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Casamance (Senegal) / Ennesimo tentativo di soluzione di una crisi che dura da troppo tempo

Creato il 07 giugno 2014 da Marianna06

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Parrebbe che un discreto passo in avanti sia stato fatto in questi ultimi giorni per la risoluzione di quella che è una crisi interminabile, che tormenta da più di trent’anni ormai le popolazioni della regione meridionale della  Casamance , in Senegal.

Salif Sadio, il leader di una delle tante fazioni del Movimento delle forze  democratiche di Casamance (Mfdc), ha proclamato un cessate-il fuoco unilaterale per consentire l’avanzamento dei colloqui di pace.

La scelta di Sadio rientra nella facilitazione apportata dall’impegno della Comunità di Sant’Egidio che lo scorso febbraio, a Roma,  si è spesa in merito e ha portato alla firma di un accordo tra i contendenti affinché si giunga a una pace definitiva.

 

Il”perché” di una interminabile lotta per l’indipendenza. (Cenni storici)

 

 Sostenuti da un malcontento di origine coloniale, da una retorica di esclusione e da oggettive differenze, oltre che territoriali, anche sociali e culturali rispetto ai gruppi etnici del Nord del Senegal, alcuni Jola si organizzarono: nel 1947 nacque l'Mfdc.

Leader spirituale del Movimento era l'abate Augustine Diamacoune Senghor.

L'Mfdc delle origini non mirava all'indipendenza della Casamance, considerandola anzi contro il proprio interesse.

Ma la scarsa attenzione che il governo di Léopold Sedar Senghor prima, e di Abdou Diouf poi, prestarono alla loro causa, fece cambiare le cose: mentre una parte del Movimento entrò a far parte del governo, un'altra ala se ne distaccò (il Mac, Movimento Autonomo della Casamance) e cominciò a avanzare rivendicazioni indipendentiste.

L'incarcerazione di Augustine Diamacoune Senghor e la repressione nel sangue da parte del governo di una manifestazione pacifica nel 1982 fece precipitare la situazione.

La popolazione della zona a questo punto aderì unanime alla causa indipendentista, e tanti di quei manifestanti entrarono nelle file dell'Mfdc.

Il conflitto si radicalizzò e la frangia estrema impugnò le armi. A sostenerli più o meno velatamente furono la Guinea-Bissau, dov'è molto radicata l'etnia Jola e sul cui confine i ribelli si addestrano, e il Gambia.
Nel 1999 si aprirono le negoziazioni tra il Movimento e il governo, sotto l'arbitrato di questi due Paesi.

Nel 2000 Abdoulaye Wade fu eletto Presidente del Senegal, e fece della soluzione del conflitto uno dei suoi cavalli di battaglia.

Il primo atto concreto si ebbe con l'accordo di pace di Ziguinchor nel dicembre 2004.

Peccato che in quella occasione non fossero presenti le fazioni più radicali in cui l'Mfdc si era ulteriormente frazionato negli anni precedenti.

Dall'altra parte, era assente lo stesso Presidente Wade, che aveva delegato al suo posto il Ministro dell'Interno.

Questo accordo sbloccò in ogni caso molto denaro che era stato stanziato dalla comunità internazionale per investire sul potenziale agricolo e turistico della regione.(Tratto dal web)

 

Nel Senegal odierno, cambiata la presidenza, dopo le ultime elezioni,per fortuna le speranze di una soluzione della conflittualità paiono maggiormente fondate per la gente comune,che molto spesso, inerme, è oggetto di atti di autentico banditismo, che poco o niente hanno a che vedere con serie motivazioni politico-culturali.

E questo nell’indifferenza del resto del mondo . L'informazione tace.

Della "question" Casamance, infatti, si è sempre saputo e si sa poco o quasi niente.

 

                  a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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