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Cennino Cennini, “Il libro dell’arte” II

Creato il 08 settembre 2014 da Marvigar4

Cennino Cennini

IL LIBRO DELL’ARTE,

O TRATTATO DELLA PITTURA

DI CENNINO CENNINI

da Colle di Valdelsa; di nuovo publicato, con molte correzioni e coll’aggiunta di più capitoli tratti dai codici fiorentini, per cura di Gaetano e Carlo Milanesi

Firenze.

Felice Le Monnier

1859

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CAPITOLO VIII.

In che modo dèi incominciare a disegnare con istile, e con che luce.

Ancora l’osso della coscia del castrone è buono, e della spalla, cotto per quella forma è detto. E poi abbi uno stile di argento o d’ottone, o di ciò si sia, purché dalle punte sia d’argento, sottili a ragione, pulite, e belle. Poi con esempio comincia a ritrarre cose agevoli quanto più si può, per usare la mano, e collo stile su per la tavoletta leggermente, che appena possi vedere quello che prima incominci a fare; crescendo i tuo’ tratti a poco a poco; più volte ritornando per fare l’ombre: nelle stremità vuoi fare più scure, tanto vi torna più volte; e così, per lo contrario, in su e rilievi tornavi poche volte. E ’l timone e la guida di questo potere vedere, si è la luce del sole, la luce dell’occhio tuo, e la man tua; ché senza queste tre cose nulla non si può fare con ragione. Ma fa’ che, quando disegni, abbi la luce temperata, e il sole ti batta in sul lato manco: e con quella ragione t’incomincia a usare in sul disegnare, disegnando poco per dì, perché non ti venga a infastidire né a rincrescere.

CAPITOLO IX.

Come tu de’ dare (secondo) la ragione della luce, chiaroscuro alle tue figure, dotandole di ragione di rilievo.

Se per ventura t’avvenisse, quando disegnassi o ritraessi in cappelle, o colorissi in altri luoghi contrari, che non potessi avere la luce dalla man tua, o a tuo modo, seguita di dare el rilievo alle tue figure, o veramente disegno, secondo l’ordine delle finestre che trovi ne’ detti luoghi, che ti hanno a dare la luce. E così, seguitando la luce da qual mano si sia, da’ el tuo rilievo e l’oscuro, secondo la ragione detta. E se venisse che la luce venisse o risplendesse per lo mezzo in faccia, o vero in maestà, per lo simile metti il tuo rilievo chiaro e scuro alla ragione detta. E se la luce prosperasse con finestra che fusse maggiore d’altra che fusse ne’ detti luoghi, seguita sempre la più eccellente luce, e voglia con debito ragionevole intenderla e seguitarla; perché, ciò mancando, non sarebbe tuo lavorio con nessuno rilievo, e verrebbe cosa semprice, e con poco maestero.

CAPITOLO X.

El modo e l’ordine del disegnare in carta pecorina e in bambagina, e aombrare di acquerelle.

Ritornando in su ’l diritto del nostro andare, ancor si può disegnare in carta pecorina e bambagina. Nella pecorina tu puoi disegnare, o vero dibusciare, collo stile detto, mettendo prima del detto osso, seminato isparso e nettato con zampa di levre, per su per la carta, asciutto, e spolverato in forma di polvere o di vernice da scrivere. Se vuoi, poiché hai collo stile disegnato, chiarire meglio il disegno, ferma con inchiostro ne’ luoghi stremi e necessari. E puoi aombrare le pieghe di acquerella d’inchiostro; cioè acqua quanto un guscio di noce tenessi dentro due goccie d’inchiostro; e aombrare con pennello fatto di code di vaio, mozzetto e squasi sempre asciutto: e così, secondo gli scuri, così annerisce l’acquerella di più gocciole d’inchiostro. E per lo simile puoi fare e aombrare di colori o di pezzuole secondo che i miniatori adoperano; temperati i colori con gomma, o veramente con chiara, o albume d’uovo, ben rotta e liquefatta.

CAPITOLO XI.

Come si può disegnare con istil di piombo.

Ancora puoi senza osso disegnare nella detta carta con istile di piombo; cioè fatto lo stile due parti piombo, e una parte stagno ben battuto a martellino.

CAPITOLO XII.

Come, se avessi trascorso col disegnare con lo stile del piombo, in che modo lo puoi levar via.

Nella carta bambagina puoi disegnare col predetto piombino, senza osso, ed eziandio con osso. E se alcuna volta t’avvenisse trascorso, che volessi tor via alcuno segno fatto per lo detto piombino, togli una poca di midolla di pane, e fregavela su per la carta, e torrai via quello che vorrai. E similmente su per la detta carta puoi aombrare d’inchiostro, di colori, e di pezzuole con la predetta tempera.

CAPITOLO XIII.

Come si de’ praticare il disegno con penna.

Praticato che hai in su questo esercizio un anno, e più e meno secondo che appetito o diletto tu arai preso, alcuna volta puoi disegnare in carta bambagina pur con penna che sia temperata sottile; e poi gentilmente disegna, e vieni conducendo le tue chiare, mezze chiare, e scure, a poco a poco, colla penna più volte ritornandovi. E se vuoi rimangano i tuoi disegni un poco più lecchetti, davvi un poco di acquerella, secondo t’ho detto di sopra, con pennello di vaio mozzetto. Sai che ti avverrà, praticando il disegnare di penna? che ti farà sperto, pratico, e capace di molto disegno entro la testa tua.

CAPITOLO XIV.

El modo di saper temperar la penna per disegnare.

Se ti bisogna sapere come questa penna d’oca si tempera, togli una penna ben soda, e recatela in su il diritto delle due dita della man manca, a riverscio; e togli un temperatoio ben tagliente e gentile; e piglia, per larghezza, un dito della penna per lunghezza; e tagliala, tirando il temperatoio inverso te, facendo che la tagliatura sia iguali e per mezzo la penna. E poi riponi il temperatoio in su l’una delle sponde di questa penna, cioè in su ’l lato manco che inverso te guarda, e scarnala, e assottigliala inverso la punta; e l’altra sponda taglia al tondo, e ridulla a questa medesima punta. Poi rivolgi la penna volta in giù, e mettitela in sull’unghia del dito grosso della man zanca; e gentilmente, a poco a poco, scarna e taglia quella puntolina; e fa’ la temperatura grossa e sottile, secondo che vuoi, o per disegnare o per iscrivere.



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