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Capitani coraggiosi

Da Alessia-Mammacongelo @mamacongelo

Scena 1, esterno giorno,  parco Maisonneuve – Montréal, Canada.

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Sono intenta a far staccare Merdolo dal passeggino a cui è avvinghiato come una cozza, cercando di fargli fare qualche passo. Lui se ne sta lì pacifico, in piedi, attaccato al suo porto sicuro, a guardare i passanti e a sorridere ai cagnolini. Cerco inutilmente di distrarlo in tutti i modi, sperando che molli la presa; niente, al massimo si stacca dal suo mezzo personale per passare alla mia gamba. E’ un bimbo prudente, pigro oserei dire, oppure non è ancora venuto per lui il momento di spiccare il volo da solo sulle proprie gambe.
Pensare che a casa non sta fermo un secondo, è un fulmine a gattonare e si infila ovunque, sbattendo regolarmente sonore crapate. All’aria aperta, invece, non siamo ancora pronti a gattonare verso l’infinito ed oltre. Come ultimo tentativo gli lancio la palla un po’ più lontano. Lui sorride ma non molla la presa. La palla viene recuperata da un bimbetto più grande di lui, all’incirca di 4 o 5 anni, che gli si avvicina.

Merdolo sorride, felice di aver trovato un nuovo amico. “L’amico,” che in realtà è un futuro teppista, gli si avvicina e, con fare antipatico, gli mostra la palla fa linguaccia e scappa via. Con la palla ovvio.
Merdolo sorride, starà pensando: “che bello, un nuovo gioco!”. Quello che ho pensato io è meglio che lo tenga per me va (##@@@##!!!).

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La mamma incalza il bulletto da asilo, intimandolo di restituire la palla al bebè, ma questo non ne vuole sapere e scappa nuovamente.
Merdolo ride.
Rassicuro la signora dicendo che suo figlio può giocare senza problemi con la palla fino al nostro rientro a casa. La madre branca il bullo-fuggitivo per la collottola che, tanto per chiarire chi comanda, si gira e le molla una centra in pieno volto mica da ridere. Ecco, io in questo momento vorrei essere invisibile e sparire, tanto sono in imbarazzo.
Merdolo ride.
La poveretta si avvicina con in braccio il figlio che si dimena a più non posso, ultima occasione per restituire la palla al piccolo. Il tarantolato, in crisi isterica da manuale, urla e strepita in faccia al mio nano, che ora ha smesso di sorridere. Merdolo, bocca a mestolino, si gira verso di me, mi abbraccia e scoppia a piangere spaventato.

La signora si scusa, mi porge la palla e praticamente evapora. Consolo quella pastafrolla del mio bambino, che nel mentre si è attorcigliato al mio collo, e piano piano riprendiamo a sorridere ai passanti, ovviamente attaccati al passeggino.
Già so che a settembre, in garderie, si avvicinerà pacioso agli altri bambini per giocare e loro me lo picchieranno. Che devo fare?


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