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Carnevale

Creato il 15 febbraio 2010 da Giuseppe Melillo @giuseppemelillo

"... Il paese era svegliato, a notte ancora fonda, da un rumore arcaico, di battiti di strumenti cavi di legno, come campane fessurate: un rumore di foresta primitiva che entrava nelle viscere come un richiamo infinitamente remoto; e tutti salivano sul monte uomini e animali ...."
Carlo Levi

Il 17 gennaio, giorno di Sant’ Antonio Abate, protettore degli animali domestici, un frastuono di campanacci e sciami di nastri colorati invadono il paese sin dalle prime ore dell'alba. Si tratta delle maschere di Tricarico, figuranti travestiti da mucche e da tori che rappresentano una mandria in transumanza.
In questa giornata le maschere si radunano intorno alla chiesetta di Sant’ Antonio Abate, ai margini dell'abitato, e dopo aver compiuto tre giri propiziatori intorno all’edificio, come vuole la consuetudine, si avviano in corteo alla volta del borgo.
La mandria, guidata da capomassari, sottomassari e vaccari, si dispone secondo uno schema fisso
Il gruppo così composto inizia a sfilare per le vie del paese, attraversandone i quartieri della Rabatana, della Saracena e della Civita, suonando fragorosamente campanacci di varie dimensioni e mimando l'andatura ed i movimenti degli animali, comprese le intemperanze dei tori che inseguono le vacche simulando selvaggiamente l'atto della monta.
Come altrove anche qui gli abitanti offrono vino, salumi e formaggi. Tutte le cibarie raccolte durante la questua, saranno consumate nella festa serale allietata dalle serenate con " cubba-cubba" e fisarmoniche.
La sfilata delle maschere si replica anche l’ultima domenica prima del martedì grasso, con il rogo del fantoccio di Carnevale, fra le grida di dolore e la sprezzante satira della consorte Quaremma che non risparmia niente e nessuno.
Incerta è l’origine del carnevale e tante sono le chiavi di lettura. Alcuni indicano il rituale carnevalesco come un esempio di sincretismo tra la cultura greca e quella lucana, concludendo che lo stesso conteneva il rito e il mito di Preto e Melampo .
Altri studiosi collocano il radicarsi di tali usanze nel medioevo. La presenza di un'economia pastorale nell'area di Tricarico avrebbe indotto i massari ad assumere il rituale propiziatorio nella festa dell'inizio dell'anno segnato dai cicli produttivi della terra, quale è, appunto, la ricorrenza del carnevale nella cultura agro-pastorale.
Comunque le si intenda, le maschere di Tricarico costituiscono un prezioso retaggio di antiche culture sopravvissute fino ai giorni nostri.
Il Carnevale di Tricarico e le sue maschere sono stati oggetto di attenzione di studiosi di antropologia e tradizioni popolari, come Enzo Spera, di letterati come Carlo Levi e Rocco Scotellaro. A testimanianza della loro importanza culturale le Maschere di Tricarico sono entrate recentemente a far parte della FECC, Federazione Europea Città del Carnevale (Federation of European Carnival Cities), diventando l'unico carnevale lucano che può fregiarsi di questo prestigioso riconoscimento.
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BIBLIOGARFIA
Ernesto De Martino, Clara Gallini (a cura di) La fine del mondo, Torino, Einaudi, 1977.
Enzo Spera, Inizio del Carnevale di Tricarico, Bari, in "Quaderni dell'Università degli Studi di Bari", 1981/82.
Carmela Biscaglia, Il Carnevale di Tricarico, Tricarico, in "Quaderni del Centro dei servizi culturali di Tricarico", 1986.
Giovanni Battista Bronzini, Il viaggio antropologico di Carlo Levi, Bari, Dedalo, 1996.
Antonio Tateo, Precedenti greci di rituali e folklore moderni nel Mezzogiorno, in Rassegna Storica Salernitana n.33, 2000.
Carlo Levi, Gigliola De Donato (a cura di) Le mille patrie: uomini, fatti, paesi d'Italia, Roma, Donzelli, 2000
Fonte : http://www.lemaschereditricarico.it/index.php

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