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Chi ha incastrato Annabelle Bronstein? #5

Creato il 19 marzo 2015 da Signorponza @signorponza

Niente panico. Non farsi prendere dal panico è un mood che dovrebbe farmi suo soprattutto quando tutto grida inesorabilmente: PANICO! Il mattino seguente aver ricevuto quei simpatici messaggi anonimi, che a dir la verità non so neanche io come sia possibile, di buona lena come sempre, ergo all’alba, mi avvio per andare a lavoro. La mia routine prevede un autobus che da Piazza Sempione mi porta a Repubblica, che ha tutto il sapore dell’est, delle cipolle appena raccolte e della perestroika in generale, e poi da lì fino a Battistini in metro. O almeno pensavo.

Arrivo a Repubblica, davanti l’entrata della metro e trovo Mimmo, in tutto il suo metro e novanta, che è lì. Ed aspetta me. Uauuuuuu. Mi fissa, ma io ho le cuffie alle orecchie e mi basta per mimetizzarmi. Forse non mi ha riconosciuto. Si avvicina e mi sfila un’auricolare. Ok, sicuramente mi ha riconosciuto. “Buongiorno… Dove andiamo di bello?” dice abbozzando un sorriso. “Buondì. A lavoro, come sempre, ma tu che ci fai qui? E’ prestissimo,” sottolineo sorridendo. Dentro in realtà mi sale l’ansia. Insomma è l’alba e mi sta aspettando fuori dalla metro. Perché?

“Dai, vieni che ti accompagno io a lavoro. Ci fermiamo a fare colazione che ho bisogno di parlarti.” mi dice infine. Ok. Se proprio insisti. Salgo sulla sua macchina sportiva-che-costa-tanti-soldi ma di cui non so minimamente il nome, e si dirige verso un posticino a Villa Borghese. Ovviamente alle 7 del mattino la cosa ha un sapore meno romantico di quello che io stesso mi aspettavo. Ma tant’è. Io ordino un cappuccino con il latte di soia, lui un marrochino. Mentre aspettiamo l’ordine trovo un giornale appoggiato sul tavolino e lo inizio a sfogliare alla ricerca dell’oroscopo. Ma di lì a poco la mia ricerca si interrompe da Mimmo che poggia una mano sul giornale. Mi sa che la devo piantare.

KONICA MINOLTA DIGITAL CAMERA

Mimmo mi guarda e finalmente emette qualche suono. “Devo farti vedere dei messaggi strani che mi sono arrivati ieri sera. Sono messaggi anonimi e ti riguardano.” Ottimo. Chissà di che messaggi parlerà mai. Me li mostra. Io vengo pervaso da un senso di colpa, un senso di emicrania devastante ed un senso di apritemi l’audio con la Palapa che esco dallo studio, Maria ASAP. Non so davvero cosa dire. Mimmo sul suo telefono ha le stesse foto che ho ricevuto anche io la sera prima. Ci siamo io e Pietro, il suo fidanzato, che ne facciamo di ben donde. Super ottimo. Abbasso lo sguardo e non dico una parola. Cosa dovrei dire in fondo?

“Senti, non voglio sapere niente di questa storia. Ma non posso accettare che Pietro faccia come vuole. Da solo. Nel senso: se determinate cose le facciamo, le facciamo insieme. Chiaro?” mi dice in tono calmo ma molto autoritario. Come se poi dovesse spiegarlo a me, che continuo ad annuire senza dire nulla. “Queste cose mi danno fastidio. Soprattutto perché non so minimamente chi mi ha mandato questo messaggio” continua infastidito. Io davvero non so cosa dire. Penso soltanto a cosa direbbero Olivia Pope o Annalise Keating. Ma trovo una via: “Senti mi spiace. Io non avevo capito che era Pietro. Cioè, mi sembrava un volto familiare, ma ho collegato solo a cose avvenute. Mi sento davvero in colpa. Ma giuro che non sapevo che fosse lui…” dico credendoci molto.

“E poi io, non ricordo una beneamata ceppa di quello che abbiamo fatto quel venerdì sera a casa tua. Dopo aver bevuto quel prosecco ho un buco. Mi ricordo soltanto che mi sono svegliato nello stesso letto con te e Pietro. Stop. Mi dispiace” e chiudo con uno sguardo da cucciolo della carica dei 101 bastonato. “Va bene. Non è un problema. In fondo cambia poco. Però adesso io voglio scoprire chi ha fatto queste foto. Sapere che c’è qualcuno con le foto della prova provata delle mie corna mi da fastidio. Non lo trovo giusto. E anzi. Tu devi aiutarmi a capire chi è stato. Poi una volta che lo scopriamo vado a parlarci io” mi dice risoluto.

Ottimo. Ed io cosa stracazzo ne dovrei sapere adesso di chi ha fatto le foto? Finalmente ho una scusa molto più importante per chiudere lì quella colazione “Scusa Mimmo ma sono quasi le otto! Io dovrei essere già a lavoro. Senti dobbiamo andare via ora, altrimenti arrivo troppo in tardo.” e ci alziamo e andiamo verso la macchina. Anche se durante il tragitto Mimmo continua a farmi trecento domande su tutti i dettagli della festa, che naturalmente io ignoro sonoramente visto che, ecco ero abbastanza brillo, ovviamente.

Più tardi quello stesso giorno…

La Du Barry mi guarda basito e pieno di risentimento. Gli ho appena chiesto di fare qualcosa per me. In fondo l’unico modo per uscire pulito da questa situazione è quello di scoprire chi ha inviato le foto. Che poi in realtà è quello che vorrei sapere anche io. Gli ho appena chiesto di andare dal tizio del compleanno, e ricostruire in qualche modo tutti gli invitati presenti, in modo da ritrovare il tizio che dormiva nella sua stanza mentre io e Pietro ne facevamo di ogni. Una cosa semplice, come al solito. Poi penserò agli altri drammi.

Adesso devo soltanto farmi venire un’idea. Ma un’idea davvero geniale.

Sempre che riuscirò mai a sopravvivere a qualcuno di questi drammi.
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Una storia vera di Annabelle Bronstein, il logo è di Guytano__.

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