a compromessi con la Russia, richiedono invece con insistenza al presidente Obama di procedere con l’istallazione di queste basi, ma il presidente americano in carica, che aderisce allo stesso credo pacifista e antimilitarista in cui credeono tanti italiani, storce il naso e postpone l’attuazione del progetto, anche per non scontentare la Russia. Ricorderete la sua gaffe durante il Nuclear Security Summit in Corea del Sud, quando a microfoni spenti fu colto a dire al presidente Medvedev di:

attendere l’esito delle elezioni presidenziali, perche’ dopo avrebbe potuto garantire a Putin piu’ flessibilita’ in merito al dispiegamento di basi antimissilistiche in Est Europa“, a cui ovviamente Putin si oppone.

La stessa Unione Europea ha fra i suoi valori fondanti il ‘ripudio alla guerra’ e il pacifismo e per questo, a decenni di distanza dalla sua formazione, e’ ancora priva di un esercito; fatto questo che la rende assai vulnerabile nei confronti di alcune superpotenze non democratiche. L’Europa, a differenza degli Stati Uniti,  dipende totalmente dagli import di gas e petrolio dalla Russia, dall’Iran, dalla Libia; fatevi un po’ due conti.

Lo scopo delle azioni militari della NATO e degli Stati Uniti vengono puntualmente distorte dalla stampa italiana per indurre a vedere gli Stati Uniti come una potenza militare che mira a mantenere una posizione egemonica nel mondo. E’ una palese falsita’ propagandistica. In verita’ senza la continua pressione politica  degli Stati Uniti su questi paesi e senza i suoi interventi militari o di intelligence spesso, purtroppo, necessari, l’Europa che non si puo’ difendere con le sue sole forze ed e’ una realta’ economica in piena crisi di valori e di liquidita’, potrebbe essere costretta a cedere a queste nazioni, alla lunga, anche parte della sua sovranita’ nazionale per tirare a campare. E non sta’ gia’ accadendo? L’Inghilterra non sta svendendo i suoi beni immobiliari agli sceicchi arabi? E l’Italia non inizia a fare lo stesso svendendo il suo patrimonio immobiliare a cinesi e russi, accettando investimenti dagli sceicchi che in cambio chiedono ‘solo’ la costruzione di moschee (leggi: “Lo sceicco del Bahrain incontra il sindaco “Investirò due miliardi a Palermo”)?

Per questo mi rallegro che Napoli abbia ospitato questo evento e che si inizi a fare luce su quegli aspetti della storia americana che sono stati distorti ad arte da interpretazioni e metodologie di analisi storica marxista. Conoscere e capire bene la storia di questo paese e’ necessario per capire meglio anche la storia italiana, europea e mondiale degli ultimi due secoli; vi accorgereste che non ci e’ stata detta la verita’ e che non ci sono state fornite chiavi di lettura adeguate per comprendere cosa sta accadendo intorno a noi e poter reagire in maniera davvero incisiva.

Chi di noi non si chiede ossessivamente perche’ in Italia la situazione morale, sociale ed economica peggiora sempre piu’, perche’ non c’e’ mobilita’ sociale, ne’ meritocrazia, perche’ le professioni piu’ prestigiose sono inaccessibili ai piu’, perche’ la societa’ e’ suddivisa in classi e caste, perche’ non c’e’ ricambio generazionale, perche’ gli stipendi sono bloccati etc.? Bene, uno dei problemi dell’Italia, a parte la mentalita’ stessa di molti italiani e la presenza di ben 4 forme di mafie e di una massoneria sempre piu’ forte a tutti i livelli, risiede nel credere che per uscire da questo circolo vizioso ci voglia ancora piu’ Stato in economia, quindi ancora piu’ socialismo e regolamentazione. In questo modo si scivola sempre piu’ nella palude dell’immobilismo sociale ed economico facendo lievitare esponenzialmente la corruzione. E’ la ricetta che Obama propone agli Stati Uniti e che li ha indeboliti enormemente in soli quattro anni.

Una spiegazione del perche’ questi meccanismi siano poco percepiti e del perche’ si tenda ad affidarci a chi promette facile ‘giustizia sociale’ ce la da’ proprio Marco Respinti che in un’intevista si riferisce tra l’altro al passato successo di Obama anche fra i cattolici americani, in questo modo;

La crisi finanziaria europea sarebbe scoppiata anche senza la spinta della bolla dei subprime americani perche’ l’Europa si regge su politiche basate sulla alta tassazione, l’alta spesa pubblica e sulla inamovibilita’ e progressivita’ dei servizi sociali che non hanno una copertura.”

…Esiste una parte dell’ala conservatrice americana che ha studiato e compreso quali sono i principi della libera economia di mercato e nello studiare e nell’apprenderli ha imparato che l’antropologia, l’idea di uomo che sta dietro a un’economia di libero mercato e’ quella ben descritta e ben difesa dalla dottrina cattolica, lo ha studiato, esistono corsi di studio, universita’ parallele, ambienti che questo lo hanno ormai messo a tema da molto tempo. Per dirla con una formula, ha imparato che l’economia libera di mercato non solo non e’ incompatibile con la dottrina cattolica ma che i suoi principi fondanti derivano da una visione cattolica dell’uomo, delle cose e del rapporto fra societa’ e politica. Esiste una lunga tradizione di liberalismo cattolico negli Stati Uniti da cui pero’ ci si e’ progressivamente allontanati, dicendo che sia addirittura controproducente studiarla.

Ci si e’ dati in mano a ideologie terze, ieri il marxsimo, oggi una sua versione edulcorata in forma social democratica, cioe’ quella che pensa che si creano posti di lavoro con i decreti. Ma non si crea neanche il benessere e la carita’ con i decreti politici, non si crea il diritto alla casa, non si creano i soldi per pagare il mutuo con un semplice decreto ideologico e  a farne le spese sono poi appunto le minoranze, che quindi dovrebbero essere le prime a lamentarsi di questa situazione.

~~~ Nota mia -  questa e’ la filosofia conservatrice americana: “Non e’ compito dello Stato creare posti di lavoro attraverso leggi e decreti. Lo Stato deve garantire la sicurezza e i servizi essenziali basilari ai cittadini, ma non deve iper-regolare e soffocare la loro iniziativa privata in economia e la loro liberta’ di raggiungere la felicita’ come melgio credono, nel rispetto delle regole”, parole del senatore repubblicano Marco Rubio ~~~

Esiste ancora un’ampia cultura che definiamo cattolica perche’ lo e’ da punto di vista sociologico ma non della fedelta’ al magistero, che ha abdicato su questioni rilevantissime espresse nel pensiero cristiano per rivolgersi a tutt’altre ideologie.

Fra i cattolici che hanno espresso la loro preferenza per Obama, esiste ancora quella fantasia distrutta dalla storia e dalle crisi che stiamo vivendo che semplicemente perche’ un presidente afferma di poter risolvere i problemi del male del mondo con un decreto e poi prova a farlo aumentando le tasse, questo accada.

Non accade, anzi in tempi sempre piu’ stretti i nodi vengono al pettine, le crisi che stiamo attraversando sono dovute a questa mentalita’ politica sbagliata. Purtroppo anche molti cattolici ancora ci credono.”

Negli Stati Uniti a differenza dell’Italia, esiste una vera pluralita’ di idee e di voci e il sistema politico e’ ottimo perche’ consente un rapido ricambio dell’establishment poltico. Qui i politici se lo sudano il consenso, non vengono appuntati dai partiti e la loro fortuna dipende solo dai risultati che portano a casa. Questa e’ la grande forza di questo paese assieme alla liberta’ di impresa e di poter contribuire alla societa’ a seconda le proprie possibilita’. Riguardo all’Italia, per uscire dal tunnel aiuterebbe studiare bene il pensiero conservatore americano, che non va confuso assolutamente con la storia o la filosofia politica della “Destra italiana” figlia del Fascismo, ideologia nata proprio dal nazional-socialismo inoltre. Una Destra di tipo americano non e’ mai esistita in Italia. Nella Repubblica Italiana dai suoi albori fino ad oggi abbiamo vissuto esclusivamente tante sfumature di social-democrazia. Non mi meraviglio quindi della situazione odierna.

Veniamo adesso alla recensione di “Guida politicamente scorretta alla storia degli Stati Uniti d’Americatratta da Recensioni & Storia.it;

The Politically Incorrect Guide to American History” ha inaugurato nel 2004 la fortunata collana statunitense delle Guide politicamente scorrette, che oggi ospita venti titoli, alcuni dei quali disponibili in lingua italiana. Autore di questo volume, diventato un vero e proprio best-seller negli Stati Uniti, è Thomas E. Woods, docente di storia presso il Ludwig von Mises Institute nonché scrittore fecondo (i suoi libri sono stati tradotti in più di dieci lingue).

Nella galassia conservatrice americana Woods si sente idealmente vicino a Russel Kirk* (1918-1994), Richard Weaver (1910-1963) e Robert Nisbet (1913-1996), per i quali – sia pure con diverse sfumature – lo statalismo e il laicismo militante sono due volti dello stesso nemico dell’ordine americano. (Nota: e dell’ordine occidentale in generale aggiungo io)

*e’ tra i fondatori di una delle piu’ autorevoli riviste conservatrici americane, la National Review, il cui link e’ disponibile nella categoria GIORNALI di questo blog, nonche’ autore di numerosi libri che vi consiglio di leggere.

The Politically Incorrect Guide to American History” esce nella traduzione italiana (Guida politicamente scorretta alla storia degli Stati Uniti d’America) nel 2011 pubblicato da D’Ettoris Editori (Crotone, pagg. 346, euro 24,90).

L’approccio di Woods alla storia americana è provocatorio e brillante. L’opera, spiega lo stesso autore nella prefazione, intende essere un’introduzione ad alcuni degli aspetti più controversi della storia americana – dalle origini coloniali fino all’era Clinton – quasi sempre presentati con lenti ideologiche deformate e deformanti. Si potrà, allora, scoprire quanto gli ideali della guerra di indipendenza americana fossero lontani da quelli della Rivoluzione in Francia del 1789; che la cosiddetta “guerra di secessione” non fu combattuta solo e principalmente per abolire la schiavitù; che le politiche assistenziali del New Deal e lo strapotere dei sindacati peggiorarono  gli effetti della Grande Depressione; che l’infiltrazione comunista nelle stanze di Washington ai tempi del vituperato senatore McCarthy era reale; che la politica e la personalità di alcuni tra i presidenti più amati dall’establishment liberal – Abraham Lincoln, Franklin D. Roosvelt o John F. Kennedy – furono tutt’altro che esenti da ambiguità.

Capire gli Stati Uniti:”Guida politicamente scorretta alla storia degli Stati Uniti d’America”, di Thomas E. Junior Woods

In questa pagina del “Gazette of the United States, Daily Evening Advertiser”. No.8 Vol.VII. del 1795 conservata presso il museo del faro di Montauk, Long Island, un articolo sulle “Origin and Progress of the French Revolution”

Nota: a proposito di Rivoluzione Francese vi sonsiglio di leggere online l’ottimo saggio di Edmund Burke (1729–1797) “Reflections on the French Revolution“.

Come per altre Guide politicamente scorrette, al testo sono affiancati riquadri che ne vivacizzano la lettura: suggerimenti bibliografici, citazioni sorprendenti – soprattutto di parte “avversa” –, e incursioni nel bizzarro mondo del politicamente corretto.”

*****

Commento al libro di Woods del prof. Maurizio Brunetti tratto dal sito web comunitambrosiana.org;

Riguardo l’indipendenza dall’Impero britannico (1775-1783) ci spiega Brunetti che:

“Una delle tematiche messe a fuoco – a prima vista potrebbe non sembrare la più rilevante –, è il confronto fra la guerra che portò le colonie nordamericane all’indipendenza dall’Impero britannico (1775-1783) e gli eventi che sconvolsero la Francia dal 1789. Ordinariamente, si usa la parola “Rivoluzione” per entrambe le circostanze, ma il termine è appropriato solo nel secondo caso: gli americani che protestarono contro l’usurpazione inglese delle libertà coloniali volevano preservare i loro diritti tradizionali, non erano rivoluzionari in cerca di una riorganizzazione radicale della società su basi ideologiche. In questa differenza si trova la risposta del perché i totalitarismi che hanno dissanguato materialmente e spiritualmente il Vecchio mondo, non hanno avuto una reale presa sul Nuovo. Sul tema delle due “rivoluzioni” a confronto non mancano monografie, alcune pubblicate di recente, anche in italiano.”

Riguardo il punto di vista di Woods sulla segregazione razziale:

“Direi che non lo “giustifica” affatto. Solo nota che, ad un certo punto, l’utopismo ideologico della sinistra pensò di risolvere a colpi di decreto quello che era un problema culturale e di mentalità. Per favorire l’integrazione, promosse l’attuazione di provvedimenti pubblici fantasiosi, col conseguente sperpero del denaro dei contribuenti. Gli esiti furono spesso grotteschi e peggiorativi: l’episodio del “busing” forzato che deportava ogni giorno gli studenti da un capo all’altro delle metropoli o la sentenza della Corte Suprema che condannò una Compagnia perché usava test di intelligenza per selezionare fra i suoi dipendenti i candidati alla promozione – e, così facendo, discriminava le minoranze – sono fra le pagine più esilaranti del libro.”

*****

Aggiungo infine alcuni stralci presi da una recesione apparsa su Il Giornale che riporta ulteriori dettagli sui temi trattati nel libro di Woods;

 ”Gli Stati Uniti sono un’icona prima che una nazione, un luogo simbolo. E come tutti i luoghi simbolici, che conquistano l’immaginario, difficili da descrivere. Soprattutto per gli storici… Giusto per fare un esempio, la strategia missilistica nucleare degli Usa è stata fortemente sviluppata e resa flessibile da Kennedy (era anche un fan delle azioni delle forze speciali), il quale per tutti resterà sempre un presidente «colomba». Per fortuna però ci sono ricercatori e divulgatori che si ostinano ad andare contro corrente. Di uno di questi, Thomas E. Woods jr. Il suo libro, che ha un preciso taglio politico e negli States ha sollevato un putiferio, è interessante proprio perché con piglio semplice e manualistico fa il tiro al piccione contro una serie di luoghi comuni, allineando tanti fatti e poca ideologia. Eccone alcuni tra i tantissimi e gustosissimi del libro.
COLONI E INDIANI

Capire gli Stati Uniti:”Guida politicamente scorretta alla storia degli Stati Uniti d’America”, di Thomas E. Junior Woods

Foto conservata presso il museo del faro di Montauk, Long Island

Nonostante la vulgata, i puritani nel fondare le prime colonie non rubarono la terra agli indiani. La ottennero con trattati e relazioni commerciali che per moltissimo tempo resero felici e soddisfatte entrambe le parti. E molto spesso i tribunali del New England nelle dispute, peraltro piuttosto rare, presero posizione a favore dei nativi. Gli scontri con gli indiani iniziarono molto dopo e non sono quindi un «peccato originale» nella nascita degli States…

RIVOLUZIONI A CONFRONTO
La rivolta fiscale delle tredici colonie e la conseguente Guerra di indipendenza (1775-1783) è stata molto spesso presentata come il modello della Rivoluzione francese (1788-1799). E contingenze politiche dell’epoca hanno in effetti fatto in modo che i due movimenti fossero interrelati e che fra i rivoluzionari (Thomas Jefferson stazionò a lungo a Parigi) ci fossero buoni rapporti, soprattutto in chiave anti inglese. Però le radici ideologiche delle due rivoluzioni erano completamente diverse. Gli americani avevano portato avanti una rivoluzione di stampo conservatore, non volevano trasformare la società delle colonie, ma soltanto tutelarla. I giacobini francesi invece volevano una renovatio totale del mondo.

SECESSIONE
È uno dei periodi su cui la costruzione mitologica è più forte. Peccato però che gli Stati del Sud avessero il diritto costituzionale di separarsi: già dalla nascita degli Stati Uniti molti Stati avevano elaborato clausole che consentivano il distacco dall’Unione se questa fosse diventata oppressiva. E gli stessi antischiavisti avevano chiesto a gran voce di separarsi dagli Stati del Sud. Quanto alle reali opinioni di Lincoln durante la sua carriera politica, molti storici fanno piazza pulita dei suoi discorsi da cui escono frasi come questa: «C’è una differenza biologica tra la razza bianca e quella nera che, credo, impedirà sempre alle due razze di vivere insieme sulla base di un’uguaglianza politica e sociale». Per i primi diciotto mesi di conflitto i Nordisti ebbero un solo obbiettivo: impedire il distacco del Sud, gli schiavi c’entravano poco.

PRIMA GUERRA MONDIALE
L’attacco al «Lusitania», cavalcato dalla stampa interventista americana, non fu portato dai tedeschi in modo proditorio. Avevano pubblicato annunci su tutti i quotidiani spiegando agli americani perché non imbarcarsi su navi inglesi. Woodrow Wilson usò due pesi e due misure favorendo gli inglesi e creando al tavolo della pace i presupposti della Seconda guerra mondiale.

NEW DEAL
Roosevelt è presentato solitamente come colui che ha tirato gli americani fuori dalla Grande Depressione. Woods però evidenzia anche valide opinioni contrarie. Lo statalismo di Roosevelt contribuì a tenere alti i prezzi agricoli a costo di macellare migliaia di capi di bestiame. Il risultato fu la fame. Quanto poi ai salari bloccati e al dirigismo industriale, potrebbero aver rallentato la ripresa di anni.”


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