Magazine Diario personale

Carta velina.

Da V

Geriatria.

Alle 8.30 del mattino c’è silenzio, solo qualche mugolio non proprio sommesso della signora del letto 21 pervade il reparto. Continua così,ininterrottamente,da giorni e ormai quei lamenti sono divenuti parte della routine: prendi le pressioni,la saturazione,[lamenti]la frequenza,giro con il professere,[lamenti],rispondi o non rispondi alle domande,[lamenti],tenti una diagnosi,fai test midi,[lamenti]cerchi qualcuno che ti spieghi le centinai di cose che non sai.

Parte dei pazienti è in ospedale per restarci e quando usciranno lo faranno in posizione orizzontale. Molti non capisco cosa succeda intorno a loro,ma capiscono che sono ormai alla fine. In realtà lo vogliono. Non è facile stare accanto a qualcuno che ti chiede di morire,che urla “Maria non riesco a morire!”,che ti prende la mano-sebbene non capisca chi tu sia-e la stringe puntandoti quegli occhi lattiginosi nei tuoi,pregandoti. E tu sai per cosa,ma non puoi. Puoi solo sorridere ed accarezzarli,come bambini,come cuccioli.

Hanno pelle come carta velina. A volte gli sfiori e l’impronta rimane su di loro,come un segno di vita su un corpo morto. Temi che si sgretoleranno tra le tue mani. Premi con forza la pompetta dello sfigmomanometro e più questo si stringe attorno a quel braccio di carta,più sei sicuro che sentirai da un momento all’altro il rumore della pelle che si lacera.

Tra badanti,fisiologiche,infermiere isteriche,cateteri e arti amputati c’è anche Amore,nel reparto di geriatria. C’è chi,alla domanda:”Che giorno è oggi?” ti risponde:”È il mio quarentesimo anno di matrimonio!”. C’è chi,con il peso degli anni addosso,si prende cura della moglie. Tutte le mattine si china,lentissimamente,su di lei per imboccarla,le sistema i cuscini,le accarezza i cappelli. Ogni gesto sembra durare un’eternità,sembra costare tutta l’energia di quel marito. La moglie non è neanche in grado di accorgersi chi è accanto a lei. Mi chiedo se un giorno ci sarà qualcuno accanto a me,ad amarmi in quel modo. Mi chiedo se i mei sogni-troppi e troppo grandi-non imploderanno e alla fine resterò sola in quel letto con accanto solo la badante russa che accuserò di volermi uccidere.

Oggi mi è successa una cosa strana. Stavo (cercando) di fare l’esame obiettivo ad una signora (tradotto: la stavo usando un po’ come cavia,tastandola in varie parti e cercando di auscultare qualche movimento peristaltico),nel mentre le appoggio una mano sulla spalla,lei si discosta. Temendo di averla infastidita,dato la sua nota diffidenza,mi scuso,ma lei mi prende la mano,me la bacia e mi dice grazie,grazie,grazie.

Forse qualche pezzo di me sta tornando a posto.

V.


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