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Chef – La ricetta perfetta

Creato il 04 agosto 2014 da Paopru
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Che il regista Jon Favreau amasse la cucina si era capito già da tempo. All’epoca del primo Ironman era così magro da sembrare quasi irriconoscibile. Una perdita di peso quasi estrema, durata pressochè due annetti, vista la sua stazza già in Ironman 2 . Nella sua nuova pellicola priva di effetti speciali, esoscheletri meccanici e alieni (ricordando il discutibile Cowboys and Aliens del 2011) Jon è più grasso che mai e ci propina una super carrellata di piatti cucinati, alchimie culinarie e scleri digitali via twitter che lasciano in bocca il fastidioso retrogusto della delusione. A soli 50 minuti di film sembra che ne siano trascorsi 300 e i tempi morti non aiutano a digerire la cosa. Il film, che usa il pretesto delle classiche frustrazioni di un affermato cuoco nel non poter scegliere di esprimersi appieno in cucina perchè legato da ragioni di business del ristorante in cui lavora (respira!), narra tutta (e dico tutta) la parabola esistenziale del protagonista, dal rapporto col figlio adolescente alla guerra con il più scontroso critico culinario di Los Angeles, dall’ improvviso licenziamento per mano del capo (Dustin Hoffman) alla sua resurrezione con un food track (a Cagliari li chiamiamo Caddozzoni). La storia è quindi banalotta, molto stiricchiata e un pretesto per intavolare un film che è una luuunga sviolinata d’amore di Favreau per il mondo dietro i fornelli. Inquadrature strette sui cibi che sfrigolano, montaggio frenetico sulle procedure di preparazione di uno spaghetto alle vongole a regola d’arte, passaggi repentini dal cibo italiano d’alta classe allo street food cubano che solo a Miami (e Cuba) puoi ritrovare, sono le scelte stilistiche che decide di adottare, e che alla lunga prendono alle palle.

Quello che apprezzo del cinema di Favreau è però l’intimità dei suoi progetti. E lo fa affidandosi ad un cast di amici conosciuti durante il suo percorso di carriera. Chef sembra una reunion di vecchie amicizie conosciute durante la saga di Ironman. Ed infatti sia Scarlett Johansson che Robert Dawney Jr. fanno comparsate non troppo lontane dai personaggi di Tony (istrionico, modaiolo, playboy-genio-miliardario-filantropo) e dell’agente Romanov dello SHIELD. Ritorna davanti all’obiettivo anche l’ottimo John Leguizamo, attore di talento la cui carriera non è mai realmente decollata ma che è impossibile non ammirare.

Il risultato dopo 100 minuti di Chef ? La noia galoppa per la prima ora con risvolti più interessati sulla seconda parte. Favreau (regista e protagonista) non riesce a reggere il peso del film sulle spalle, trasformando il suo one-man-show in un mezzo fiasco. La passione per la cucina e l’amore per il cibo come espressione di se stessi sono messaggi ben veicolati dalle immagini e giungono allo spettatore senza troppi filtri. Un film con luci ed ombre, apprezzabile ma che non riesce a reggere il confronto con pellicole meno recenti ma più di impatto come Ricette D’amore (2001) o Sapori e Dissapori (2007).


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