Magazine Opinioni

Carina, eh, ma con quei capelli

Da Gynepraio @valeria_fiore

Non ho mai pensato di avere un animo nobile, e infatti ho riso spesso di qualche altrui disavventura, non sapendo che, in tempi neppure così lontani, mi sarebbe capitato di viverne una simile. Tamponamenti automobilistici (ma cosa piangi in mezzo alla strada, sposta quella macchina dall’incrocio, sciocca), gli scivoloni e capitomboli (buahahahaha, svampa, se non sai camminare coi tacchi metti le Birkenstock) e con l’alcol (stomachino da cincillà, 5 shot e già sente le voci come Giovanna d’Arco). Salvo poi, nel giro di poco tempo, distruggere l’auto, farmi una intera rampa di scale col culo e finire vomitando per strada con perfetti sconosciuti a reggermi la fronte.

Al mio buggeramento non sfuggono anche i protagonisti di film (Llewyn, cosa ti fai maltrattare da Jean che si vede lontano un miglio che è una zoccola), libri (Hans, dimmi per favore cosa ci vedi in Maria, è una cattolica integralista, a te ne serve una più bohémien) e soprattutto spot televisivi.

Dopo una vita passata a deridere quelle con le perdite urinarie in ascensore, la camicia che si strappa dopo il candeggio, la dentiera che si stacca alla festa di Capodanno, la macchia di mestruo sulle braghe bianche, avrei dovuto aspettarmi la vendetta della sorte. Nell’anno 2005 il marchio Sunsilk (Unilever) iniziava la sua distribuzione in Italia con uno spot in cui una neoassunta girava per l’azienda mentre i colleghi mormoravano alle sue spalle per la bruttezza dei suoi capelli. La neoassunta non era male, infatti un uomo diceva qualcosa come “Carina, eh, ma peccato per quei capelli”. Alla fine la ragazza comprava shampoo e balsamo Sunsilk Liscio perfetto, le veniva una zazzera di seta e si presentava in ufficio in mezzo a mille “OOOOH OOOOOH” dei colleghi che finalmente l’accettavano.

Io risi molto. Mi sembrava una di quelle che mio padre definisce americanate, termine nel quale rientrano genericamente tutte le esagerazioni, le superficialità, l’inutile spacciato come fondamentale (il marketing, insomma, che è poi il mio lavoro).

Ma torniamo al 2005, anno in cui iniziò la mia carriera. Siccome sono molto fortunata, dopo numerose e severe selezioni, mi aggiudico uno stage presso una prestigiosa multinazionale della cosmesi. Mi presento il primo giorno di lavoro, piena di aspettative. Mi fanno fare il giro dell’azienda, mi appioppano un book di millemila pagine da studiare dove apprendo di un mondo che nemmeno immaginavo esistesse: quello dei prodotti per hairstylist professionisti, dove si dicono parole come optimiseur, soin, suivi beauté, lissage, fissage (non confondere con finissage). Eredito alcuni DVD in cui rinomati hairstylist, che sono più che altro delle hairstar, spiegano come cotonare i capelli.

Io non avevo ancora 23 anni e pensavo, sbagliando, che bastasse avere i capelli puliti, tagliare le doppie punte ogni 2 mesi e tenere sotto controllo la ricrescita. Doveva ancora arrivare quella democratizzazione della bellezza che c’è stata negli ultimi anni: lo shatoush e il balayage alla portata di tutti, i tutorial, le beachy waves e i top buns, i coupon Aldo Coppola sconto 90%, i forum dove si discute di cosmetici naturali, i prodotti professionali venduti aumm’aumm’ su Ebay erano praticamente fantascienza.

Sommo fu il mio sbigottimento quando una delle mie cape mi prese da parte e mi disse: “Ragazzina, con cosa ti lavi i capelli?”. Stavo per rispondere “Con Pantene Pro-V, seguito dal balsamo alla provitamina B”, ma mi ricordai appena in tempo che era della multinazionale sbagliata e ripiegai su un vago: “Mah, dipende, cerco di non usare sempre lo stesso prodotto”. Afferrò una ciocca: ”Beh, qualunque cosa sia, non va bene:  SONO OPACHI”. Infine, aprì un armadio sotto chiave e tirò fuori una bottiglia di shampoo: “Prova con questo”.

Nella Mecca dei couffeurs, uno scalpo opaco è più grave dell’alitosi. Assaporai il gusto atroce dell’umiliazione tricologica. La mia tracotanza capillare fu adeguatamente punita, la mia inadeguatezza cheratinica fu esposta al pubblico ludibrio. Una maledizione si era abbattuta inesorabile sulla mia testa (nel senso più letterale del termine): era nato il mio imperituro complesso del capello demmerda, compagno inseparabile di mille sedute dal parrucchiere e silenzioso destinatario di irripetibili improperi.

Sei mesi dopo questo episodio, sono però sfuggita ad una maledizione ancora peggiore. I miei capelli dovevano essere davvero pessimi perché alla fine dello stage mi è stato comunicato che non sarei stata assunta. La tentazione fu quella di strapparmeli dalla disperazione (maledette doppie punte, visto cos’avete combinato?) ma in qualche modo resistetti. E fu un bene, perché se mi avessero assunta, mi sarebbero caduti nel giro di 2 mesi. Quel tipo di perdita, però, per il quale non c’è fiala di Aminexil® che tenga.

Altre due vittime della maledizione del capello demmerda

Altre due vittime della maledizione del capello demmerda


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

  • Capodanno Senese

    Capodanno Senese

    Il 25 marzo 2015 si festeggia il Capodanno Senese, dovuto al fatto che questo giorno è, per la Chiesa Cattolica, dedicato alla celebrazione dell’Incarnazione,... Leggere il seguito

    Da  Michelepinassi
    OPINIONI
  • brevissimamete... TRASLOCATORI VI LOVVO

    brevissimamete... TRASLOCATORI LOVVO

    Un post breve.Il ché non è da me, ma comprendetemi, ho tempi ristretti...Sono sopravvissuta al trasloco, ma i biglietti del liga non sono venuti fuori... Leggere il seguito

    Da  Patalice
    DIARIO PERSONALE, PER LEI, TALENTI
  • I furbi, i fessi, e gli assenteisti del’urbe.

    furbi, fessi, assenteisti del’urbe.

    Cose pese... E’ curioso vedere come si azzuffano tra loro i lavoratori. Anche quando una parte ha manifestamente ragione, non fa nulla per ottenerla. Leggere il seguito

    Da  Lostilelibero
    OPINIONI, SOCIETÀ
  • Chinese New Year: drago cinese da stampare

    Chinese Year: drago cinese stampare

    Il capodanno cinese quest’anno è a febbraio, per familiarizzare i bambini a questa ricorrenza si possono fare vari lavori creativi come la costruzione di... Leggere il seguito

    Da  Elefanteapois
    BAMBINI, TALENTI
  • Quelli che benpensano

    Quelli benpensano

    Sono replicanti, sono tutti identici guardali stanno dietro a maschere e non li puoi distinguere. Nel 1997, Francesco di Gesù meglio noto come Frankie Hi NRG... Leggere il seguito

    Da  Big
    DIARIO PERSONALE, TALENTI
  • Elenchi di Capodanno #2

    Elenchi Capodanno

    Caro 2015, sei giunto inaspettato mentre mi dimenavo come un’ossessa tra i magliette e pantaloni (come saprete, il cambio di stagione quest’anno è stato... Leggere il seguito

    Da  Annamariacataratta
    DIARIO PERSONALE, MATERNITÀ, TALENTI

Dossier Paperblog

Magazines