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Capitan Cuor di Ferro e l'albero degli zuccherini

Da Fiaba


Mercoledì 22 Maggio 2013 21:21 Scritto da Cristina Grassi

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Il mare era calmo, il vento lieve, i marinai sonnecchiavano tranquilli sotto coperta sul vascello 'True Life' quando un pauroso ululato destò prima il Capitano e poi la ciurma.

Un ululato in mare aperto?

Si era Wolf il lupo che seguiva passo passo il comandante della nave ormai troppo vecchio per governare un intero equipaggio, ma ancora forte, sprezzante del pericolo, guardingo e terribilmente superbo, nessuno poteva contraddirlo mai.

«Wolf - intervenne Capitan Cuor di Ferro - che hai, non vedo nulla all'orizzonte?» e così dicendo se ne andò. Il lupo conosceva bene il capitano ed era ormai avvezzo alle sue sfuriate così quatto, quatto si rimise al suo posto, sonnecchiando vicino al padrone.

Pochi minuti, ed ecco un galeone avvicinarsi minaccioso: sull'albero maestro sventolava una bandiera con un inquietante teschio, a guardia della nave un gigantesco gabbiano a segnarne il passo nelle limpide acque e al timone un giovane pirata di origini asiatiche, Sakura.

«Sacripante - esordì il Capitano - quell'ululato doveva destare la mia attenzione, i miei occhi hanno perso diotrie troppo spesso bagnati dalle salate acque di mari ed oceani, quando si dice lupo di mare. Bravo Wolf hai fiutato l'assalto piratesco del mio più temuto nemico Sakura il filosofo dei 7 mari». Ma cosa cercavano su quella nave i nostri pirati orientali?

Little Mozzo era da parecchi anni addetto alla cura e alla sicurezza dell'albero degli zuccherini, un magico bonsai dai frutti dolcissimi che consentiva a chiunque lo possedeva di individuare le aree nelle quali l'uomo avrebbe potuto danneggiare la natura.

«Capitano - disse Little Mozzo - metterò a repentaglio la mia vita pur di salvare il nostro preziosissimo alberello, ho già individuato un nascondiglio segreto dove nessuno potrà mai scovarlo».

Il giovane sapeva che se avesse fallito la sua missione milioni di persone avrebbero sofferto vedendo le acque dei loro mari torbide, le spiagge abbandonate alla desolazione dei rifiuti, pesci e uccelli privi di forze per fronteggiare le maree inquinate dal nero inchiostro di mostruose seppie giganti.



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