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Carlo Nesti, fede-sport mondiali 2014: i momenti più significativi, seconda parte

Creato il 24 luglio 2014 da Simo785

Di Carlo Nesti

Newsletter fede-sport di Carlo Nesti – luglio 2014 – mondiali – i momenti piu’ etici e cristiani

 

Sul piano sportivo, la ferocia agonistica di chi non si accontenta di partecipare, ma vuole vincere la Coppa del Mondo, ad ogni costo. Sul piano sociale, la legittima rabbia di chi è consapevole di gigantesche risorse spese non per i bisognosi, ma per gli stadi.
In un contesto del genere, non è stato facile trovare pagine edificanti, soprattutto sul piano educativo, da raccontare, staccare e conservare. Io ci ho provato, stando attento non solo all’andamento delle partite, ma anche al resto, giorno per giorno.

 Seconda parte

19-6-2014 – TIFARE NELLA FORESTA

La tecnologia, se usata a fin di bene, è una risorsa formidabile, in grado di cambiare i rapporti fra le persone. In Amazzonia, abitano gli “ultimi” del Vangelo, e cioè le tribù dimenticate (o risparmiate?) dalla modernità. Viene diffusa, in questi giorni, la fotografia proprio di una tribù, gli Omagua, che abita a 80 chilometri da Manaus. Grazie a un computer, la popolazione può assistere alle partite del Brasile, e tifare per la Nazionale di Scolari. Chissà mai cosa pensano i bambini di quel mondo dorato? Meglio la semplicità primitiva, o meglio tentare di raggiungerlo?
Per ora, sappiamo solo che incanta Neymar, forse perché la sua fantasia ricorda la loro selvaggia libertà.

17-6-2014 – IL CAPITANO CRISTIANO DELL’IRAN

Alla vigilia della partenza per il Brasile, il presidente Rouhani si era ben guardato dal salutare la Nazionale dell’Iran. Il calcio, infatti, è considerato “oppio dei popoli”, motivo di aggregazione non gradita fra le persone. Dopo il pareggio contro la Nigeria, alla faccia di questo atteggiamento, c’è una parte del paese in festa. Il capitano, migliore in campo contro gli africani, è un cristiano: Andranik Eskandarian, appartenente alla minoranza armena di religione ortodossa. Insomma: un altro miracolo dello sport, specialista nell’abbattimento di qualsiasi barriera.
Piccoli passi per gli uomini, ma grandi passi per l’umanità, come verrebbe da scrivere, in romantica chiave “lunare”.

Matteo Darmian, dall'oratorio al mondiale, una storia vera.

Matteo Darmian, dall’oratorio al mondiale, una storia vera.

 
15-6-2014 – DARMIAN: L’ASSO DELL’ORATORIO

A Rescaldina, in provincia di Milano, c’è un oratorio, dove si impara a pregare, e anche a giocare a calcio. Un tempo, era una situazione abituale, mentre oggi, quando ce ne sarebbe tanto bisogno, in un mondo secolarizzato, non più. Uno degli ultimi assi, cresciuti in un oratorio, si chiama Matteo Darmian, la rivelazione azzurra dei Mondiali. A 10 anni, furono in 4 di quel campo a essere provati dal Milan, e solo Matteo riuscì a convincere gli osservatori. L’aspetto umano più bello della vicenda è che Darmian è rimasto in contatto continuo con gli altri 3 ragazzi. Il primo lavora nel ramo manutenzione caldaie, il secondo studia ancora, e il terzo ha già una famiglia, con un figlio.

15-6-2014 – TORNA A CASA UN “CAMPIONE”

Durante la partita fra Italia e Inghilterra, tutti siamo rimasti con il fiato sospeso, dopo il pareggio britannico, perché non si capiva chi stesse male davanti alla panchina dei nostri avversari.  L’allenatore? Un giocatore?
Dopo molti minuti, è giunta la notizia che si trattava del fisioterapista Gary Lewin, ricaduto male su una bottiglia, dopo un salto di esultanza. Ora, purtroppo, si deve rassegnare a tornare a casa, per essere operato, ma è importante ricordare un episodio, che lo ha reso “stoico”, al bivio fra la vita e la morte. Nel 2007, infatti, fu lui a salvare Terry, celebre difensore, dopo un drammatico scontro con Diaby. L’immediatezza del suo intervento, infatti, fu decisiva.

13-6-2014 – IL TATUAGGIO DI THIAGO SILVA

Thiago Silva, capitano del Brasile, uno dei più forti difensori centrali del mondo, ha un tatuaggio sul braccio destro: “Non posseggo il mondo, ma sono il figlio di chi lo possiede”. Personalmente, ritengo pericoloso tatuarsi, non per motivi fisici o estetici, ma perché ogni uomo deve concedersi il diritto di cambiare idea su qualsiasi cosa. La Fede, spesso, è l’espressione spirituale che soffre meno di trasformazioni, per cui il giocatore può permettersi quello “slogan”, sapendo che è incancellabile.  L’importante è che serva come “pro memoria” per comportarsi sempre di conseguenza, e cioè con coerenza, secondo il Vangelo, senza che resti una forma di esibizionismo superficiale.

Per leggere gli articoli di questo speciale a cura di Carlo Nesti aprire la seguente pagina:

http://barfrankie.altervista.org/blog/category/carlo-nesti-dixit/

 


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