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Centinaia di galassie nascoste dietro la Via Lattea

Creato il 09 febbraio 2016 da Media Inaf
Il radiotelescopio da 64 metri Parkes, situato nel Nuovo Galles del Sud, in Australia. Crediti: CSIRO

Il radiotelescopio da 64 metri Parkes, situato nel Nuovo Galles del Sud, in Australia. Crediti: CSIRO

Utilizzando il radiotelescopio australiano Parkes da 64 metri, un gruppo internazionale di ricercatori è riuscito a scrutare attraverso la zona d’ombra galattica (Zone of Avoidance), una zona di cielo in precedenza pressoché inesplorata in quanto schermata alla vista dalla presenza stessa della nostra galassia, in particolare dalla densa cortina di stelle e polveri ammassate sul piano della Via Lattea. In un articolo pubblicato su Astronomical Journal, i ricercatori raccontano di avere osservato centinaia di galassie prima sconosciute, nonostante si trovino relativamente vicine a noi, a soli 250 milioni di anni luce.

Secondo gli autori, la scoperta potrebbe finalmente fare luce sulla natura del cosiddetto Grande Attrattore, una regione dell’universo “locale” che manifesta un’anomalia gravitazionale, attirando vigorosamente verso di sé centinaia di migliaia di galassie, compresa quella in cui ci troviamo.

Grazie alle tecnologie innovative di cui è dotato il radiotelescopio Parkes – sintetizza il primo firmatario del nuovo studio, Lister Staveley-Smith dell’ICRAR, il Centro internazionale per la ricerca radioastronomica in Australia – il gruppo di ricerca è riuscito a mappare questa zona di cielo molto più velocemente di quanto si poteva fare in passato, trovando 883 galassie, un terzo delle quali mai osservate in precedenza.

Rappresentazione delle onde radio emesse dalle nuove galassie scoperte, passate attraverso la Via Lattea e infine ricevute dal radiotelescopio Parkes sulla Terra. Crediti: ICRAR

Rappresentazione delle onde radio emesse dalle nuove galassie scoperte, passate attraverso la Via Lattea e infine ricevute dal radiotelescopio Parkes sulla Terra. Crediti: ICRAR

Nel loro studio, gli scienziati hanno cercato di arrivare a capo del misterioso Grande Attrattore, i cui effetti sono stati riscontrati già negli anni ‘70 e ’80, senza arrivare in seguito a una spiegazione convincente. «In tutta franchezza, noi non capiamo che cosa stia causando questa accelerazione gravitazionale sulla Via Lattea o da dove provenga», spiega Staveley-Smith. «Sappiamo però che in questa regione si trovano alcuni raggruppamenti molto grandi di galassie, che chiamiamo ammassi (cluster) o superammassi, e tutta la nostra Via Lattea si sta muovendo verso di loro a più di due milioni di chilometri all’ora».

La ricerca ha individuato diverse nuove strutture che potrebbero aiutare a spiegare il movimento della Via Lattea, tra cui tre concentrazioni di galassie e due nuovi ammassi. «Una galassia media contiene 100 miliardi di stelle, quindi trovare centinaia di nuove galassie nascoste dietro la Via Lattea indica un sacco di massa di cui non si sapeva nulla fino a oggi», spiega Renée Kraan-Korteweg, professoressa dell’Università di Cape Town, in Sud Africa.

Illustrazione di come potrebbero apparire le numerose galassie rintracciate per la prima volta nella cosiddetta “zona da evitare” del cielo, basandosi sulle loro posizioni reali relativamente alla nostra galassia. Crediti: ICRAR

Illustrazione di come potrebbero apparire le numerose galassie rintracciate per la prima volta nella cosiddetta “zona da evitare” del cielo, basandosi sulle loro posizioni reali relativamente alla nostra galassia. Crediti: ICRAR

«Un ottimo risultato, ottenuto usando le onde radio per penetrare lo spesso strato di polvere presente nella Via Lattea e scoprire le galassie che si trovano dietro di essa», commenta a Media INAF Steven Tingay, non coinvolto nella ricerca ma fino a pochi giorni fa vice direttore dell’ICRAR australiano e ora direttore dell’Osservatorio di Radioastronomia dell’INAF.

Un risultato che non è stato raggiunto da un giorno all’altro. «I dati provenienti dall’innovativo ricevitore radio del Parkes sono stati raccolti tra il 1997 e il 2000, quasi 20 anni fa – ricorda Tingay. Questo dimostra quanto tempo può essere necessario per elaborare e pubblicare i complessi dati provenienti dai grandi radiotelescopi».

Una sfida che diverrà ancora più ardua nel prossimo decennio, quando il futuro ciclopico radiotelescopio Square Kilometre Array (SKA) spingerà la problematica dell’elaborazione dei dati a livelli estremi. Una lotta tecnologica a colpi di bit in cui, dice in conclusione Tingay, «l’Italia è in prima linea nella progettazione di un centro di elaborazione dati scientifici per l’Europa che consentirà a tutti gli astronomi europei di utilizzare SKA per scoprire alcuni dei misteri fondamentali dell’universo».

Guarda il servizio video di INAF TV:

Fonte: Media INAF | Scritto da Stefano Parisini


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