Magazine Maternità

Carciofi

Da Cuordicarciofo
Lui la vedeva nera, apatica, ripiegata su se stessa.
Lei credeva di essere in viaggio, un complesso viaggio dentro sestessa.

Lui la vedeva muta e priva di slanci, asociale.
Lei non si era mai sentita più proiettata all'esterno come in quel periodo.
Scriveva tanto, parlava, conosceva.

Lui non aveva più fiducia.
Lei neanche.
Quando questo quadro ha iniziato a prendere vita mi sono spaventata.
Perché io mi sentivo in un modo, lui mi vedeva in un altro.
Lì l'ipotetico viaggio che avevo iniziato ha preso il largo, ho iniziato a correre.
Prima per lo spavento. Guardarsi allo specchio e non capire più chi c'è di là. Che tutte due le versioni sono vere, tutte le versioni di tutti sono vere e sono me.
Stai lì davanti, così diversa anche fuori, non sai più chi è quel corpo che ti sta parlando.
Chi cazzo ha vissuto la mia vita fino ad ora. Io. Si ma io chi?
Io io, ma quello che si vede all'esterno cos'è allora?
Non può essere il mondo crudele che non mi capisce.
Non esiste un mondo crudele che non mi capisce!
Viene la nausea sapete.
Ho riletto Pirandello, con la compagnia della matita di Sfolli.
Più che altro ho vissuto con lui in ogni singola pagina.
Io dietro a Moscarda.
Se ci penso mi gira ancora la testa.
Non sono un carciofo, piuttosto un mazzo.
Alla fin fine non è che ci sia una risposta, piano piano, credo, ho iniziato a buttare fuori un po' di quello che vedevo di me.
Ho cercato di farlo vedere anche agli altri.
Se proprio è vero che ognuno ha la propria verità sulle altre persone allora è vera anche la mia su me stessa. Posso permettermi di affermarla senza più paura che qualcuno se ne prenda gioco.
Non c'è più niente da proteggere se è vero tutto e anche il suo contrario.
Mi chiedo spesso cosa pensino le persone a cui nascondevo tutto, se come per Moscarda pensano che sono rimasta un po' tocca. Mi viene da ridere! E' una bella sensazione.
Sapete che c'è chi conosco da una vita che non sapeva neanche che disegno?
I modi non sono stati i migliori, ma hanno funzionato.
O almeno per ora. Perché da qualche parte ho letto che le persone "non cambiano, ma si rivelano". Decidono di farlo, aggiungo io.
La realtà è che non c'ero. Ero da un'altra parte e non volevo che mi si raggiungesse, non avevo attenzione per nessuno se non per me. Come se mi fosse dovuto qualcosa. E' vero anche il contrario: c'ero per tutti coloro a cui non dovevo spiegazioni, per cui non avevo passato e a cui potevo regalare il meglio di me. Ero proprio come nei versi di questa canzone: too tired to be in love.
Non vorrei che queste parole odorassero di stantio (eh eh), non è un rimestare nel vecchio.
Solo una sorta di sguardo verso ciò che proprio non vedevo.
Un modo per ricordare di essere la parte migliore, il più spesso possibile.

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Magazines