A Fossoli, una frazione del comune di Carpi, in provincia di Modena, c'è uno dei campi di concentramento che furono allestiti in Italia all'epoca della Seconda Guerra Mondiale. Si trova a pochi chilometri da dove vivo e per noi della zona – come spesso accade in casi simili – è sempre stato una presenza consueta, nonché un comune punto di riferimento per dare indicazioni stradali, visto che si trova praticamente in aperta campagna. Ha una storia lunga e complessa, e smise di funzionare del tutto solo nel 1970. Incredibile? Seguite il mio racconto.
Delle persecuzioni politiche e razziali avvenute in Europa prima e durante la Seconda Guerra Mondiale si ricordano sempre pochi luoghi, assurti a simbolo di quella tragedia. Primo fra tutti Auschwitz – la cui data di liberazione, il 27 gennaio del 1945, è divenuto l'anniversario conosciuto come Giorno Della Memoria – e poi Mauthausen, Dachau, Buchenwald e pochi altri. In realtà i nazisti e i loro alleati costruirono, tra il 1933 e il 1945, parecchie migliaia di centri di smistamento, detenzione, lavoro forzato e sterminio riservati a nemici politici e Untermenschen [subumani, cioè appartenenti a cosiddette "razze inferiori"].
Quella dei lager italiani è una storia poco raccontata e conosciuta, con l'eccezione forse della Risiera di San Sabba a Trieste. Uno dei motivi è la "competizione" (passatemi il termine) con centri più grandi, dove morirono milioni di persone. Un altro è che in Italia – nonostante le leggi razziali promulgate dal Fascismo nel 1938 – la deportazione di Ebrei e altre persone indesiderate iniziò solo dopo l'armistizio del 1943, quando i Tedeschi entrarono nel nostro Paese da invasori e si installò lo stato collaborazionista della Repubblica Sociale Italiana (RSI, altrimenti detta Repubblica di Salò). Un altro ancora è che i campi italiani, con l'eccezione della già citata Risiera di San Sabba, erano principalmente strutture di raccolta e di transito e non di sterminio. Proprio come il campo di concentramento di Fossoli.
Questo lager nacque nel 1942 come campo di detenzione per prigionieri di guerra, quando l'Italia era ancora alleata con Germania e Giappone. Dopo l'8 settembre 1943 le forze armate tedesche ne presero possesso e nel dicembre dello stesso anno la gestione passò alla RSI, che vi internò Ebrei e oppositori politici. Da marzo 1944 divenne Durchgangslager [struttura di transito] delle SS per i prigionieri destinati ai grandi campi dell'Europa centrale e orientale – questo era il punto di raccolta nazionale per tutti gli Ebrei catturati in Italia. Tra i primi che partirono da Fossoli per Auschwitz, passando dalla stazione ferroviaria di Carpi, vi fu Primo Levi il quale racconterà la sua esperienza nel celebre Se Questo È Un Uomo. In seguito il campo diventerà anche centro di raccolta per i lavoratori forzati che servivano da manodopera per le industrie tedesche.
A Fossoli non vi furono operazioni di sterminio, se si eccettuano le esecuzioni ordinate per motivi più o meno disciplinari e che costituivano purtroppo normale amministrazione. Come tutti voi certamente saprete, in simili luoghi di detenzione bastava rispondere all'appello con qualche secondo di ritardo per ricevere un proiettile in testa. L'unica uccisione di massa fu la strage del 12 luglio 1944, quando 67 internati furono fucilati nel poligono di tiro di Cibeno (un quartiere di Carpi) come rappresaglia contro le azioni partigiane. In realtà i condannati furono 71, ma uno fu eliminato dalla lista e tre riuscirono a fuggire. Sembra che tra gli uccisi ci fosse anche una spia dei nazisti, fatta morire perché "bruciata" e perciò ormai inutile.
Finita la guerra il campo di Fossoli divenne una struttura di raccolta per stranieri (profughi o indesiderabili) che alla fine del conflitto si trovavano su suolo italiano e che dovevano essere rimpatriati. Dal 1947 ospitò i Piccoli Apostoli di don Zeno Saltini, cioè la famosa comunità conosciuta come Nomadelfia.
Il complesso di Fossoli era in realtà composto da due campi adiacenti, il Campo Nuovo e il Campo Vecchio. Nel 1946 il Campo vecchio venne demolito perché servivano terreni da coltivare. Durante la gestione di Nomadelfia le infrastrutture detentive e militari (garitte, torri di guardia, filo spinato, eccetera) vennero demolite per dare un aspetto più umano al piccolo abitato.
Nomadelfia lascia il campo nel 1952 e nel 1954 arrivano i profughi giuliani provenienti da Istria e Dalmazia, fuggiti dai territori un tempo italiani e ora assegnati alla nascente Jugoslavia del Maresciallo Tito. Qui in zona erano conosciuti semplicemente come i Triestini. Il campo di concentramento prende il nome di Villaggio San Marco e diventerà un insediamento stabile, che resterà abitato fino al 1970. Alcuni Triestini si integreranno nel territorio, altri emigreranno in varie zone d'Italia o all'estero.
Dal 1970 il campo di Fossoli, di proprietà dello stato italiano, resta abbandonato. Privo di vigilanza, diventa preda di nomadi, senzatetto e semplici vandali che lo porteranno rapidamente alla rovina. È voce di popolo – ovviamente mai ufficialmente confermata – che mattoni e tegole delle baracche siano finite negli anni in parecchie case del circondario. Ricordo quando ero piccolo e mio padre mi portò a vedere il campo, una domenica pomeriggio, e si potevano vedere alcune suppellettili che ancora non erano state distrutte o rubate.
Il Comune di Carpi chiede allo stato la cessione della struttura. La cittadina emiliana è sempre stata legata al ricordo dell'Olocausto: infatti già nel 1973 vi è stato aperto il Museo al Deportato, che si trova nel Castello dei Pio, in pieno centro. Sempre nel castello si trova il Monumento al Deportato, composto da lapidi in cemento che recano incisi i nomi dei maggiori lager nazisti. Nel 1984 l'ex campo di concentramento viene ceduto a titolo gratuito alla città di Carpi. Si fanno vari progetti per il recupero che, essendo molto laborioso e costoso, si ferma per adesso alla sistemazione generale dell'area, alla sua recinzione e alla ricostruzione di due baracche, che ospitano un centro documentazione con un'esposizione permanente e che vengono usate anche per varie attività didattiche.
Numerosi ruderi sono rimasti in piedi, anche dopo il terremoto del 2012. Naturalmente sono pericolanti ed è vietato avvicinarsi o entare, ma costituiscono comunque un grande e ancora interessante percorso, che può essere visitato liberamente durante gli orari d'apertura. In un prato, non lontano dagli spazi espositivi, è stato piantato un ulivo d'Israele, donato dal Karen Kayameth Leisrael (una onlus che si occupa di ecologia e rimboschimento).
Il campo è gestito dalla Fondazione Ex Campo di Fossoli che, in convenzione con il Comune, si occupa anche del Museo al Deportato, del Monumento e della ex Sinagoga cittadina.
Info per i visitatori
L'ex campo di concentramento di Fossoli si trova nella frazione omonima, alla periferia del comune di Carpi, in via Remesina 32. Chiedete informazioni e chiunque vi saprà dare le indicazioni per arrivarci. C'è un parcheggio abbastanza ampio, dove possono fermarsi anche gli autobus.
L'ingresso al campo è gratuito. Se volete potete lasciare un'offerta all'interno della mostra. Sempre nello spazio espositivo c'è un bookshop piccolo ma molto fornito di libri e DVD. C'è anche la toilette per i visitatori.
Il campo è aperto tutto l'anno, alla domenica e nei giorni festivi, tranne agosto e dicembre. In genere chiude dopo il 12 luglio (giorno di commemorazione dell'Eccidio di Cibeno) e riapre in settembre. Chiude di nuovo dopo l'8 dicembre e riapre la domenica prima del Giorno Della Memoria (27 gennaio). Gli orari sono i seguenti:
- Dal 22/10 al 20/06: 10:00 - 12:30 e 14:30 - 17:30
- Dal 21/06 al 21/10: 10:00 - 12:30 e 15:00 - 19:00
Vi lascio con la visione del mio portfolio fotografico dedicato al campo di concentramento di Fossoli.
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