In gara-5, per la prima volta, Gasol è stato sovrastato da Garnett e dagli altri lunghi dei Celtics. Dopo le prime due partite, dove francamente ha dominato, mettendo a segno 24 punti e 11 rimbalzi di media, il suo rendimento è sensibilmente calato: nei tre match al Garden le statistiche dicono 15.3 punti, 9.3 rimbalzi ma soprattutto un pessimo 16/36 al tiro! In particolare, nella fondamentale gara-5, da tutti definita “pivotal”, l’energia di Garnett ha superato la classe di Gasol che non è praticamente mai riuscito ad imporre il suo gioco. Nel primo tempo sono arrivati solo 2 punti e 4 tiri, al rientro dagli spogliatoi lo show di Bryant non ha ovviamente facilatato lo spagnolo ad entrare in partita, così spiegato il 12+12 finale. Dall’altra parte però, il miglior KG della serie da 18 punti, 10 rimbalzi, 3 assist e 2 stoppate, ha fatto notare la prestazione deficitaria del lungo dei Lakers.
Purtroppo è sembrata anche un po’ una questione di atteggiamento: da principe quale chiaramente è, in tutti i sensi del termine, l’essere la terza opzione offensiva dopo Kobe e Bryant, probabilmente non gli aggrada molto, soprattutto dopo aver dimostrato di poter far canestro più o meno quando vuole all’inizio delle Finals. Anche la “bagarre cestistisca” che propongono i Celtics con la loro difesa aggressiva sulla palla, non rientra nella pallacanestro prediletta dal super tecnico lungo di Sant Boi de Llobregat, che obbiettivamente in questo momento sembra un po’ in difficoltà tecnica e mentale.
Un altro brutto segno è la continua ricerca del settimo tecnico di Perkins, che costringerebbe l’ex Clifton Ozen High School a saltare la partita successiva. Al termine dell’ultima gara è sembrato quasi frustrato dalla superiorità dei lunghi di Doc Rivers, che a turno lo hanno sculacciato in una metà campo o nell’altra.
Se i Lakers vogliono vincere l’anello devono tirare fuori dalla secca Gasol, troppo importante per l’economie della squadra.
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