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Carta d’identità “prorogata”, non sempre vale per l’espatrio

Creato il 05 agosto 2010 da Db @dariobonacina

Carta d’identità “prorogata”, non sempre vale per l’espatrio

Estate, tempo di vacanze. C’è chi le fa in Italia e chi va all’estero, con il passaporto o – laddove questo non serve – con una carta d’identità valida. Con la Legge 133/2008  la validità è stata estesa a dieci anni e la carta d’identità tradizionale, ossia quella cartacea, che beneficia di questa proroga riporta una dicitura con la nuova data di scadenza. La carta d’identità elettronica, invece, deve essere corredata da un documento che attesta la nuova scadenza.

Attenzione, non sempre questa proroga viene riconosciuta valida per l’espatrio: in Svizzera, ad esempio, mentre non c’è alcun problema per chi è in possesso di quella cartacea con il timbro di proroga, non viene riconosciuta valida la proroga di quella elettronica (l’informazione mi è stata confermata in forma scritta dall’Ambasciata Svizzera e da un Capo di Stato Maggiore delle guardie di confine). Pensavo che questo criterio fosse applicato anche altrove, ma pare che molti cittadini italiani abbiano avuto non poche difficoltà ad espatriare altrove, per turismo o affari, con entrambi i tipi di documenti.

Non so se questo sia dovuto a differenti criteri di riconoscimento che i vari Paesi hanno adottato o ad impreparazione dei funzionari doganali, ma i problemi si sono verificati e questo ha indotto il Ministero dell’Interno ad emanare una circolare (la n.23 del 2010) che dice testualmente:

Pertanto, a richiesta del cittadino che intende recarsi all’estero – dietro corrispettivo del costo della carta, unitamente al diritto di segreteria – potrà essere rilasciato un nuovo documento d’identità, previo ritiro di quello in possesso dell’interessato.

Questo significa che un cittadino italiano che ha la carta di identità scaduta e prorogata, o in scadenza dopo cinque anni dall’emissione, può chiederne una nuova senza presentare denuncia di furto o smarrimento. Chi non ne avesse il tempo e fosse dotato di passaporto valido, può usare quello.

In questo caso il problema di indolenza istituzionale non sembra dunque essere italiano, ma imputabile ad un arbitario riconoscimento – o disconoscimento – della validità del documento a parte delle autorità estere. Resta tutta italiana, invece, la pachidermica lentezza con cui il Paese sta adottando la carta d’identità elettronica, ma questa è un’altra storia.



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