Magazine Lavoro
Negli ultimi mesi leggiamo sempre più spesso sui giornali del malessere e delle proteste dei ricercatori universitari data l'imminente approvazione del DDL Gelmini. Ricercatori di vari atenei hanno minacciato di bloccare la didattica se il decreto passerà così com'è. Come abbiamo scritto in passato il DDL Gelmini (così come a suo tempo la legge Moratti, promulgata ma mai entrata in vigore) elimina la figura del ricercatore a tempo indeterminato, sostituendola con una falsa tenure-track. Si tratta di normali contratti a tempo determinato, seguiti da una eventuale assunzione come professori associati, nel caso in cui si ottenesse l'idoneità nazionale e vi siano le risorse per farlo. Rimane comunque il problema degli attuali ricercatori universitari: con la messa in esaurimento del ruolo e l'istituzione di nuove regole per l'accesso alla fascia degli associati, pensate per le cosiddette tenure-track, le prospettive di carriera diventano incerte, oltre al fatto che il ruolo del ricercatore viene ulteriormente marginalizzato con l'esclusione dagli organi accademici. Che si sarebbe creato un problema era evidente già dalla legge Moratti, ma non è ancora chiaro quale sarà la soluzione. Questo tipo di problemi sono ricorrenti nella storia legilativa dell'università italiana e tipicamente si risolvono solo quando la situazione è insostenibile con una ope-legis emergenziale.
Come finirà ora non è chiaro, visto che il vero asse portante della nuova riforma è il taglio delle risorse e la distruzione del sistema attuale e quindi soldi per ope-legis non ce ne sono. Partendo da questa constatazione, Marco Merafina del CNRU (Comitato Nazionale Ricercatori Universitari) ha proposto di fare accedere al ruolo di associato tutti iricercatori che abbiano svolto sei anni di didattica e superino i "requisiti minimi scientifici già definiti dal CUN e diversificati per area scientifica". In cambio però si rinuncia alla progressione economica degli associati, così che il provvedimento sarebbe a costo zero e quindi appetibile per il governo. In realtà tutti sanno che una volta diventati associati basterà appellarsi ad un giudice per ottenere parità di trattamento economico, La proposta è stata sottoposta al vaglio dei ricercatori universitari, con un sondaggio cui hanno risposto in 5000 (il 20% dei ricercatori). Di questi l'80% si è detto a favore della proposta. Il merito della proposta è stato quello di sollevare il problema di cosa fare degli attuali ricercatori. Il problema è che la soluzione prospettata da Merafina è facilmente criticabile, visto che i criteri minimi scientifici del CUN sono veramente minimi (per la fisica una pubblicazione all'anno in media sugli ultimi sette anni), e quindi per la promozione conterebbe soprattutto la didattica. Migliore è la proposta portata avanti da alcuni ricercatori dell'università di Siena e sottoscritta da più di seicento ricercatori. Qui si propone di bandire nei prossimi cinque anni i concorsi nazionali per l'idoneità da associato, previsti dal DDL Gelmini , ma di riservarli ai ricercatori. Si chiede inoltre che l'idoneità in questo caso coincida con la promozione senza bisogno di concorsi locali aggiuntivi. Anche la CRUI, che in passato aveva visto favorevolmente la riforma, si è accorta del problema e in una recente mozione chiede che anche gli attuali ricercatori possano accedere alle procedure di promozione previste per i tenure-track (sarebbe d'altronde assurdo vietare ai ricercatori di diventare associati). La CRUI chiede inoltre 2000 posti l'anno nei prossimi due anni.
La soluzione a tutti questi problemi sarebbe stata invece molto semplice: mantenere la figura del ricercatore e rendere invece più seria e rigorosa la conferma in ruolo dopo i primi tre anni. Questa sarebbe stata una vera tenure-track che non avrebbe creato problemi di sorta. Ma questo difficilmente avverrà. Bisognerà quindi risolvere il problema dei ricercatori e senza risorse aggiuntive non sarà facile. Ci sarebbe bisogno di una pianificazione a lungo termine degli ingressi, separando le promozioni dalle nuove assunzioni.