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Carlo Cassola, San Casciano

Da Paolorossi
San Casciano

San Casciano

A una curva la macchina sbandò; il padre si raccomandò all’autista di andare adagio. Poi cominciò la lunga salita di San Casciano: Mara guardava ostinatamente fuori, le immagini si succedevano una dopo l’altra: una forra di rovi, un muro a secco che sosteneva un campo, un olivo sbilenco piantato proprio sul margine, un gelso coi rami contorti potati, un pesco coi fiori gualciti. Quelle povere cose non avevano difesa contro la pioggia che le flagellava; e così era lei, non aveva difesa contro gli uomini che le avevano chiuso in prigione Bube e ora si apprestavano a condannarlo. Non ci si poteva far niente… bisognava subire i colpi.

 (Carlo Cassola, La ragazza di Bube, pag. 163 – 1960)

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