Magazine Cultura

CHE NE E' STATO DI TE, BUZZ ALDRIN? - Johan Harstad

Creato il 12 aprile 2013 da Lalettricerampante
CHE NE E' STATO DI TE, BUZZ ALDRIN? - Johan Harstad In un mondo in cui tutti vorrebbero stare sotto ai riflettori per almeno un quarto d'ora di celebrità, Mattias ha scelto di vivere nell'ombra e apparire il meno possibile: non tutti vogliono essere il numero uno, come Buzz Aldrin, il secondo uomo sulla Luna, che ha svolto la sua missione, ha messo piede sul satellite dopo Neil Armstrong ed è scomparso nella folla: chi si ricorda di lui? Nessuno tranne Mattias: per lui l'astronauta è un idolo, simbolo di tutti coloro che fanno la loro parte senza reclamare attenzione, piccole, indispensabili ruote del grande ingranaggio. E Mattias non chiede altro che coltivare il proprio giardino - letteralmente, dato che lavora in un vivaio avere una vita normale insieme a Helle, la ragazza che ama dal liceo: allora, e solo per farsi vedere da lei, Mattias è salito una volta sul palco e ha cantato con la voce straordinaria che aveva sempre nascosto a tutti. Ha sempre rifiutato gli inviti dell'amico Jørn, che lo voleva a tutti i costi come cantante nella sua band: il ruolo di frontman non fa certo per lui. È l'estate del 1999, l'anno prima che inizi il futuro, il tempo è passato e l'esistenza felicemente anonima di Mattias sembra sempre più un riparo dagli altri e dalla vita. Fino a quando Helle lo lascia, il vivaio chiude, e Mattias si ritrova solo, a fluttuare fuori dalla propria orbita. Jørn sta partendo con la band per un concerto alle isole Faroe, lo vuole con sé almeno come fonico: forse perché non gli resta altro, Mattias accetta, s'imbarca, pronti al decollo...
Prima di iniziare a leggere questa recensione, andate su youtube e fate partire "My Favourite Game" di The Cardigans.  Io la sto ascoltando in loop, mentre sto scrivendo. Vi serve per iniziare ad assaporare tutto quello che questo libro vi susciterà quando (non è un "se", è proprio un quando) lo leggerete. Magari vi ci vorrà un po' di tempo, come ce ne è voluto a me. Vi avvicinerete al libro e poi vi allontanerete di nuovo, tre o quattro volte magari,  perché non sarà ancora il momento giusto. Ma poi arriverà. 
E sono sicura che, come me, ne sarete travolti. 
Perché questo libro ti entra dentro. Inizia a scavare fin dalla prima pagina, da quell'incipit meraviglioso che dà il via a tutta la storia. E poi continua a scavare, quando conosciamo Mattias, il protagonista, nato proprio nello stesso momento in cui Neil Armstrong ha appoggiato il primo piede sulla Luna, ma che si sente più come Buzz Aldrin, il secondo, quello di cui nessuno si ricorda. Quello che è parte dell'ingranaggio, senza essere direttamente esposto. Perché vuole essere anonimo, non sogna di diventare per forza qualcuno, non vuole cantare in pubblico solo perché ha una bella voce, non vuole che tutti lo conoscano e lo salutino.Vuole essere anonimo. Deve essere anonimo, per non crollare.  Il libro continua a scavare quando a poco a poco Mattias va in pezzi, viene lasciato dalla fidanzata storica, troppo stanca di questo suo non voler essere sempre in secondo piano, e si ritrova non si sa come su una panchina delle isole Faroe, con un sacco di soldi in tasca e le mani insanguinate. Scava quando viene raccolto da Havstein, uno psichiatra, che lo porta in una sorta di casa famiglia per persone che hanno avuto problemi psichiatrici, dove finalmente, a poco a poco, isolato dal mondo, inizierà a sentirsi a casa. E scava, scava, scava mano a mano che si va avanti con la lettura, con Mattias che prende consapevolezza di sé e del suo passato, ma anche di quello di chi gli sta attorno, personaggi altrettanto turbati, tristi, depressi, oscuri, che solo così, in mezzo al nulla, riescono a stare bene.
E poi si arriva alla fine e si capisce che questo buco dentro non viene fatto solo per fare male ma ha un fine ben preciso. Quello di inserire qualcosa dentro di noi. Un po' di speranza. Un po' di amore. Perché per quanto si voglia essere insignificanti, nascosti, isolati e lontani da tutto e da tutti, ci sarà sempre qualcuno per cui saremo importanti. Per cui varremo più di altri. Perché l'ingranaggio vicino a noi, senza di noi non può funzionare, girerebbe a vuoto.
Sono stravolta da questa lettura. Sono stravolta da Mattias, un personaggio che credo mi mancherà tantissimo, perché sotto sotto (ma poi nemmeno così tanto) un po' mi sento come lui. O comunque sono riuscita molto spesso a identificarmi con i suoi pensieri, con le sue paure e le sue angosce.
Non è un inno alla mediocrità. Non è un inno all'accontentarsi. Ma è un inno ad essere sé stessi, senza paura.  Un inno a non vergognarsi. Un inno a vivere sempre la propria vita. Scappando, quando serve. Ma anche avendo il coraggio di rimanere. E soprattutto ricordando sempre che c'è e ci sarà sempre qualcuno che ha bisogno di noi e che ci ama così, per quello che siamo.
Mi ha colpito molto lo stile di Johan Harstad, il modo in cui utilizza le parole e riesce a rendere poetico anche un banale viaggio in autobus o dei dischi ascoltati in continuazione. Così come mi è piaciuto il suo non fare sconti, mai, ma nemmeno mai giudicare nessuno.
Non lo so, ho paura che le mie parole non siano riuscite a descrivere al meglio tutto quello che questo romanzo mi ha provocato e lasciato. E potrei continuare a parlarne, per ore e ore, senza mai essere soddisfatta del risultato.
Quindi mi fermo qui, e lascio che siate voi adesso a fare la vostra parte. Leggetelo e fatevi travolgere.
Non tutti vogliono dirigere un'azienda. Non tutti vogliono essere i più grandi campioni del paese o far parte di svariati consigli d'amministrazione, non tutti vogliono essere i migliori avvocati, non tutti vogliono aprire gli occhi ogni mattina sul trionfo o la rovina dei titoli di giornale.
Qualcuno vuole essere la segretaria che resta fuori quando si chiudono le porte della riunione, qualcuno vuole guidare la macchina del capo anche il giorno di Pasqua, qualcuno vuole eseguire l'autopsia del quindicenne che si è suicidato una mattina di gennaio e l'hanno trovato in acqua una settimana dopo. Qualcuno non vuole andare in TV, alla radio, sui giornali. Qualcuno vuole vedere il film, non esserlo.
Qualcuno vuole fare il pubblico.
Qualcuno vuol essere una ruota dell'ingranaggio.
Non perché è costretto, ma perché lo vuole.
Una pura questione matematica.
Così io me ne stavo seduto. Qui. Qui in giardino, e non avrei voluto essere in nessun altro posto al mondo.
Nota alla traduzione: ci sono parecchie note, ma sono indispensabili visto l'uso di termini ed espressioni tipici norvegesi o delle isole Faroer. Qua e là ci sono poi frasi in inglese, così anche nell'originale, e però potrebbero forse creare qualche difficoltà a chi non conosce la lingua. Nel complesso direi ben fatta comunque.
Titolo: Che ne è stato di te, Buzz Aldrin? Autore: Johan Harstad Traduttore: Maria Valeria D'Avino Pagine: 520 Anno di pubblicazione: 2008 Editore: Iperborea ISBN: 978-8870911640 Prezzo di copertina: 16,50 € Acquista su Amazon: formato brossura: Che ne è stato di te, Buzz Aldrin? formato e-book: Che ne è stato di te, Buzz Aldrin (Narrativa)

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :