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Che cosa succede dopo la morte?

Da Straker
Che cosa succede dopo la morte?
Che cosa succede veramente dopo la morte? E’ domanda che dovrebbe incalzare tutti, ma – si sa – siamo presi da cose più importanti: il calcio, Renzi, "X Factor", il sabato sera in discoteca… Comunque è quesito che vogliamo porci.
Accantonati gli scenari secondo cui, dopo il decesso, ci attende il nulla o un sonno profondissimo prima della resurrezione, proviamo ad immaginare che la coscienza individuale sopravviva, una volta azzerati i parametri vitali. Gli studi ed i resoconti sulle esperienze di pre-morte hanno lasciato intravedere le dimensioni in cui l’anima presumibilmente si inoltra ed è singolare non tanto che queste esperienze si assomiglino un po’ tutte, piuttosto che, pur nella sostanziale affinità con altri vissuti, il racconto del neurochirurgo Eben Alexander se ne discosti, con la descrizione di particolari eccentrici ed anomali. Alexander, dopo essere “morto” per una settimana a causa di un’infezione da Escherichia coli che aveva colpito l’encefalo, non solo tornò in “vita”, ma, contro ogni prognosi, recuperò presto le facoltà motorie e cognitive. L’uomo, oltre a ricordare un’estatica avventura in una terra meravigliosa popolata da farfalle multicolori, riferì di aver dimorato in una regione repellente, piena di miasmi e dove aveva udito un suono meccanico ed ossessivo. Forse Alexander si era smarrito nell’Inferno, prima di trovare la strada per il Paradiso?
Non mancano relazioni di esperienze terribili (di solito narrate da persone che hanno tentato il suicidio) né rapporti antitetici con “viaggi” in plaghe luminose dove i redivivi hanno provato un senso di ineffabile beatitudine, ma reperire nello stesso resoconto entrambi i vissuti lascia esterrefatti. Quella zona tenebrosa, invasa da creature ripugnanti e mefitiche, in cui la coscienza di Alexander rimase per un po’ di tempo imprigionata, è l’Inferno?
Per rispondere, dobbiamo rispolverare una veneranda e negletta Tradizione, quella gnostica. La Gnosi antica è simile ad un fiore profumato e bellissimo che riesce a spuntare in uno stretto interstizio: è pressoché l’unico retaggio che pare essere senza ambiguità dalla parte degli Uomini e non degli Arconti. (1) E’ la Gnosi antica che tenta di avvisare l’umanità dell’arazzo di inganni tessuto dai Dominatori, non solo durante l’esistenza ma pure nel momento decisivo del trapasso.
Non è scontato che l’anima, una volta uscita dal guscio corporeo, si rechi nell’aldilà: essa potrebbe rimanere, per un periodo più o meno lungo, in una sorta di zona di frontiera (l’astrale?) che presenta tratti simili a quelli del mondo tetro e mefitico rappresentato da Alexander. Forse non è solo la condotta durante la vita terrena ad influire sul destino post mortem, ma pure una particolare consapevolezza della propria natura e del fatto che i Guardiani della soglia hanno tutto l’interesse ad evitare che l’anima ritorni nella sua sede primigenia per cui tentano di acciuffarla e di rigettarla nel calderone del samsara.
La Prima Apocalisse di Giacomo rivela una sorta di salvacondotto verso la Liberazione? In questo testo apocrifo (segreto) leggiamo: “Il Signore disse a lui: 'Giacomo, ecco, ti rivelerò la redenzione. Quando sei afferrato e subisci queste sofferenze, una moltitudine si armerà contro di te per afferrarti. E in particolare tre di loro ti ghermiranno - coloro che siedono come esattori di pedaggio. Non solo chiedono il pedaggio, ma portano via le anime con un furto. Quando si cade in loro potere, uno di loro che è a guardia ti dirà: 'Chi sei tu e da dove vieni?' Gli risponderai: 'Io sono un figlio e sono dal Padre'. Egli ti chiederà: 'Che tipo di figlio sei ed a quale Padre appartieni?' Dirai: 'Vengo dal Padre pre-esistente e sono un figlio pre-esistente".
La cella buia e maleodorante evocata da Alexander potrebbe non essere l’Inferno, ma il ribrezzoso Regno degli Arconti ed il cosmo, dove siamo incarcerati, una propaggine tecno-olografica del loro Impero nefando e squallido. Notiamo in primo luogo che nel film “Matrix”, l’ambiente in cui le macchine allevano il bestiame umano è desolato e freddo come l’Ade raffigurato da Alexander.
Inoltre, in questi ultimi anni alcuni scienziati, preceduti, però, da un artista visionario come Philip K. Dick, hanno ipotizzato che l’universo sia una neurosimulazione o, meglio, un sofisticato software: qualche ricercatore si è accorto che la strutture basilari del cosmo paiono avere i caratteri dei pixel, come se la “realtà” fosse l’immagine di uno schermo, un’immagine composta in ultima istanza da innumerevoli puntini. A quale cosmo ci riferiamo? Probabilmente a quello generato e distorto dagli Arconti, non alla realtà reale (dall’iperuranio di Platone all’ordine implicito di David Bohm). Si comprende allora perché molte sinistre confraternite adorano il Grande Architetto dell’Universo (G.A.U.): esse venererebbero il Signore degli Arconti, un essere in cui una sbalorditiva conoscenza della matematica si abbina alla smania di controllo. Culto fanatico della tecnologia, smania di controllo non sono le ossessioni delle sedicenti élites, composte dai sicari delle Potenze?
Galilei scrisse che “l’universo è scritto in caratteri matematici”: quale universo? La caverna arcontica (il programma informatico percepito come unica realtà) o l’Empireo dove non hanno cittadinanza i perfetti, algidi numeri?
(1) Nei testi gnostici gli Arconti sono dipinti come una progenie imitatrice. “Arconti” significa sia “reggitori” sia “esseri del principio”, giacché nacquero prematuramente, donde l’analogia con l’aborto spontaneo nei papiri di Nag Hammâdi. Questa genia deviante venne alla luce prima che si formasse la Terra: a differenza degli uomini e delle altre specie, gli Arconti non originarono dalla Luce, ma dalla materia inorganica. In principio gli Arconti non possedevano un habitat, ma brulicavano attorno alla Terra a guisa di cavallette fameliche, attratti da Sophia, da cui furono respinti. Queste creature sono prive di ennoia, ossia volontà ed intenzione, rappresentando un’aberrazione cosmica. Degli Arconti ci siamo occupati in parecchie occasioni soprattutto in relazione ad orizzonti xenologici. Perciò rimando i lettori ai precedenti articoli per approfondire il tema e per le fonti.

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