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Caro Santoro, la libertà d’informazione non ha prezzo

Creato il 09 ottobre 2011 da Lalternativa

Caro Michele Santoro, non avrai i miei dieci euro. Sono un tuo collega, certo con meno esperiena di te, e sono rimasto davvero esterrefatto quando oggi ti ho visto in tv, su rai tre, chiedere dieci euro a ogni italiano voglioso di aiutarti a difendere la libertà d’informazione.

Per me, la libertà d’informazione un giornalista non deve elemosinarla, deve solo proteggerla. Invece tu, autore spesso di preziose pagine del nostro giornalismo, questa volta non mi hai dato una bella lezione. Perché vedi, come me, in Italia, ci sono decine di migliaia di giornalisti precari che lavorano sodo, difendono la propria libertà e quindi quella della stampa che rappresentano, ricevendo in cambio anche solo 5 euro lordi per ogni articolo scritto.

E invece tu, che hai ricevuto ben 2,3 milioni di euro di liquidazione dal servizio pubblico che anche noi paghiamo, chiedi dieci euro a me che sono quotidianamente sfruttato da editori senza scrupoli. E pensa che, ma lo saprai benissimo, ci sono contratti che permettono loro di farlo.

E’ vero, un giornalista povero rischia anche di non essere libero perché può essere più facilmente ricattabile e, perche’ no, corruttibile. E’ altrettanto vero, pero’, che un giornalista povero può lottare meglio contro il potere che lo affama. Lo fanno tutti i giorni le decine di migliaia di precari che lottano contro i direttori delle diverse testate per le quali lavorano, contemporaneamente, rischiando anche di perdere quei pochi spiccioli che guadagnano: tanti sacrifici, ai quali sottopongono anche le loro famiglie, solo per difendere il proprio diritto di cronaca e garantire ai cittadini quel servizio pubblico che si chiama informazione puntuale.

In molti di noi, per farlo, aprono anche blog indipendenti in cui dicono quello che sanno. Esponendosi con le proprie scarse risorse al rischio di querele e affrontando a volte le spese legali per risarcire presunti danni. Nessuno di noi, però, è mai andato in tivù a chiedere soldi agli italiani, pur non avendo tutti i soldi che hai tu.

Pensa, caro Santoro, che un tuo collega di Ceglie Messapica, in provincia di Brinsidisi, un giornalista 41enne, qualche mese fa si è tolto la vita perche’, dopo tanti anni di precariato, ha perso ogni speranza di un futuro migliore.

Caro Santoro, sono stato sul tuo sito, proprio su quello dove ci sono, oltre alle coordinate bancarie dove inviare il nostro ‘contributo’ alla libertà di stampa, alcune interviste sempre alla stessa ragazza che racconta come sono le feste a casa del premier. Diciamoci la verità, ma chi se ne frega.

Per carita’, trovo sacrosanto raccontare agli italiani il vero volto del presidente del Consiglio, ma non puntare tutto anche tu sulle storie di aitanti fanciulle la cui attendibilità è avallata solo dal fatto che le intervista una tua collaboratrice.

Caro Santoro, mi auguro tu possa continuare a insegnare a noi giovani giornalisti come si fa a difendere la libertà d’informazione. Ma ti prego, non chiedre più denaro in nome di quello per cui  tanti tuoi colleghi fanno i salti mortali per campare: l’amore per il giornalismo. Sono convinto che ce la farai lo stesso.

Con stima e affetto

Un soldato semplice di un esercito di giornalisti precari

 


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