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Case chiuse, la sfida del sindaco Azzolini

Creato il 30 luglio 2013 da Tipitosti @cinziaficco1

Cinquecentomila firme entro il 30 settembre prossimo.

La sfida di Giovanni Azzolini, sindaco di Mogliano Veneto - 30 mila anime in provincia di Treviso – per far riaprire le case chiuse, è già partita.

“Non sarà facile – afferma il primo cittadino, eletto prima con il centrosinistra, poi con il centrodestra – c’è agosto in mezzo e un grande ostacolo, la burocrazia. Ma non molliamo. Ho la solidarietà di molti sindaci e, soprattutto, dei miei concittadini. Siamo stufi di avere armi spuntate contro il fenomeno della prostituzione senza controllo sulla strada. Noi sindaci possiamo solo emettere ordinanze contingenti, limitate nel tempo. La loro efficacia, infatti, non può superare i novanta giorni. Ho pensato con gli abitanti di Mogliano che la soluzione sarebbe un referendum abrogativo della legge Merlin. O meglio di una sua parte. Di qui la raccolta delle firme.  Ogni giorno c’è chi bussa alla mia porta perché non riesce a dormire la notte, ha paura dei malavitosi che girano intorno alle prostitute, le quali lasciano sporche le nostre città. Pensi ai  profilattici abbandonati per strada. Alcune di loro, poi, sono quasi nude. Immagini l’imbarazzo che creano a molte famiglie con bambini. Tante battono anche vicino a luoghi di culto. Non se ne può più”.

E la Chiesa come ha preso la sua iniziativa? “Per ora – replica Azzolini – non dice nulla. Ma è come se condividesse l’inadeguatezza della legge Merlin, che  ha reso molte città indecorose e non ha risolto il problema. Io punto a trasformare le case chiuse in attività imprenditoriali. Non voglio abrogare il reato di sfruttamento. Desidero che le prostitute paghino le tasse, lavorino – perché per tante è un mestiere – in condizioni diverse. Le voglio tutelare. E poi sa che giro d’affari c’è? Qualcuno ha calcolato che la prostituzione fuori controllo frutti tra i 30 e i 40 miliardi di euro. Se la nostra battaglia avrà esito positivo allo Stato potrebbero andare tra i 10 e i 20 miliardi di euro. Certe politiche, necessarie a combattere lo sfruttamento di tante donne, avrebbero finalmente le giuste risorse. In questa battaglia vorrei una mano da tutti, senza distinzione di bandiera. Le nostre difficoltà maggiori vengono dalla burocrazia, dal fatto che non possiamo raccogliere firme on line. Abbiamo leggi borboniche. Invito tutti a recarsi negli uffici elettorali dei Comuni che hanno ricevuto gli appositi moduli. In mezzo c’è agosto? Beh, che importa. Andiamo avanti. E se non ci riusciamo entro il 30 settembre, riproveremo. Mi sento come un giocatore di rugby, che agli ultimi metri raccoglie la palla ed è pronto alla schiacciata finale”.

Cinzia Ficco


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