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Cara Nadia, ti scrivo…

Creato il 21 febbraio 2014 da Albertocapece

Ucraina, ripresi gli scontri a Kiev Anna Lombroso per il Simplicissimus

Voi direte che mi accanisco, che a lavare la testa agli asini ancorché dotati di riccioli biondi come Shirley Temple si perde il ranno e anche il sapone, che ci sono tipologie di stupidità inopportuna, tracotante, perentoria e irriducibile con le quali è inane trattare. E infatti non mi rivolgo a Giovanna Melandri, oltre che zarina  del Maxxi, vertice autorevole dell’organizzazione filantropica UmanFoundation, che  mi immagino  sfiorare col dito la tastiera del pc per controllare se è stato opportunamente passato  il piumino della polvere, che, signora mia, meglio le si tratta e meno fanno.

No, mi rivolgo alla di lei colf, Nadia, oggetto di un tweet, che nessuno sa cinguettare come la sua signora: “In Ucraina una violenza inaudita verso chi spera nell’Europa. Nadia, che da anni mi aiuta a casa, sogna l’Europa per i suoi figli”.

Nadia mi dia retta, con dei padroni così, si sia colf, operai, insegnanti, partite Iva, medici, infermieri, manager, il futuro per i propri fogli è meglio andarselo a cercare altrove. Se lo lasci dire da chi tanto tempo fa aveva subito la fascinazione di una visione federale di stati e popoli, uniti per uno sviluppo equo e equilibrato, quando ancora sanguinavano le ferite delle stragi, dei massacri, dell’inumanità del secolo breve.

Se lo lasci dire da chi ascoltando il racconto feroce della miseria della guerra e della speranza della rinascita, che non era solo liberazione da dispotismi e tirannie efferate, ma riscatto dallo sfruttamento spietato, dall’ignoranza che condanna a subire l’arroganza e la sopraffazione dei pochi sui molti.

Se lo lasci dire da chi oggi sa che l’Europa è una galera neanche tanto immateriale, le cui solide catene inanellano euro e ci tengono sottoschiaffo con regole inapplicabili, debiti insolubili, ricatti insostenibili, proprio come lo zar coi suoi mugik, attraverso una nomenclatura di servitori magari anche biondi, implacabili, avidi, ambiziosi e che sanno bene che la loro sopravvivenza in una condizione di privilegio e superiorità, dipende dalla crudele ubbidienza e dalla puntigliosa esecuzione di diktat sempre più brutali. Quelli che hanno votato leggi razziali, sostenuto la necessità di respingimenti, reso sempre più strette le maglie dell’obbligatoria e sgradita regolarizzazione, anche di chi si presta a lavori che biondi o bruni locali non vogliono fare e che ritiene di sanare coscienze e immagine collocando qualche iconcina come testimonial di geoverno.

Se lo lasci dire, sapesse quanti di noi sognano e cercano di garantire ai propri figli un futuro lontano dall’Italia, ormai protettorato senza dignità, ormai provincia remota e derisa, retrocessa da espressione geografica a suolo senza nome e identità, molto inquinato e pochissimo amato anche dagli indigeni, messa disinvoltamente in svendita perfino al peggior offerente, purché amico del susseguirsi di padroni e padroncini, tiranni e tirannelli, sceicchi, imprenditore dei nostri stivali, editori invadenti, guru di un Made in Italy sempre più tossico, finanzieri spregiudicati che seguono le sorti italiane da bordo piscina nelle Cayman.

Se lo lasci dire da chi sospetta delle mozioni compassionevoli di una potenza sempre più impotente che fa la voce grossa coi deboli, che predica l’accoglimento e l’integrazione pelosa, escludendo e togliendo sovranità e pane ai suoi popoli, con l’intento di degradarli a quello stato di servitù, retrocedendoli a masse inermi e eserciti di cottimisti resi aggressivi per fame e incertezza.

Se lo lasci dire, se lei è lontana da casa, la “sua signora” è lontana da ragione e ragioni del suo Paese d’origine come dal suo di appartenenza, forse perché quella dotazione di una doppia cittadinanza le dà quella beata leggerezza degli inviolabili da pene , perdite e sconfitte, salvo quella della dignità in favore dell’acquiescenza  a una ideologia di sopraffazione. E le fa quindi comodo credere alle versioni ufficiali alle epopee di un risveglio spontaneo e popolare per la “arrogante e autoritaria” sospensione del processo di integrazione europea e nascondere dietro ai toni eroici di una rivolta di popolo gli interessi di vecchi padroni che hanno paura di quelli nuovi che fanno irruzione sancendo il declino dell’Occidente, pronti a far versare sangue che tanto non è quasi mai il loro, grazie alla’affermazione delle loro missioni di pace, delle loro guerre umanitarie, del loro export di libertà, con vari tipi di armi, tutte sofisticate a alcune griffate Italia, talvolta immateriali e si chiamano finanza, trattati di cooperazione, propaganda, perfino quella bionda a svampita.


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