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Caronte e il drago

Da Alfa
Caronte e il drago 
«È lì che devi cercarlo.»
La mia ricerca mi ha portato ad Orta, ad incontrare Caronte, il barcaiolo dalle mille storie d’acqua. Ed è proprio lui ad indicarmi col dito nodoso quel luogo, sull’opposta costa del lago.
«Devi sapere» mi racconta afferrandomi per un braccio «che quando San Giulio giunse su quell’isola che vedi lì davanti, la trovò rigurgitante di serpi e draghi di ogni genere. Lo sai come ci arrivò, vero? Stese il suo mantello sulle acque, perché nessun barcaiolo o pescatore era così pazzo da avvicinarsi a meno di un tiro di freccia da quello scoglio infestata, e lo utilizzò come zattera, spingendosi con il suo bastone.»
«Doveva essere davvero impermeabile quel mantello…» azzardo.
Caronte tuttavia non sembra sentirmi e, fissandomi con il viso rubizzo, continua a narrare – rapito dal suo stesso racconto – una storia che centinaia di turisti prima di me hanno già sentito.
«Quando mise piede sull’isola costruì una piccola croce con i rami dei cespugli che vi crescevano e lanciò il suo esorcismo, bandendo per sempre da quello scoglio quelle creature figlie del Demonio. E parlo, bada bene, non di comuni bisce d’acqua e nemmeno di vipere. Erano draghi e creature velenose dalla mente malvagia quelle che dimoravano laggiù. Eppure il santo – bada bene – non le distrusse, limitandosi a cacciarle e confinarle in un luogo inaccessibile. Là, sul Monte Camosino, in mezzo ad anfratti che nessuno ha mai avuto il coraggio di esplorare, si trova la tana del più pericoloso e letale di quegli esseri malvagi: il Basilisco!»
Conosco il luogo che le parole e le mani del vecchio barcaiolo mi stanno indicando. Una rupe scoscesa davvero inospitale, dove decine di neri uccelli da preda nidificano su alberi scheletrici. Lì, tra quelle rocce sempre in procinto di franare, a cui nemmeno un gatto riuscirebbe ad arrivare da terra e a cui ben pochi oserebbero approdare per via degli scogli appuntiti sotto il pelo dell’acqua, in un dedalo di scagliose fenditure che incidono i dirupi di quella montagna franosa, si nasconderebbe dunque il Basilisco.
O forse, come direbbe il Maestro, l’altro amico ortese che trova una spiegazione razionale per ogni cosa, in quell’angolo inaccessibile, uno dei pochi del lago, gli uomini fin dai tempi più antichi hanno voluto indicare il luogo dove dimora l’inconoscibile, l’irrazionale e l’inconscio, vale a dire il drago che alberga nelle nostre anime.
Lì insomma, in quel luogo dove la ragione fa fatica a farsi strada, abita quel mistero di cui abbiamo bisogno per continuare a sognare. E proprio per questo non tenterò, stavolta, di svelarlo.

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