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Chi ha creato Superman: la storia di Joe Shuster e Jerry Siegel

Creato il 09 dicembre 2013 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco
Speciale: Superman: speciale 75° anniversario

Chi ha creato Superman: la storia di Joe Shuster e Jerry Siegel Superman Joe Shuster Jerry Siegel In Evidenza DC Comics

Chi ha creato Superman: la storia di Joe Shuster e Jerry Siegel Superman Joe Shuster Jerry Siegel In Evidenza DC Comics

Joseph Shuster nacque in Canada, nella città di Toronto, il 10 Luglio 1914. La sua famiglia, non proprio benestante, nel 1924 si trasferì a Cleveland, nello stato americano dell’Ohio; questo semplice trasferimento, seppur non lontanamente associabile a un evento epocale (quasi lo stesso clima e poco più di 400 km di distanza, che sono davvero poco in una nazione come l’America), è un qualcosa che inciderà molto sul corso della vita di Joe e, senza voler esagerare, anche sul corso della storia (del fumetto, della cultura nordamericana).
I genitori di Joe erano l’ebreo olandese Julius e la sua moglie russa Ida, anch’essa ebrea. I pochi anni trascorsi nella bellissima città canadese lasciarono nel timido e giovane Joseph ricordi piacevoli e impressioni visive che sarebbero state riportate anche nei suoi fumetti. Diverte, a distanza di decine di anni, ricordare che Joe suggerì a Jerome Siegel il nome del giornale dove avrebbe dovuto lavorare Clark Kent, originariamente chiamato quindi Daily Star come omaggio al famoso Toronto Star, il giornale che Shuster da piccolo consegnava per le strade della metropoli canadese. Diverte, ancora di più, capire che la Metropolis di Superman deve tanto al moderno (già nel 1920) skyline della città dell’Ontario più che ai semplici profili della tranquilla Cleveland. Lo stesso Shuster dichiarò che “ogni palazzo che ho visto a Toronto è rimasto nella mia mente e si è materializzato in Metropolis” (1).

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Veduta aerea di Toronto negli anni Trenta.

Non fu difficile per il piccolo Shuster ambientarsi nella nuova città dopo il trasferimento negli Stati Uniti; nella scuola Municipale Alexander Hamilton High School, Joe entrò nel gruppo di ragazzini che realizzava il giornale scolastico, contribuendo con una striscia a fumetti. Da sempre timido, tranquillo e riservato, Shuster crebbe iniziando a coltivare interessi tipici di ogni curioso giovane americano degli anni Venti. La radio, il cinema e il fumetto iniziavano a diventare più che semplici diavolerie scientifiche (le prime due) o semplice intrattenimento per bambini perché immagini colorate (il terzo). L’America scopriva il piacere di ritrovarsi raccolta attorno a un programma radiofonico o persa per questo o quell’attore cinematografico, e fra i tanti segnaliamo solo il nostro Rodolfo Valentino, vera e propria star ante litteram.
Gli anni della scuola furono tranquilli per Shuster, pur nelle limitatissime possibilità economiche. Lo stesso Shuster ha raccontato poi che quando era in Canada amava già disegnare ma che le ristrettezze economiche in cui versava la sua famiglia facevano sì che spesso anche solo avere un foglio di carta su cui scarabocchiare diventasse un lusso (2); il giovane Joe, quindi, disegnava spesso su fogli di carta da macellaio che la madre otteneva appunto dal suo macellaio o da un pacco di carta da parati buttata che lui stesso prese fra i rifiuti di un negozio… “… Il retro era bianco, naturalmente. Fu una miniera d’oro per me, e tornai a casa portandone quanto più ne potevo. Ho utilizzato quella carta per molto tempo” (1). Ma è solo l’inizio di una lunga vita che attraverserà molte guerre, solo viste, subite o anche combattute. Joe frequenta, sempre a Cleveland, la Glenville High School; la conoscenza del cugino di Jerome Siegel fece sì che Joe e Jerry si incontrassero (era il 1930 e Joe aveva sedici anni) e scoprissero quanto e come i loro interessi fossero simili. Entrambi appassionati di fantascienza, di fumetti, di cinema e letteratura di avventura, scoprirono di avere voglia di provare a raccontare storie. È il destino, che tesse davvero trame incredibili, a fare incontrare i due, considerando le origini del taciturno Joseph e il fatto che si sia trasferito dal Canada.

Jerome Siegel condivide con l’amico Joe l’anno di nascita, il 1914, ma è nato e vissuto sempre a Cleveland. A quattordici anni aveva già pubblicato una rivista di racconti e novelle SF; per renderci conto di quanto questo sia importante, dobbiamo però cercare di calarci davvero nel momento storico. Dimentichiamo internet, il computer, le stampanti, i paragrafi giustificati: Jerry Siegel, dopo aver già letto centinaia di romanzi di “genere”, sente la necessità, a soli 14 anni, di imbracciare una macchina da scrivere (del 1928) e realizzare (in sei-dieci copie) una piccola rivista non professionale (che sarà poi chiamata fanzine da fan, “appassionato”, e magazine, “rivista”). Cosmic Stories, questo il nome della fanzine, sarà ricordata nella storia come la prima rivista di SF mai pubblicata. Spinti dalla passione e dal costruttivo ingegno della mente Siegel, i due iniziano a scambiarsi idee e progetti. I ragazzi, poco più che diciottenni, danno sfogo alla fantasia e iniziano a produrre i propri primi progetti a fumetti. Questi ultimi venivano sempre proposti ai syndicate: riuscire a far pubblicare una striscia tramite un buon syndicate significava, in parole povere, il successo. E, sempre in parole povere, tale successo tardò un bel po’ ad arrivare. La striscia Interplanetary Police fu rigettata dall’United Feature Syndicate, come Snoopy and Smiley e altre successive. Fu allora Science Fiction. The Advance Guard of Future Civilization il primo progetto dei due che vide la pubblicazione, dal 1932 al 1933 per cinque numeri, anche se solo ancora sotto forma di fanzine “auto-pubblicata”. Laddove in precedenza Siegel si era limitato a scrivere le sue riviste, da Science Fiction in poi trova in Shuster il suo naturale contraltare grafico. Va segnalato che nel settembre 1932, solo un mese prima del primo numero della fanzine dei nostri, a New York veniva realizzato un progetto similare, una rivista chiamata Science Fiction Digest (3) a cura di due giovani dei quali sarà il caso di appuntarsi i nomi: Mort Weisinger e Julius Schwartz.

Iniziò in questi anni e con queste pubblicazioni un sodalizio professionale (Siegel e Shuster lavoreranno insieme dal 1932 al 1947) che, considerando l’impatto del personaggio Superman sui media e sul mondo, avrebbe fatto letteralmente la storia del fumetto. O, se concedete a chi scrive i toni entusiastici di un appassionato, un sodalizio che avrebbe contribuito a fare la storia tout court.
Una delle storie pubblicate sulla rivista SF si chiamava The Reign of the Super-Man (con trattino tra “Super” e “Man” nella testata, anche se nell’indice figura “Superman”) ed è datata gennaio 1933; si tratta di una primissima genesi del personaggio, ben lontano da come lo conosciamo ora ma anche lontano dalla sua prima versione a fumetti mai pubblicata (che verrà nel 1938). La storia del ’33 ha come protagonista un “cattivo” Superman; non è un racconto a fumetti ma una storia breve scritta da Siegel (sotto pseudonimo, visto che praticamente tutta la rivista era scritta da lui) e illustrato da Shuster.

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The Reign of the Super-Man, apparso su Science Fiction. Si noti il trattino tra “Super” e “Man”.
Fonte: http://ufdc.ufl.edu/UF00077088/00001/3x

A tutti quelli che hanno scritto dell’origine dell’Uomo di Acciaio piace vederla come la prima versione di Superman; noi la considereremo invece come una delle molteplici pubblicazioni parto della fertile mente di Siegel e illustrata da Shuster. Va comunque ricordato che in essa c’erano, comunque, fin troppe idee che sarebbero state comuni poi alla seconda (sempre del 1933) e alla terza (ultima e vera) genesi, quella del 1934. Innanzitutto, chiaramente, il nome: Super-Man, il Super-Uomo, per tanti appassionati di filosofia un chiaro tributo al Superuomo di Nietsche (o meglio, all’Übermensch, meglio tradotto con Oltre-uomo, di solito), un “calco”, da un punto di vista linguistico, che avrebbe perso il trattino che divideva le due parole nella successiva e definitiva versione. In secondo luogo, l’idea che il protagonista fosse dotato di forza sovrumana, ma anche in questo caso, come dice lo stesso Siegel, è abbastanza normale per un divoratore di SF utilizzare questo tema, “uno di quelli usati dai tempi di Sansone ed Ercole; io avevo solo buttato giù una storia di questo tipo – solo che in questa storia il Superuomo era un cattivo” (4). Nella storia inoltre, fra le varie cose, c’è anche la presenza di un meteorite che, a differenza della kryptonite, che come vedremo elimina i superpoteri di Superman, aiuta il protagonista a ottenere la sua superforza e i suoi superpoteri; c’è anche un giornalista, chiamato Forrest Ackerman (omonimo del famoso vero appassionato di SF Ackerman, che fu il primo a coniare l’espressione Sci Fi per indicare il genere), che è più di una semplice comparsa.
Inoltre, come anticipazione grafica di quella che sarà la Metropolis del Clark Kent che conosceremo in seguito, nei disegni di Shuster apprezziamo lo skyline che fa da sfondo al racconto.

Il secondo passo di avvicinamento dei due giovani alla creazione di Superman arriva a seguito di una grande novità nel campo dell’editoria a fumetti. Come visto in precedenza, in Usa iniziarono a essere pubblicati a cavallo del 1930 albi di ristampe delle strisce di successo pubblicate in precedenza sui quotidiani; Siegel e Shuster furono colpiti dal fatto che le possibilità di coronare il proprio sogno non si limitavano alla (eventuale) pubblicazione sui quotidiani tramite i syndicate ma anche a quella su questo nuovo tipo di albi.
Le idee abbozzate in The Reign of the Super-Man furono rielaborate una seconda volta, sempre nel 1933, a distanza di due/tre mesi dalla prima genesi. Jerry Siegel racconta di essersi trovato a pensare di nuovo a quel progetto di Superuomo, strutturandolo come una vera e propria storia a fumetti e non un racconto con qualche illustrazione; la novità più importante era che il Superuomo era un eroe e non un uomo malvagio e questo avrebbe fatto di questa striscia a fumetti quella di un personaggio “del tipo di Tarzan, solo ancora più forte e sensazionale” (4).
Come per ogni progetto affrontato insieme, Shuster e Siegel prepararono di gran lena il fumetto di Superman e lo proposero ai syndicate e a tutti gli editori che pubblicavano fumetti. La Consolidated Books Publishing di Chicago aveva da poco realizzato un fumetto di storie inedite intitolato Detective Dan: Secret Operative n.48; incredibilmente l’editore sembrava interessato e ricontattò Siegel e Shuster. La prima risposta fu positiva e permise ai due di tenere in considerazione il personaggio e di pubblicarlo non appena possibile; ma dopo poco la Consolidated Books fece retromarcia e la prospettiva di vedere pubblicato il fumetto svanì: Joe Shuster, innervosito dal tira e molla, bruciò le strisce già realizzate, ma Jerry Siegel riuscì a tirar via dal fuoco la copertina, la ricostruì con il nastro adesivo e la conservò ignaro di doverla poi riconsegnare successivamente ai posteri come l’unico reperto della seconda genesi di Superman.

L’estate del 1934 fu la prima dopo il conseguimento del diploma da parte dei due ragazzi: il sogno della loro vita era sempre realizzare fumetti e i tentativi si susseguirono con, come già detto, scarsi risultati. Il caso ci racconta che proprio una notte calda di questa estate del ’34 Jerry Siegel abbia rielaborato per la terza volta la storia di Superman, quella definitiva. “Ero nel letto contando le pecore quando d’improvviso mi colpì. Concepii un personaggio nel quale confluirono Sansone, Ercole e tutti i personaggi forti di cui avevo sentito parlare. Solo più forte. Saltai dal letto e scrissi queste cose, tornai a letto, pensai ancora per altre due ore, tornai alla scrivania e scrissi ancora. Così per tutta la notte a intervalli di due ore, fino ad avere una sceneggiatura completa la mattina” (5), racconta Jerome Siegel.

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Shuster e Siegel al tavolo da disegno.

La storia continua con il giovane Jerry che di corsa divora i dodici isolati che lo separano dalla casa dell’amico, raggiunge Joe di prima mattina armato di sandwich e script e, ottenuta l’approvazione incondizionata al progetto, assiste l’amico Shuster mentre legge la storia e la disegna, suggerendo inquadrature, aiutando e supportando il lavoro del disegnatore. Più avanti Shuster avrebbe ricordato che Jerome Siegel era assolutamente un precursore dei tempi perché realizzava sceneggiature perfette, che potremmo definire cinematografiche, consegnando a chi le doveva disegnare un quadro già chiarissimo nel quale Shuster doveva solo mettere la sua arte. E se il 1934 resterà, per i puristi, l’anno di nascita di Superman, ci piace aggiungere che il 9 marzo dello stesso anno nacque Yuri Gagarin, il primo uomo ad andare nello spazio (singolare coincidenza, il primo uomo ad andare con un razzo nello spazio, e il primo Superuomo ad arrivare sulla Terra con un razzo), e il 9 giugno vide la luce (nel cortometraggio The Wise Little Hen) Donald Fauntleroy Duck, meglio conosciuto come Donald Duck (Paperino in Italia). La striscia di Superman, come in tutti i tentativi precedenti, venne proposta a tutti i syndicate ottenendo da tutti lo stesso rifiuto alla pubblicazione.

Nella loro ricerca di lavoro, i due entrarono in contatto con la National Allied del Maggiore Malcolm Wheeler-Nicholson e in particolare con Vincent Sullivan, all’epoca redattore della nuova e minuscola casa editrice. Sulle prime due riviste della NA, Siegel e Shuster videro pubblicati alcuni loro fumetti: gli annali ci dicono che le prime storie mai pubblicate dei due su un comic book risultano essere stampate su New Fun Comics n.6 dell’ottobre 1935. Si tratta di una storia di Henri Duval, Famed Soldier of Fortune a firma Siegel e Shuster e una storia di Doctor Occult con i testi a firma Leger (nome de plume di Jerry) e i disegni a firma Reuths (nome de plume di Joe). Si trattava di una serie ambientata in Francia e ricalcava le storie di cappa e spada tanto in voga all’epoca. Joe Shuster ha raccontato poi che la seconda storia, accettata dall’editore, era disegnata sul retro di quei fogli di carta da parati che aveva portato da Toronto (il suo piccolo tesoro). Il Maggiore Wheeler-Nicholson disse: “Mi piacciono le vostre idee, le vostre sceneggiature e i vostri disegni. Ma, per favore, ricopiate queste storie inchiostrandole e su una carta decente”.
In ogni caso, il momento storico era difficile per tutti: pare, addirittura, che nelle difficoltà finanziare accennate in precedenza, lo stesso Maggiore avesse venduto (contro denaro contante!) alcune storie dei due a una casa editrice concorrente (la Comics Magazine Co.). Siegel e Shuster sono poi presenti negli altri due albi mensili della piccola National Allied, in New Comics n.2 del gennaio 1936 (con la storia Calling All Cars) e in Detective Comics n.1 (con le storie Slam Bradley e Spy). Erano semplici storie avventurose realizzate con ardore ma di non eccelso valore artistico né cariche di innovazioni. “Realizzavamo questi finali sospesi senza sapere cosa avremmo fatto nella storia successiva. La vera sorpresa era scoprire se saremmo stati pagati o meno” (6), raccontò successivamente Siegel.
Noi crediamo che in un momento così difficile come quello vissuto in America nei primi anni Trenta l’aver visto le proprie storie pubblicate sulle riviste del Maggiore Wheeler-Nicholson sia stato per Siegel e Shuster un grosso motivo di orgoglio. L’idea di poter essere pagati (quasi sempre) per i propri fumetti e vivere di questo lavoro deve averli inorgogliti non poco all’atto delle prime apparizioni delle loro storie sulle prime due riviste targate National Allied. Nella storia di Federal Man pubblicata nel numero di gennaio del 1937, i due davano vita alle vicende dei Federal Man of Tomorrow battezzando Jor-L uno dei personaggi principali della storia (7). Queste prime storie pubblicate dai due (rigorosamente in bianco e nero) erano molto lineari nello sviluppo della trama; talvolta rimandavano a una seconda parte che magari non sarebbe mai venuta ed erano disegnate con stile pulitissimo e dettagliato da Joe Shuster, che preferibilmente dipingeva massicci personaggi maschili e deliziose signorine con una “linea chiara” che spesso si stagliava su sfondi tratteggiati da mille linee.

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Sheldon Mayer in una fotografia degli anni Quaranta (The Golden Age of DC Comics, Paul Levitz, 2011).

Nel dicembre 1937 Jack Liebowitz e Harry Donenfeld supportarono Wheeler-Nicholson e subentrano a quest’ultimo nei rapporti con Siegel e Shuster; questi ultimi firmarono un contratto con la DC Comics, che in parte li ripagava anche di quello realizzato in precedenza. In questo momento (fine 1937 e inizio 1938) la vita dei due giovani, appena ventitreenni, sembrava essere a un punto di svolta, anche se non era ben chiaro il come e il quando. Ormai però il tempo delle pubblicazioni ciclostilate e delle petizioni infinite ai syndicate sembrava superato; si iniziava davvero, nell’incredulità generale, a intravedere la possibilità di vivere di fumetto nonostante tutto… Jerry Siegel, in un articolo per festeggiare i 45 anni di Superman, ha sottolineato come all’epoca fosse fin troppo da sognatori credere di poter vivere grazie al fumetto; dare sfogo alle sue idee scrivendo soggetti era fin troppo facile, renderle fumetto nonostante gli iniziali problemi alla vista era anche facile per Joe, quello che era difficile era venderli, farli diventare lavoro retribuito. Le madri dei due giovani erano preoccupate che un figlio “poco pratico” che voleva fare lo scrittore (Siegel) e uno che a Toronto aveva dipinto le pareti della camera da letto con disegni di tutti i tipi che voleva fare il disegnatore (Shuster) non riuscissero a sopravvivere in un mondo così difficile. Eppure, dopo questi primi fumetti poco (o tardi) pagati dalla National, i due giovani sentivano di essere a un punto di svolta; il progetto Superman, già pienamente sviluppato un paio di anni prima, era ancora lì, in cerca di editore, e loro sentivano che poteva essere qualcosa di importante.
Un piccolo giornale locale chiese a Siegel di adattare le strip di Superman in un romanzo a puntate, senza disegni. Lo stesso Jerry rifiutò immediatamente perché sapeva che il tutto poteva funzionare solo combinato con i potenti e colorati disegni dell’amico Shuster. I risultati negativi degli invii delle strisce di Superman ai syndicate avevano prodotto solo un mezzo interessamento della Tip Top Comics (che sembrava dovesse produrre una striscia di prova per testare le potenzialità del fumetto al fine di inserirlo nell’United Feature Syndicate), svanito presto, e un altro mezzo interessamento da parte di Sheldon Mayer, redattore di Popular Comics (dell’editore Maxwell Charles Gaines), che ristampava strisce pubblicate sui quotidiani del McClure Syndicate. Questi risultati scoraggianti però non preclusero il successo, anche se il collegamento fra quella notte d’estate del ’34, quando tutto ebbe inizio, e la pubblicazione di Superman su albi a fumetti diventa, nella ricostruzione storica, un po’ tortuoso, seppure avvincente. Va solo sottolineato che, come al solito, sono sempre tante le persone che si attribuiscono la paternità di un successo e che sempre compaiono anni dopo a reclamare questo o quel merito; da ciò che Siegel ha raccontato nelle interviste (pochissime) concesse e da quanto detto dallo stesso Sheldon Mayer e da Max Gaines, però, siamo riusciti a fare un quadro della vicenda, che vi raccontiamo di seguito.

Innanzitutto il primo ringraziamento va al Maggiore Wheeler-Nicholson, che abbiamo già lodato in precedenza per aver creduto fin quando era stato finanziariamente possibile a un progetto sul quale nessuno scommetteva nulla. Diventa di seguito un po’ più difficile capire chi precisamente dovrà essere ringraziato per la pubblicazione della storia di Superman su Action Comics n.1. Nel 1938, dopo un anno in società con Donenfeld, Wheeler-Nicholson aveva definitivamente abbandonato la National, diventata DC Comics. Non essendo propriamente un esperto del settore, Donenfeld cercò fra i collaboratori del Maggiore le persone che potevano aiutarlo a rimettere in sesto la casa editrice. Ritorna quindi in scena un altro personaggio, quel Max Gaines che era una delle persone che aveva partecipato alla realizzazione di Funnies on Parade nel 1933, che per poco tempo aveva fatto credere che gli Usa fossero pronti per una rivista a fumetti inediti.

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Maxwell Charles Gaines, Harry Donenfeld e Jack Liebowitz in una fotografia degli anni Quaranta.

“Charlie” Gaines era già da tempo nel settore e lavorava nel 1937 per il McClure Syndicate e alla rivista Popular Comics. Nella seconda metà del 1937, appunto, aveva già respinto solo due volte la richiesta di Siegel e Shuster di pubblicare le storie di Superman ma aveva ancora le loro strisce nella sua stanza. La leggenda dice che Gaines ricevette una telefonata da Leibowitz, il quale gli disse che stava cercando materiale da pubblicare nella nuova rivista Action Comics per la DC; il caso volle che, magari preso dalla mano fatata di Sheldon Mayer – redattore al McClure Syndicate – che lo girò a Vin Sullivan, il pacco di strisce delle storie di Superman fosse mandato alla DC Comics da “Charlie” Gaines. Aggiungiamo solo che dopo il travolgente ed economicamente incredibile successo a cavallo del 1940, Gaines seguì quel pacco dal McClure Syndicate alla DC e riuscì a entrare in società con Donenfeld iniziando a pubblicare fumetti dei personaggi di Flash, Green Lantern, Wonder Woman e altri. Il 4 febbraio 1938 Sullivan scrisse a Siegel chiedendo (ordinando) di tirare fuori dalle strisce già realizzate di Superman una storia di tredici pagine in tre settimane per pubblicarla sul primo numero di Action Comics; realizzando contemporaneamente anche storie per l’altro mensile Detective Comics, i due non fecero altro che riorganizzare (come testi e disegni) alcune vignette (98 per l’esattezza, tutte rinumerate per l’occasione) in una storia che narrava rapidamente le origini dell’Uomo di Acciaio e la sua prima avventura. Cinque dollari a pagina per ognuno di loro: questo il compenso che Siegel e Shuster ottennero per aver consegnato il lavoro in tempo e che ricevettero dopo aver firmato un contratto nel quale (apparentemente) cedevano i diritti di riproduzione del personaggio alla DC per sempre.

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La copertina del primo numero di Action Comics (1938).

Aprile 1938 è la data reale di uscita dell’albo Action Comics n.1 (data di copertina giungo 1938) che, dietro una cover di Joe Shuster, pubblicava nella tiratura di circa duecentomila copie (8) la prima storia del “nuovo” personaggio Superman, finalmente pubblicato dopo essere stato letteralmente sulle scrivanie di tutti gli editori d’America per tre anni e passa (ah! quanti rimpianti nelle vite di questi editori, con il senno di poi…). La presenza sulla cover e all’interno dell’albo, che è comunque un’antologia di più personaggi, non è fissa fino a quando i risultati di vendita fanno capire ai dirigenti della DC che con Superman in copertina e pubblicando le storie con l’Uomo di Acciaio le vendite schizzano verso l’alto. Nonostante stessero pubblicando il personaggio a fumetti che sarebbe diventato il più famoso al mondo, i nostri due giovani autori non riuscivano comunque a convincere neanche il loro editore; Sheldon Mayer raccontò che Harry Donenfeld, una volta vista la copertina di Action Comics n.1 con Superman che tiene in aria un’auto, iniziò a preoccuparsi seriamente, dicendo che era ridicolo e che la gente non ci avrebbe creduto (9). Dopo i primi 4 numeri di Action Comics la tiratura schizza verso le cinquecentomila copie; in due anni supera le novecentomila. Donenfeld ci mise quasi due anni per capire che era Superman il personaggio che tirava e dopo una serie di prove (mettendolo in copertina e poi togliendolo nel numero successivo) dal n.19 di Action Comics l’albo diventò a tutti gli effetti l’albo di Superman.

Secondo quanto riportato in un articolo del 1941 sul Saturday Evening Post, solo le testate dedicate a Superman diedero alla DC un guadagno lordo di quasi un milione di dollari nel solo anno 1940; i creatori, che ne realizzavano le storie grazie a un vero e proprio “studio” messo su a Cleveland, dove disegnatori e scrittori venivano coordinati e “allevati” letteralmente dai due, erano pagati trentacinque dollari a pagina (in totale) e ottenevano il cinque per cento di ogni altro incasso ricavato grazie a Superman. All’inizio del 1941 venne stampato in un milione e cinquecentomila copie. Il successo ottenuto divenne trainante per l’intero settore; applicando un criterio di scelta soggettivo, vale la pena ricordare che Batman debuttò nel n.27 di Detective Comics (maggio 1939), Blue Beetle nel n.1 di Mystery Men Comics (agosto 1939), Namor e Human Torch in Marvel n.1 (ottobre 1939), Flash e Hawkman nel n.1 di Flash Comics (gennaio 1940), Captain Marvel nel n.1 di Whiz Comics (febbraio 1940), Doc Savage nel n.1 di Shadow Comics (marzo 1940), Spectre nel n.54 di More Fun Comics (aprile 1940), Robin nel n. 38 di Detective Comics (aprile 1940), Green Lantern in All American Comics n.16 (luglio 1940), Atom nel n.19 di All American Comics (ottobre 1940), Captain America nel n.1 di Captain America Comics (marzo 1941), Aquaman e Green Arrow nel n.73 di More Fun Comics (novembre 1941), Wonder Woman nel n.8 di All Star (dicembre 1941)…

La sequenza è impressionante: si tratta (e, come detto, è solo una parte dei “debutti celebri”) di una mole di personaggi e albi che avrebbero fatto la storia del fumetto per vari motivi e che inondarono le edicole di albi nuovi che andarono letteralmente a ruba fra i ragazzini d’America. Una stima approssimativa (in difetto) dice che nel 1942 venivano pubblicati in America circa cento albi a fumetti al mese da una ventina di editori con una vendita complessiva di circa quindici milioni di copie mensili. Superman, come segnalato in precedenza, stappa il tappo del fumetto supereoistico che, da quel momento in poi, diventa genere narrativo, con i suoi codici, la sua storia, i suoi personaggi e i suoi autori.

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Il primo numero della testata Superman (1939).

Il racconto che faremo della storia di Siegel e Shuster però a questo punto si interrompe e fa un salto. Vedremo nel paragrafo successivo quali sono stati i personaggi, i miti e le pubblicazioni che hanno influenzato i due autori. Vedremo, ancora più avanti, come il personaggio di Superman sia sviluppato nei primi anni di vita, vorticosamente indirizzati a un successo totale, gigantesco quanto inaspettato. Ma Siegel e Shuster questo successo, come anticipato qualche volta in precedenza, non potranno mai goderselo. Il loro personaggio debuttò finalmente come striscia a fumetti sui quotidiani statunitensi il 16 gennaio del 1939; il successo avrebbe visto la striscia di Superman apparire su 230 giornali contemporaneamente con una platea stimata di 25 milioni di lettori. Nell’estate del 1939 l’Uomo di Acciaio ottenne un albo mensile che portava il suo nome e che si affiancava ad Action Comics: l’albo Superman n.1 (estate 1939) venne riempito con ristampe di strisce da Action Comics e da quelle già edite sui quotidiani ma fu comunque un successo strepitoso; solo nel 1940 la rivista Superman diede all’editore qualcosa come un guadagno di novecentocinquantamila dollari. L’Uomo di Domani comparve su una terza rivista New York World’s Fair 1939 nel 1939, nel secondo numero del 1940 (con in copertina Superman, Batman e Robin ed è simpatico e forse anche un po’ sinistro ricordare che anche nel 2005 in edicola in America c’era una serie a fumetti con Superman e Batman insieme in copertina) e nella serie World’s Finest Comics, che partì nella primavera del 1941 su base regolare. La serie a fumetti Action Comics fu un best seller a tutti gli effetti; l’albo ebbe enorme successo, venne venduto a 10 cents e riuscì a mantenere lo stesso prezzo di copertina dal 1938 al numero 282 del novembre 1961.

Siegel e Shuster collaborarono alla realizzazione delle storie edite dalla DC fino al 1944: entrambi erano stati assenti per un breve periodo perché richiamati alle armi e al loro ritorno avevano realizzato chiaramente che i profitti enormi che la DC stava ottenendo pubblicando il loro personaggio e pagandoli solo per le loro opere (testi e disegni), talvolta rifiutando anche normali aumenti nelle retribuzioni, erano in parte (buona parte) dovuti al loro ingegno e loro, semplicemente, non stavano ricevendo nulla.
La DC, in realtà, era forte del contratto (mai ritrovato in seguito) nel quale i due avevano ceduto i diritti di Superman alla casa editrice e rispondeva alle richieste degli autori dicendo che in effetti non è che ci fosse tutto questo guadagno. Mortificati nelle loro istanze, tagliati fuori dai processi decisionali sulle storie e sulle edizioni del loro personaggio (nonché sulla direzione che avrebbero preso lo sceneggiato radiofonico, la serie a fumetti, il nuovo personaggio di Superboy etc.), i due fecero causa alla DC. Immediatamente cacciati fuori, videro il loro nome cancellato dagli albi (per la DC, evidentemente, da quel momento in poi, Superman non era più “di Siegel e Shuster”) e in breve iniziarono a passarsela davvero male. Joe Shuster divenne cieco molto presto e viveva in gravi difficoltà economiche assistito dalla sorella e dalla moglie. Jerome Siegel riuscì a lavorare per altri editori ma fu costretto a cercare qualsiasi lavoro facendo addirittura il postino sul finire degli anni Sessanta; fra le sue numerose collaborazioni vanno segnalate alcune storie per la DC (ancora su Superman, stringendo i denti e accettando grandi critiche sul suo livello di scrittura pur di guadagnare qualcosa) nonché una serie molto corposa (più di cinquanta) di storie realizzate direttamente per la Disney italiana (e pubblicate sul settimanale Topolino fra il ’75 ed il ’78).

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La locandina disegnata da Bob Peak per Superman: The Movie (1978).

La lunga serie di battaglie legali che ci furono dal ’44 al ’69 non sarà oggetto di narrazione, non vogliamo perderci nella lista delle cause e dei risultati delle stesse.
Va ricordato, piuttosto, che tutto questo andò avanti fino a quando la DC, ormai diventata parte del gruppo Warner, decise di stanziare nel 1975 un vitalizio ai due autori e rimettere i nomi dei due in ogni albo in cui compariva Superman. L’Uomo del Domani ritornò a essere una creazione “di Siegel e Shuster” essenzialmente per due motivi. Il primo: Jerry Siegel scrisse una lunga lettera che fece girare fra editori e giornalisti nella quale spiegava come la National (poi DC) aveva trattato lui e Shuster, lanciando una vera e propria “maledizione” sul film che da lì a poco la DC aveva in progetto di far uscire; questa lettera, che resterà una delle prove d’autore più belle di Jerome Siegel da Cleveland, riuscì a scuotere le coscienze e i portafogli della Warner, che, se da un punto di vista legale era estranea ai motivi di attrito fra i due autori e la National, da un punto di vista “reale” stava accumulando fortune su un personaggio per il quale non erano pagati i diritti di riproduzione agli autori. Il secondo motivo è, chiaramente, di immagine: una multinazionale come la Warner non poteva permettersi (per pochi spiccioli, rispetto ai guadagni ottenuti) di essere marchiata a vita come la casa editrice che aveva rubato il personaggio di Superman ai suoi autori.
Senza esprimere un giudizio, va detto che in effetti, nel 1938, ben poco si sapeva e si poteva capire di diritti e del successo che avrebbe avuto Superman; Siegel e Shuster erano giovani, pieni di passione e forse un po’ ingenui però… però sembra davvero incredibile che per un foglio di carta mai ritrovato abbiano vissuto praticamente in povertà per trenta anni mentre la loro creazione permetteva alla DC di fatturare e guadagnare miliardi.

Dopo la soluzione delle cause con la Warner, Joseph Shuster si trasferì a Los Angeles, in California, dove andò a vivere a pochi isolati di distanza dall’amico di infanzia Jerome Siegel, come quando erano quattordicenni e abitavano a Cleveland.

Joe Shuster è morto il 30 Luglio 1992.
Jerome Siegel è morto il 28 Gennaio 1996.
Il mondo, senza questi due sognatori, è diventato decisamente più povero.

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Note

  1. Intervista per The Toronto Star, 1992. [↩] [↩]
  2. E spesso, a causa de freddo e della mancanza di riscaldamento, era costretto a disegnare con i guanti. [↩]
  3. La rivista era distribuita per posta e raccoglieva racconti inediti di science fiction. [↩]
  4. Intervista su Comics Values Monthly Special, 1992. [↩] [↩]
  5. Intervista The Saturday Evening Post, 1941. [↩]
  6. The Comics Journal, 1996. [↩]
  7. Vedremo successivamente come il nome Jor-L sia così simile a Jor-El, ovvero il nome dato in seguito al padre naturale di Superman. [↩]
  8. Bob Overstreet, uno dei più famosi esperti di compravendita di fumetti di ogni epoca, stima che nel mondo attualmente di questa tiratura iniziale siano rimaste solo dalle 25 alle 75 copie. [↩]
  9. Laclotte M., Waid M., Superman in Action Comics: Featuring the Complete Covers of the First 25 years, Abbeville Press, 1993. [↩]
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