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Carpe diem: cogli l’attimo per affrontare le tue paure

Da Stefano Bresciani @senseistefano
Data: 3 luglio 2012  Autore: Simone Lorenzi

Carpe diem: cogli l’attimo per affrontare le tue paureTutti hanno paura di qualcosa e alla fine tutti devono affrontare questa paura. Io ad esempio, nella pratica aikidoistica, avevo paura di cadere subendo juji-nage (=proiezione a braccia incrociate). Avevo il terrore di cadere male e rompermi letteralmente le braccia… eppure, durante l’allenamento  Stefano Sensei ha avuto la brillante idea di eseguire su di me un bel jujinage, però senza avvertirmi! Con mia grande sorpresa sono caduto in maniera fluida e mi sono rialzato con ancora le braccia attaccate al posto giusto…!

Ed è successo qualcosa nel mio cervello che mi ha portato a chiedere a Stefano di riprovare quella tecnica nella lezione individuale: in pratica in un colpo ha eliminato il blocco mentale che mi portava a rifiutare di subire quella tecnica e creato il bisogno di riprovarla. Probabilmente grazie all’addestramento continuo nelle ukemi la memoria del corpo e il mio inconscio hanno prevalso sulla razionalità, facendomi cadere nella maniera migliore evitando così il trauma di una caduta che consideravo impossibile da fare, rialzandomi senza danni, al fine di proseguire e continuare a godermi la pratica. Anche nella vita bisogna prepararsi a subire un trauma, in modo da poterlo “assorbire” senza rimanerne distrutti. Siamo tutti consapevoli che la vita dell’uomo è effimera e la nostra presenza su questo mondo è a tempo determinato, eppure molti sembrano dimenticarlo. Dovremmo vivere invece con questo “monito” sempre ben chiaro in testa, allenarci al pensiero che le persone che amiamo alla fine ci lasceranno. Il distacco è inevitabile e proprio perché ne siamo consapevoli, non dobbiamo farci trovare impreparati (per quanto possibile).

Quando impugno il katana per praticare un kata di iaido, immagino che quel mio gesto possa essere l’ultimo e solo dando tutto me stesso nell’esecuzione uscirei vincitore e quindi vivo. Negli attimi che precedono l’estrazione della lama rifletto su come ho trascorso il mio tempo sulla terra:

“Ho dato il massimo? Ho amato veramente? Ho dei rimpianti? Sconfitto il nemico, avrò un’altra possibilità di mostrare il meglio di me, e questa volta non dovrò sprecarla”.

Poco per giorno riflettiamo su come trascorriamo la vita, nei confronti di noi stessi e in quello degli altri. Quando ci alziamo la mattina, invece di lamentarci perché iniziano altre 24 ore di stress, ringraziamo il divino (qualunque nome esso abbia) per averci donato un nuovo giorno, per divertirci, per stare con le persone care, per amare. Assaporiamo con gusto il momento, il “qui e ora” senza pensare a quello che sarà. Viviamo questa possibilità al massimo come se non ce ne fossero altre. Vivremo il momento del distacco con una lacerazione nell’anima immensamente dolorosa, ma non annichilente e soprattutto senza rimpianti, con il ricordo meraviglioso dell’amore che abbiamo donato e che abbiamo ricevuto. Io credo solo così si potranno spalancare le porte dell’immortalità…

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