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Chagall dʼArabia. Calendario Godiva 2012

Da Leragazze

Chagall dʼArabia. Calendario Godiva 2012

Proseguono le illustrazioni per la storia di Kamar al-Zaman e la moglie dell’orefice.

Quella che compare qui è appunto Halimah, la moglie dell’orefice, in una situazione che ricorda la figlia del sultano in Aladino, quando attraversa sontuosamente le strade ma nessuno deve osare guardarla, perciò la città viene evacuata. Anzi Chagall aggiunge un’allusione alla leggenda di Lady Godiva, perché la donna è raffigurata nuda (diversamente dal testo, che la descrive avvolta in splendidi abiti, e solo con il viso scoperto).

Non è l’unica licenza poetica che l’artista si prende. Il testo, ad esempio, parla di 80 ragazze che circondano Halimah, ma nel disegno di Chagall il gruppo che la attornia è composto di uomini, nudi anche loro; il corteo femminile invece la precede.

Tantissimi i riferimenti alla storia dell’arte, dal carnevalesco Ingresso di Cristo a Bruxelles di Ensor alle parate clownesche dipinte da Rouault, al “sabba” in cerchio attorno al laghetto nel Giardino delle delizie di Bosch. Così come i paralleli letterari, in particolare i cortei di Eros / Amore, tema medievale e rinascimentale a cui il Petrarca dedicò il primo dei suoi Trionfi. Questo spiegherebbe bene la sfilata di uomini nudi e “psicologicamente schiavi” del desiderio. Volendo – ma andrebbe dimostrato – potrebbe anche starci un rimando un po’ ironico all’apparizione di Beatrice negli ultimi canti del Purgatorio di Dante.

Ma fondamentali, ai fini dell’interpretazione dell’opera, sembrano soprattutto le auto-citazioni che fa Chagall dalle proprie incisioni per la Bibbia. Almeno quattro di quelle incisioni hanno infatti un impianto compositivo molto simile al corteo di Halimah: La danza di Maria, sorella di Mosè (n. 35) dopo il passaggio del Mar Rosso; Il passaggio del Giordano (n. 44) con il rotolo della Torah;  L’Arca trasportata a Gerusalemme (n. 68) dal re David; L’unzione di re Salomone (n. 76) ossia il suo ingresso trionfale nella Città santa. Tanto più che, in questa illustrazione per le Mille e una notte, a destra compare a sorpresa un personaggio che è chiaramente David con la spada in una mano e nell’altra mano la testa di Golia.

E qui la domanda: con tutta ’sta carne al fuoco, Chagall dove vuole andare a parare?

La prima impressione era quella di un’ennesima esaltazione della donna, tema chagalliano per eccellenza, soprattutto in memoria della moglie Bella. Guardando meglio, però, se ne ricava un’idea diversa. Halimah ha ben poco della figura femminile aerea e luminosa dei dipinti di Chagall; è segnata da una certa ambiguità… diciamolo pure, ha un’aria da troietta da calendario.

A renderla più inquietante è l’assenza di iridi e pupille. Viceversa, a possedere un occhio – a vederci bene – è uno dei due violini che si stanno “allontanando” sulla destra. Se nell’arte di Chagall il violino è associato alla festa popolare, alla religiosità vissuta, allora la loro presenza defilata è un segnale d’allarme. Nell’immagine, l’unico a guardare in direzione diversa rispetto alla folla è appunto il re David, vincitore del “campione dei falsi dèi” (cfr. 1 Samuele 17, versetti 43-45), ed è anche l’unico a notare i violini.

Se è così, allora tutti i riferimenti sacri si ribaltano in una blasfema imitazione religiosa, che ha lo scopo di sedurre e ingannare. Halimah non rappresenta la Donna con la D maiuscola ma la Babilonia-prostituta contro cui i profeti di Israele lanciavano le loro invettive.

Come mai Chagall sottolinea tanto questo aspetto? Lo sveleranno man mano le puntate seguenti.

dhr



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