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Carol Yinghua Lu, Liu Dong, Ai Weiwei e Ai Quing: Bolzano tra radici e gemme dell'arte cinese contemporanea

Creato il 08 dicembre 2012 da Robertoerre

 

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Carol Yinghua Lu e Liu Dong

 

// Anna Vittorio 

Carol Yinghua Lu e Liu Dong sono stati invitati a Bolzano nel 2013, come curatori ospiti al Museion, con l'intento di realizzare il progetto Little Moviments: Self Practice in Contemporary Art. Nati rispettivamente nel 1976 e 1977 in Cina, a Chaozhou, nel corso della loro recente presentazione ufficiale alla città, dopo il Curatorial Talk con la direttrice Letizia Ragaglia, hanno partecipato alla proiezione di Ai Weiwei, Never Sorry, il film/documentario dedicato al dissidente e artista cinese più noto in campo internazionale, e del quale possono essere considerati epigoni.

L’idea sulla quale stanno lavorando per Bolzano è una riflessione sul mondo dell’arte; ma quello che appare sorprendente è il richiamo del titolo prescelto al senso concettuale e ad alcuni versi della poesia “Un pesce fossile”, scritta da uno dei più raffinati rappresentanti della poesia moderna cinese, Ai Quing, che di Ai Weiwei è il padre: “…Guardando questo fossile/anche uno sciocco capisce:/senza movimento non c’è vita,/ Finché si è vivi bisogna lottare/e progredire nella lotta./Usiamo tutta la nostra energia,/ fino al sopraggiungere della morte”. Piccoli movimenti, micro movimenti e pratiche di autogestione nell’arte contemporanea, riflessioni sul mondo della creatività e dell’espressione artistica ma anche sulla capacità di questa di incidere sulla realtà, cambiandola attraverso un sistema dell’arte che sia alternativo, svincolato dalla gerarchia dei poteri consolidati e dalle logiche del mercato globale.

 

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Ai Weiwei

 

“…tu sei muto/non hai nemmeno sospiri./ Le squame e le pinne ci sono/ ma non puoi muoverti./ Sei immobile/ indifferente al mondo esterno./ Non vedi il cielo né l’acqua/ non senti il rumore dell’onda…” - continua nella sua lirica Ai Quing - che attraverso questa metafora allude all’immobilità mortifera di chi non sceglie di lottare. Il poeta, nato nel 1910, fu vittima della “campagna dei cento fiori”, promossa da Mao Zedong negli anni '50 come stagione di liberalizzazione e di coinvolgimento, poi divenuta strumento di repressione contro intellettuali, studenti e politici che avevano aderito all’invito di esprimere liberamente il proprio pensiero. Incarcerato fu torturato per le sue idee, considerate troppo progressiste e liberato dopo “l’autocritica” aderendo al Comunismo, ma accusato di deviazionismo fu confinato, ed infine riabilitato. Never Sorry tratteggia delicatamente la sua figura, lasciandola sullo sfondo della vita di Ai Weiwei e del fratello Ai Xuan, anch’egli artista.

Le vicende di famiglia hanno segnato lo spirito dell’uomo, dell’artista poliedrico, scultore, editore, blogger, designer, architetto, fotografo, film maker, intellettuale dagli ideali profondi e critico mai rassegnato degli aspetti socioculturali e politici della vita. Ai Weiwei è il vero cognome di famiglia. Jiǎng Zhènghán era il vero nome paterno, che lo cambiò negli anni della persecuzione perché non avesse nessuna assonanza con quello del leader comunista Chiang Kai-schek. Mantenne così il radicale superiore dell’ideogramma Jiǎng/Chiang e lo sovrappose ad una X, componendo così il carattere cinese Ai della sua nuova identità di uomo e di artista. In Ai Quing, dunque, si riconosce la radice del possente ceppo artistico di Ai Weiwei, intriso di ideali ed impegno civile. Dopo essere stato collaboratore degli architetti svizzeri Herzog & de Meuron nella costruzione del “Bird’s Nest”, lo stadio nazionale di Pechino eretto per le Olimpiadi del 2008, si pone ufficialmente contro le decisioni assunte dal governo cinese in occasione dei Giochi Olimpici, “deportazioni” e “bonifiche” accuratamente documentate e rese pubbliche attraverso il social network. In occasione del terremoto del Sichuan infrange le barriere del silenzio e dell’oblio, imposto dal regime per mascherare la corruzione e la mal gestione della cosa pubblica, riguardo la costruzione delle cosiddette “tofu-skin schools”, scuole che si sono sbriciolate in pochi attimi causando la morte ed il ferimento di migliaia di studenti.

L’indagine da lui promossa e condotta da molti attivisti porta a ricostruire una lista di 5.385 nomi di giovani deceduti in seguito a questi crolli, nomi che recitati ad uno ad uno sulla rete restano scolpiti nell’etere, mentre il blog che li aveva pubblicati viene chiuso dalle autorità cinesi nel 2009. Uno degli autori di questa ricerca certosina viene processato; Ai Weiwei vuole essere presente in aula e testimoniare in suo favore, sfida il regime sempre accompagnato da piccole cineprese per documentare e rendere pubblici i fatti. In quell’occasione, durante un’irruzione notturna, viene picchiato e colpito alla testa dalla polizia (scena drammaticamente girata dal vivo e presentata nel film/denuncia); probabilmente è questa ferita a provocare l’ematoma cerebrale per il quale viene operato in Germania. Da Kassel a Graz, da Venezia alla Tate Gallery di Londra, dall’installazione “Sunflowers Seeds”, profondo tappeto di cento milioni di semi di girasole in porcellana realizzati e dipinti a mano ad uno ad uno in due anni da lavoro da 1600 artigiani di Jìingdezhen, capitale del distretto manifatturiero della porcellana cinese che produceva anche per la corte imperiale ed ora è semidismesso, all’utilizzo di vasi neolitici di epoca Han, frantumati a terra o riverniciati, ai mobili della dinastia manchese dei Ch’ing, reimpiegati e trasformati in sculture, al dissacrante dito medio alzato davanti agli sfondi del potere mondiale, la Casa Bianca, il Reichstag, Piazza Tieanmen, ai novemila zainetti in ricordo dei giovani studenti morti e feriti sotto le macerie delle loro scuole crollate per il terremoto, l’artista si muove tra arte sperimentale e concettualista, simboli e richiami alla tradizione di un paese di antichità millenaria, metafore iconoclaste del Comunismo e della Rivoluzione Culturale, e riflessioni su globalizzazione, produzione artigianale, individualità ed omologazione.

Le sue azioni in presa diretta in difesa dei diritti umani, della libera espressione dell’arte e del pensiero, l’utilizzo straordinario della cultura digitale per aggirare la censura e diffondere immagini della Cina di oggi, l’hanno reso famoso in tutto il mondo. Imperturbabile e maestoso come un Buddha moderno Ai Weiwei è sarcastico, usa il linguaggio del Fuck Off, dello Gangnam Style ironicamente danzato in maglietta fucsia e occhiali neri, della sua nudità imponente ed agile. Nel novembre 2010 viene posto agli arresti domiciliari probabilmente per impedirgli azioni in favore del dissidente e Nobel per la Pace Liu Xiaobo, nel gennaio 2011 il suo studio viene raso al suolo, il 3 aprile 2011 viene arrestato all’aeroporto di Pechino mentre sta prendendo un volo per Hong Kong. Ai Weiwei sparisce per ottantuno giorni, i suoi uffici sono perquisiti, setacciati i suoi affari ed i suoi movimenti bancari. Il suo crimine sarebbe una colossale evasione fiscale, quantificata in una super multa di 2.000.000 di dollari; in realtà il regime deve aver ritenuto che con le sue provocazioni avesse oltrepassato ogni limite, e mettendolo a tacere come pericoloso simbolo di libero pensiero ha inteso mostrare come nessuno sia intoccabile, soffocando così velocemente le prime scintille della “Rivoluzione dei Gelsomini” che stava per propagarsi anche in Cina.

 

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Carol Yinghua Lu e Liu Dong dopo la proiezione di Never Sorry hanno risposto alle domande del pubblico. Alla domanda “Come sta ora Ai Weiwei?” Carol Yinghua Lu, curatrice, scrittrice e critica d’arte che ha raccontato quanto Ai Weiwei abbia fatto per i giovani artisti e come sia lei che Liu Dong abbiano avuto modo frequentarlo, così ha risposto: “AI Weiwei sta bene. Sta lavorando e preparando le sue prossime mostre. Ma non può lasciare il paese.” Il mondo si è mobilitato per la sua liberazione, e di certo l’impossibilità di viaggiare è un condizionamento opprimente, ma attendendo a Bolzano il progetto dei giovani Carol Yinghua Lu e Liu Dong come una gemma che sboccia pensiamo alla radice saggia e profonda della poesia di Ai Quing, ed al pensiero vivace di Ai Weiwei che non smette di guizzare e non si arrende, esempio di solida resistenza intellettuale e di libertà.

 

Un particolare ringraziamento  per la preziosa consulenza al sinologo P. Pergher

 


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