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Cassandra. Il dono della veggenza

Creato il 20 novembre 2013 da Wsf

cassandra

Da ” Cassandra. Il dono della veggenza” poema di Lisa Orlando

Ancora una sola parola… No, non voglio cantare
da me la mia veglia funebre! Al sole,
alla sua luce suprema, rivolgo questa preghiera.

[Eschilo, Agamennone, trad. it. di P.P. Pasolini, 2001]

Apro la porta dell’orizzonte, levo in alto un lume e guardo; guardo lontano, lontano, sulla riva del giorno che arriva. C’è presagio di nero nella superficie rugosa di specchi futuri dove tutti gli uomini, tutti, hanno paura di contemplarsi il riflesso che avvampa e si affioca, che sorge e annega. Perché stagnarsi nella molle coda colante di una cometa passata?
Io no! Trascendere il limite del tempo presente, voglio, la cattura all’assenza, la pur se apocalittica verità ai venditori, vili, della menzogna, il nero luttuoso alla mercenaria ipocrisia del bianco. Sgroviglio il gomitolo del presente e afferro l’estremo bandolo con il lume della veggenza.
Sono Cassandra. La mercantessa del futuro che nessuno ha osato comprare.

Mettetevi in tondo sull’orlo del cerchio del paradiso perduto. Aiutarvi ha significato farmi morire. Le parole mie non hanno rattoppato che ombre, le verità non hanno purgato lo spirito, le urla implacabili non hanno fermato il grande eccidio. Ed è tardi ormai per i miracoli. Eppure m’innalzo, ancora, nel centro della girandola e soffio il mio ultimo fiato verso di voi, terminando il vostro ritratto, uomini! Uomini stolti, crepati per la stoltezza di sentirvi immortali. Uomini, che bramate dalle vostre vite un branco di giorni gioviali. Uomini, che vi raggomitolate come gufi nel guscio delle domande facili e marcite le vostre storie nell’ignoranza, sputando sul delirio delle lingue indovine. I miei occhi hanno marciato in avanti, in avanti, tra le pietre roventi della verità dove il vostro sguardo restava cieco. La mia coscienza ha abitato il deserto del mondo sotterraneo e la steppa dei sogni che non hanno colore; mi avete lasciato sola a lingueggiare interrogativi impronunciabili per le vostre bocche a pieghe strette, e deboli, bisognose solo di risposte che portano consolazione. Mi chiedo, mentre brancolate tra cataste di uccisi, mentre le aquile e gli avvoltoi battono le ali nere su di voi, mentre la città arde e si conclude, e odo le vostre grida e il vostro delirio nelle strade infuocate della notte, anch’esse ignare del tranello tramato, mi chiedo: ne è valsa la pena?

Dire il mio nome è dire l’insidia, dire il mio nome è dire la verità che fa paura, lo sbiancare febbrile dei vostri volti. Sono Cassandra! E anche ora che sono qui, sotto l’ascia lucente della morte, sotto gli occhi di colei che mi ucciderà, non voglio sbarazzarmi dal desiderio di esserlo. Adesso affondo, adesso posso sprofondare nel lenzuolo delle tenebre. Stendo il mio corpo e resto sospesa. Non sono più sopra la fredda schiena della terra. Non sono più in piedi; non mi si può più ferire né fare del male. La paura è fuggita via, sgusciata dal corpo.
Tu, Clitennestra, che mi guardi con le pupille dure come biglie nere e lustre, e frapponi fra te e me la glaciale logica della vendetta; liquido è l’acciaio della tua scure, si scioglie nelle mie membra. Tutto è morbidezza. Tutto è cedevole, ora, come l’acqua. La morte mi porta con sé, piano, stilla dopo stilla. Nessuno mi aiuterà. Vinti e vincitori, più crudeli della mia assassina, mi lascerete cadere giù, nell’abisso, e quando sarò caduta non mi rimpiangerete. Eppure ci sono momenti in cui ho immaginato che insieme avremmo potuto soffiare una bolla di sapone così grande da contenere tutto il mondo e avremmo aleggiato nel suo interno come angeli.
Ma ormai manca poco, attimi, al buio di me, mentre guardo in alto l’ultimo sole sciogliere la cera che tiene incollate le piume di tutte ali.

[Lisa Orlando (Minneapolis, 1973), studi alla Methodic University of Ohio in arti applicate. Sceneggiatrice di spot pubblicitari; modella dal 1995 al 1999 per gli artisti della Lowery East Side di New York. Da qualche anno si dedica alla scrittura e pubblicazione di romanzi e racconti. Da dieci anni vive e lavora a Bari, dove è animatrice di una galleria di arte contemporanea.]


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