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Cellulari: la truffa degli abbonamenti non richiesti

Creato il 26 novembre 2014 da Alessandro Zorco @alessandrozorco

Basta cliccare inavvertitamente un banner. Capita tante volte, soprattutto con i cellulari a schermo ridotto e quando gli utenti sono ragazzini e persone anziane. Spesso quel clic attiva un abbonamento a pagamento che ogni mese sottrae parecchi soldi dal credito telefonico dell’ignaro utente: servizi pornografici, giochi d’azzardo, scommesse, lotterie online. Una pratica scorretta, quella di estorcere abbonamenti a pagamento ai clienti delle compagnie telefoniche (il costo di attivazione va dai 3 ai 7 euro ma segue un ulteriore addebito mensile sul credito telefonico) che ormai è diventata frequentissima. L’Unione Nazionale Consumatori ha rilevato un aumento enorme di queste vere e proprie truffe durante lo scorso mese di agosto, quando negli uffici dell’associazione sono arrivate montagne di segnalazioni. “I truffatori non vanno in vacanza, anzi approfittano proprio della stagione del relax per colpire con attivazioni non richieste di abbonamenti e servizi a pagamento”, ha scritto in un recente comunicato stampa il segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori Massimiliano Dona. Ma cosa si può fare per difendersi?

Gli abbonamenti via cellulare

abbonamenti
Quando un utente ignaro si accorge che sono stati attivati a sua insaputa degli abbonamenti a pagamento sulla sua sim la trafila è sempre quella: contattare il call center della compagnia telefonica che immediatamente disattiva il servizio, ma nello stesso tempo comunica che il gestore non si ritiene obbligato in alcun modo al rimborso delle somme spese in quanto queste non sono state decurtate dal gestore telefonico ma direttamente dalle società terze che forniscono gli abbonamenti a pagamento.

Il ragionamento teoricamente non fa una grinza, non fosse altro che sono state proprio le compagnie telefoniche a fornire il numero di telefono alle società terze e gli hanno consentito di addebitare il costo di attivazione degli abbonamenti direttamente sul credito telefonico. Ovviamente senza che il cliente abbia assolutamente dato il suo consenso all’attivazione di tali abbonamenti.

E’ una pratica legale? Come la mettiamo con la fiducia del cliente? Gli utenti non hanno teoricamente diritto di essere informati di eventuali addebiti sul proprio conto telefonico? E il gestore non dovrebbe tutelare la privacy dei clienti senza dare a terzi il loro numero di telefono?

L’Unione Nazionale Consumatori

Proprio sulla base di queste considerazioni e sull’aumento degli abbonamenti non richiesti le associazioni di consumatori sono sul piede di guerra e stanno cercando di trovare nuovi rimedi alla truffa via cellulare di nuova generazione. In primo luogo segnalando questi casi alle autorità competenti nel settore delle comunicazioni: l’Autorità garante delle comunicazioni (AGCOM) a livello nazionale e i vari comitati regionali (Co.re.com).

In particolare, l’Unione Nazionale Consumatori della Sardegna che ha fornito una email per segnalare queste truffe in modo da attivare una procedura di conciliazione con l’obiettivo di far ottenere ai consumatori la restituzione delle somme addebitate per gli abbonamenti indebiti.

“Il fenomeno dei servizi non richiesti (con costi medi di 5 euro a settimana per ricevere sms, oroscopi, immagini, suonerie) è davvero inarrestabile – ha affermato il presidente Regionale dell’UNC Romano Satolli -: ad insaputa dell’utente vengono attivati nuovi contratti spesso approfittando di app o banner sui siti più popolari. Purtroppo in questi casi gli utenti (o almeno quelli che si accorgono dell’abuso) non sanno come comportarsi perché rivolgendosi al proprio operatore telefonico ci si sente rispondere che la responsabilità è dei singoli fornitori. Su questo stiamo facendo approfondimenti, ma intanto tutti coloro che si sono visti sottrarre denaro con questa pratica commerciale possono segnalare il caso alla email [email protected] per attivare una procedura di conciliazione paritetica e ottenere la restituzione degli importi indebitamente prelevati”.

“È inoltre importante sapere – ha aggiunto Satolli – che è possibile prevenire questo fenomeno chiedendo al vostro operatore il ‘barring sms‘, ovvero lo sbarramento verso tutti gli sms a pagamento non richiesti. L’operazione, almeno questa, è gratuita”.

Un altro consiglio dell’associazione è quello di controllare analiticamente le bollette per scovare eventuali contratti non richiesti: ovvero tutti quei servizi legati all’abbonamento che non avete espressamente richiesto al momento della stipula del contratto. “A molti – conclude il presidente dell’UNC – sarà capitato di vedere in bolletta, unitamente all’abbonamento mensile per le chiamate o il traffico dati, una serie di voci (segreteria telefonica, noleggio del modem, etc.) che si aggiungono al servizio scelto e che fanno lievitare, in alcuni casi di non poco, il prezzo dell’abbonamento. Ecco in questi casi il consumatore ha diritto di non pagare per servizi che non ha espressamente richiesto”.

Gli optional non richiesti

A questo riguardo, in questo articolo apparso su Sardegna Consumatore, servizio per la tutela dei consumatori a cura della Regione Sardegna, si legge che “la legge espressamente vieta, qualificandole come scorrette, quelle pratiche commerciali poste in essere dalle compagnie telefoniche, in forza delle quali il gestore telefonico attiva e in seguito fattura nella bolletta servizi telefonici opzionali mai richiesti”.

L’articolo cita la Direttiva Europea n. 2005/29/Ce, recepita in Italia con il Decreto Legislativo n. 146/2007 e poi inserita nel Codice del Consumo, che vieta espressamente le forniture non richieste, con espresso divieto alle compagnie di “fornire beni o servizi di comunicazione elettronica diversi da quelli espressamente concordati con il cliente. Quando ciò accade – si legge nell’articolo – al consumatore non può essere legittimamente addebitato alcun corrispettivo ovvero richiesto alcun costo di attivazione, canone o traffico al consumo, proprio perché manca la volontà contrattuale del cliente e, pertanto, non può dirsi validamente concluso alcun contratto, con la diretta conseguenza che gli operatori dovranno – a loro spese – provvedere al ripristino delle condizioni contrattuali preesistenti”.

Cosa fare allora?

In caso di addebiti per servizi opzionali attivati dal gestore telefonico senza il consenso dell’utente le associazioni dei consumatori consigliano questi passaggi che probabilmente sono validi anche per provare a recuperare gli esborsi per gli abbonamenti resi possibili dalla indebita cessione dei dati degli utenti a società terze:

  • Il primo passo consiste in una lettera raccomandata con avviso di ritorno di diffida/reclamo al gestore telefonico per contestare le somme sborsate;
  • se il reclamo non viene definito positivamente è possibile agire in giudizio nei confronti del gestore telefonico. Prima però è necessario esperire – assistiti da un’associazione di consumatori – un tentativo di conciliazione davanti al CO.RE.COM. competente per Regione. Se entro 30 giorni dal ricevimento dell’istanza il CO.RE.COM non fissa l’udienza di conciliazione o se non viene trovato un accordo il consumatore potrà adire le vie legali;
  • una ulteriore forma di tutela, dopo avere inoltrato il reclamo al gestore, è quella di informare (con un apposito modulo) l’Autorità Garante delle Comunicazioni (AGCOM) che potrà eventualmente avviare una indagine e sanzionare la pratica commerciale scorretta posta in essere dal gestore telefonico.

Tra l’altro nel Regolamento in materia di indennizzi approvato dall’AGCOM nel 2011 si prevede che qualora una compagnia telefonica abbia adottato pratiche commerciali scorrette l’utente abbia diritto ad un indennizzo con accredito diretto nelle fatture, a partire dalla prima emessa dopo l’accertamento del disservizio.

Tutti passaggi che si potrebbero evitare con una maggiore trasparenza e tutela della nostra privacy da parte delle compagnie che ci forniscono i servizi telefonici.


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