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Caso Caffaro: Reportage da Brescia dieci anni dopo l’emergenza dell’inquinamento da PCB e diossine (2)

Creato il 09 agosto 2011 da Bracebracebrace

Caso Caffaro: Reportage da Brescia dieci anni dopo l’emergenza dell’inquinamento da PCB e diossine (2)

Caso Caffaro: Brescia dieci anni dopo (reportage, seconda parte)

Caso Caffaro: Reportage da Brescia dieci anni dopo l’emergenza dell’inquinamento da PCB e diossine (2)

la Caffaro

la Caffaro

Caso Caffaro: Reportage da Brescia dieci anni dopo l’emergenza dell’inquinamento da PCB e diossine (2)

Il metodo più efficace, elaborato in questi dieci anni dall’Asl, per curare i lavoratori esposti ai veleni della Caffaro e gli abitanti contaminati è molto semplice: innalzare sistematicamente i livelli di guardia. Se il valore di PCB nel sangue, secondo la Società Italiana Valori, è di 7,4 microgrammi/l, a Brescia viene alzata a 20 microgrammi. Se si scopre che i PCB provocano danni alla salute, si pubblica il risultato della ricerca su una rivista internazionale, per acquisire prestigio presso la comunità scientifica, ma non si informano i diretti interessati né tantomeno la popolazione (dott. Francesco Vassallo, dott. Carmelo Scarcella, dott. Sergio Carasi).

Caso Caffaro: Reportage da Brescia dieci anni dopo l’emergenza dell’inquinamento da PCB e diossine (2)

È il caso, denunciato da Marino Ruzzenenti, della figlia del coltivatore Pietro Antonioli, che ha fornito all’Asl il suo latte materno ma non è mai stata informata dei risultati delle analisi, che registravano livelli abnormi di PCB. Avrebbe potuto almeno interromprere l’allattamento del suo bambino, ed evitare di trasmettergli, già nei suoi primi anni di vita, una quantità di veleno pari a quella che circolava nel sangue degli operai della Caffaro una volta andati in pensione.

In via villa Glori, sono stati scelti per le analisi del sangue per il PCB gli abitanti che risiedevano lì da pochi anni, ed accuratamente evitati quelli che erano nati e cresciuti all’ombra della fabbrica. I lavoratori e i soggetti più a rischio non vengono più richiamati da diversi anni per i controlli sul PCB. Come potrà l’Asl sapere come evolve la presenza dei PCB nel sangue dei bresciani se non prosegue con le analisi, dato che è stato dimostrato che in alcuni casi il livello aumenta anziché diminuire, nonostante sia terminata l’esposizione diretta alla sostanza chimica? Ascolta la seconda parte del reportage:

Caso Caffaro: Reportage da Brescia dieci anni dopo l’emergenza dell’inquinamento da PCB e diossine (2)



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