Magazine Arte

Cento anni di Robert Capa

Creato il 08 dicembre 2013 da Lesmotsblog

Il 22 ottobre di cento anni fa, nasceva a Budapest Robert Capa. Registrato all’anagrafe Endre Erno Friedmann, acquisirà il nome della fama nel 1936, su suggerimento dell’amata Gerda Pohorylle, ebrea tedesca conosciuta a Parigi, negli anni del Terzo Reich.
Avvicinatosi fin dall’adolescenza alla sinistra, con la quale militava attivamente, il giovane Friedmann desiderava intraprendere la carriera giornalistica, per condividere e promuovere le proprie convinzioni, soprattutto politiche. A 17 anni, arrestato per partecipazione ad una manifestazione antigovernativa, Friedmann fugge dall’Ungheria e giunge a Berlino, ove si iscrive alla facoltà di giornalismo, presso la Deutsche Hochschule fur Politik. Per guadagnarsi da vivere, svolge lavori occasionali: assunto come assistente nel laboratorio fotografico di una prestigiosa agenzia di informazione berlinese, viene inviato a questo titolo a Copenhagen, come reporter in occasione di un intervento pubblico di Trotsky. E’ la prima tappa di un grandioso percorso artistico e giornalistico.

Con l’ascesa al potere di Hitler, Friedmann è costretto ad un nuovo spostamento. Si stabilisce a Parigi, dove incontra Gerda, bella, libera e acuta, con cui intraprende una relazione che lo segnerà anche professionalmente. Gerda, riconoscendo il talento di Endre, lo spinge a costruirsi un personaggio, gli assegna lo pseudonimo dal sapore hollywoodiano di Robert Capa, presenta lei stessa i lavori di Endre alle più importanti agenzie parigine. E’ un successo.

Dopo aver documentato la vittoria del Fronte Popolare in Francia, nel 1936, Capa parte alla volta della Spagna, per catturare la realtà della guerra civile spagnola.

Il 5 settembre, sul fronte di Cordova, fissa sulla pellicola l’immagine toccante, straniante, di un miliziano repubblicano colpito a morte, ancora in piedi.

foto1_robert_capa

E’ lo scatto di una carriera. E’ il fotogramma di un destino. Di più destini. Di quella stessa guerra, Gerda morirà pochi mesi dopo, accidentalmente investita da un carro armato a Madrid. Per quella passione, morirà Robert Capa, nel 1954, calpestando una mina in Indocina.

Tanto è stato detto di questo scatto potentissimo. “Una fotografia del genere invia segnali contraddittori. “Fermate tutto ciò” ingiunge. Ma al tempo stesso esclama”che spettacolo!” (Susan Sontag).
Ne ha parlato Capa stesso, la registrazione è disponibile online al sito dell’International Center of Photography di New York. “Mi trovavo là, in trincea, con circa 20 milicianos e quei 20 milicianos avevano 20 vecchi fucili e dall’altra parte della collina, di fronte a noi, c’era la mitragliatrice di Franco. I miei milicianos sparavano nella direzione della mitragliatrice per cinque minuti, poi si fermavano e dicevano: ‘Vàmonos’, e uscivano da quella trincea e iniziavano ad attaccare la mitragliatrice. La cosa si ripeté circa tre o quattro volte. Così alla quarta volta ho come messo la mia macchina fotografica sopra la testa pur non vedendo e ho scattato quella fotografia mentre uscivano dalla trincea. Non vidi mai le mie fotografia là, ma le inviai (a Parigi ndr.) con molte altre immagini che avevo fatto in Spagna. Mi fermai in Spagna tre mesi e quando tornai ero un fotografo molto famoso perché la macchina fotografica che avevo sopra la mia testa ritrasse un uomo nel momento esatto in cui venne colpito… Probabilmente quella è la miglior fotografia che abbia mai fatto. Non ho mai visto quell’immagine nel mirino, perché la macchina fotografica era lontana, sopra la mia testa”.

RobertCapaShaarHaAliyaTransitCampHaifa1950
Indocina, 1950. Accampamento per immigrati di Sha’ar Ha’aliya

Eletto da Picture Post, il 3 dicembre 1938, il miglior fotografo di guerra al mondo, Robert Capa spinse la passione all’estremo, fino al sacrificio della propria vita. “Se la foto non ti è venuta bene – diceva – vuol dire che non ti sei avvicinato abbastanza”. Una storia di coraggio e generosità, che ci ha consegnato una visione ravvicinata di eventi colossali della storia del Novecento.

sbarco in normandia

La sfortunata storia del suo reportage dello sbarco in Normandia – l’ansia del tecnico di avere subito sotto gli occhi quelle immagini eccezionali, lo condusse ad aumentare frettolosamente la temperatura e a provocare l’alterazione dell’emulsione, errore che costò sessantadue scatti – non ha impedito che Robert Capa divenisse, per tutti, il fotografo dell’ingresso degli Alleati. I nostri occhi, gli occhi di ciascuno di noi, hanno scorso quelle immagini, sui libri di scuola. La nostra fantasia, l’immagine che abbiamo dei militari americani di allora, di quell’intera guerra stessa, è costruita su quegli scatti, più ancora che su qualsiasi racconto, familiare o letterario.

Robert Capa non fu solo fotografo di guerra. Cineasta e fotografo di scena, ebbe, per due anni, una relazione con Ingrid Bergman, che a quel mondo lo portò ancor più vicino. Scattò sul set di Notorius di Hitchcock; di La carrozza d’oro di Jean Renoir, con Anna Magnani; de Il tesoro dell’africa, con Gina Lollobrigida e con la collaborazione di Truman Capote; di La contessa scalza, con Ava Gardner; di Riso amaro di Giuseppe de Santis.

Il Robert Capa fotografo di set è celebrato nella mostra in corso presso Villa Manin, Codroipo (Ud), fino al 19 gennaio, ove sono esposte tutte le foto pubblicate in questo post, ad eccezione dell’ultima, esposta a New York.

robertcapa

capa

E’ quasi in chiusura la mostra Capa in Italia, a Palazzo Braschi, a Roma, che si trasferirà dal 10 gennaio 2014 a Firenze, presso il Museo Nazionale della fotografia Fratelli Alinari.

Nel mondo, sono tante le iniziative per ricordare il centenario della nascita del grande fotografo. Segnaliamo, particolarmente, accanto alle due italiane, la newyorkese Capa in color, presso l’International Center of Photography dal 31 gennaio al 4 maggio 2014, che presenta fotografie inedite a colori, che Capa realizzò tra il 1938, quando si recò in Cina per documentare l’invasione dei giapponesi, e il 1954, anno della sua scomparsa.

capany

Bambini in attesa di visitare la tomba di Lenin, Mosca, 1947



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :