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Chagall dʼArabia. Dal profondo

Da Leragazze

Chagall dʼArabia. Dal profondoSeconda e ultima immagine dedicata alla fiaba di Abdallah della Terra e Abdallah del Mare. Per prima cosa va notato che ogni illustrazione di Chagall fa storia a sé: questa ad esempio non è la “continuazione” dell’immagine precedente, perché i due personaggi hanno un aspetto abbastanza diverso. Tanto per cominciare, Abdallah del Mare qui compare in versione maschile, come nel racconto; Chagall quindi non identifica più la creatura marina con la defunta moglie Bella.

Grazie all’immancabile unguento (cfr. streghe nel Medioevo), il pescatore terrestre è in grado di viaggiare incolume sott’acqua per visitare il mondo “uguale ma diverso” di Abdallah del Mare. Qui affronta qualche avventura fantascientifica, come l’incontro con le misteriose, pericolose creature dette dandan. Subisce anche, se non il razzismo, perlomeno l’ironia del popolo del mare, che lo deride chiamandolo “senzacoda”.

Chagall sfrutta graficamente al massimo lo spunto offerto dal testo: “Abdallah [della Terra] si divertì ad ammirare le specie di pesci, grandi e piccoli, che giocavano tra loro. Alcuni sembravano bisonti, altri tori o cani o perfino esseri umani”. L’illustrazione diventa una fantasmagoria di creature ibride che sembrano uscite da un dipinto di Bosch, però più allegre.

In alto a destra si nota il re del mare, di fronte al quale il visitatore terrestre dovrà presentarsi ufficialmente. Il modo in cui Chagall lo disegna rimanda vari a soggetti che aveva ben presenti: Mosè e Aronne al cospetto del faraone, e/o Salomone (vedi la sua Bibbia), e/o il Mondo nelle icone bizantine della Pentecoste, raffigurato come un anziano imperatore in carcere. Da un lato quindi la sapienza, dall’altro le tenebre in attesa di redenzione.

Tutti questi elementi fanno pensare alle grandi acque, al caos primordiale da cui emerse, ben strutturata, la creazione per volontà dell’Altissimo. Ancora una volta si intuisce un’allusione al viaggio di Orfeo nel regno infero del dio Ade per compiere la sua “missione impossibile”. Il verde è un colore ambiguo, che può suggerire la malattia e la morte, oppure la vita, la natura lussureggiante. Siamo, per così dire, alle “doglie cosmiche del parto”; si è ancora nel buio e nella confusione ma qualcosa sta per venire alla luce, potrebbe spalancarsi un nuovo orizzonte. Quale, lo si scoprirà nelle prossime puntate.

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Corollario. La fiaba contiene una morale, non raffigurata da Chagall, ma che sicuramente lo toccava da vicino. Durante la visita al mondo subacqueo Abdallah della Terra si imbatte in una festa. “Celebrano forse un matrimonio?” chiede. Abdallah del Mare risponde che no, è un funerale. “E voi esultate, cantate e festeggiate?” – “Certo. E voi cosa fate?” – “Quando muore uno di noi, piangiamo e ci disperiamo”. Questa scoperta spezza per sempre l’amicizia tra i due Abdallah. Quello del Mare chiede con amarezza: “Voi, gente della terra, non siete forse proprietà di Allah?” – “Certo che lo siamo”. – “Allora perché vi affliggete quando Allah si riprende quel che è suo, e piangete?… Se ti è tanto penoso rendere ad Allah ciò che gli appartiene, ti sarà forse più facile cedere al Profeta quel che è suo [un dono votivo, ndr]? Pertanto, non abbiamo bisogno della vostra amicizia”. E “quando ebbe finito il suo discorso se ne andò, scomparendo nel mare”.

dhr



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