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In generale, però, gli ultimi giri furono un susseguirsi di emozioni diverse e coinvolgenti, distanti anni luce dalla corsa di oggi, in cui non abbiamo visto neanche un sorpasso (partenza esclusa), e la crisi di Valentino (che pure ha girato sui tempi dei primi) è indice di questo peggioramento. La crisi ha cambiato - in peggio - la MotoGp. Dall'essere uno sport che toglieva spettatori alla Formula1, oggi le moto non restituiscono più lo stesso entusiasmo, e servono a poco le urla di Guido Meda. O, forse, la noia delle gare (d'altra parte Lorenzo vince in solitaria, quando non ha avversari con cui lottare) è indice di qualcos'altro.
E' il riferimento a Pantani del video postato sopra ad accendermi un lumicino. Perché la MotoGp sembra essere passata da una condizione "amatoriale", in cui conta il feeling del corridore con la sua moto, la personalità, e che esaltava in un certo modo l'improvvisazione, ad una condizione "metodica", in cui chi sviluppa meglio la moto è nettamente più forte degli altri, in cui l'elettronica sovrasta la personalità del pilota. Si è passati dalla guida di Valentino, che va male in prova, partiva male, ma poi si inventava il garone; alla guida di Lorenzo, che è rigoroso in ogni cosa che fa, ma lo spettacolo non c'è più. Intermediario tra i due è stato Stoner, probabilmente, la cui classe, però, è inavvicinabile dal povero Lorenzo. La bravura di quest'ultimo è puramente ripetitiva. Onore al merito, ma il Motomondiale è ben altra cosa. Era ben altra cosa.
Probabilmente si tratta di un'evoluzione necessaria, di un momento di passaggio fondamentale, anche per l'economia di questo sport. Ma come in ogni cosa, nei momenti di passaggio ci si trova di fronte ad un bivio, e finché vince Lorenzo, ho l'impressione che si stia prendendo il sentiero sbagliato!
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