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Chi ha incastrato Annabelle Bronstein? SEASON FINALE PT 1

Creato il 07 maggio 2015 da Signorponza @signorponza

Torno a casa incredulo. Sconvolto. Mi fermo a piazza Sempione e mi faccio un cicchetto di vodka. Una serata assurda, conclusasi in maniera ancora più assurda. Il tizio del bar mi guarda. È gay e me lo sarei voluto fare da appena messo a piede a Roma. “Te ne do n’altro, vé? C’hai na faccia!” mi dice guardandomi. “SÌ. Dammene ancora”. Rifletto sul puzzle assurdo che è diventato questo groviglio di persone che si conoscono. E quasi non ricordo più da dove era tutto iniziato. Ah sì. Me lo ricordo. Le maledette foto di me e Pietro che ne facciamo di ben donde.

Fatte da Antonello, amico di Pietro. E amico anche di Patrizio. Guardone. Sbirro. O cosa? Chi diavolo è questo Patrizio che ciccia fuori dal nulla? Non lo so. La vodka comincia a salirmi e mi si colorano le guance di rosso. Neanche fossi la strafottutta Heide sui cazzo di monti. Saluto il barman con un occhiolino e me ne torno a casa. Pieno di angoscia. Pieno di ansia. Pieno di domande che non trovano alcuna risposta. Vorrei mettermi ad indagare, ma ne ho le palle piene. Insomma basta. Decido di farmi portare consiglio dalla notte. Anche se a me la notte ultimamente porta solo un gran dolore alla cervicale perché dormo male.

Il giorno seguente…

“Dopo il lavoro passa a casa. Non è un invito. È una necessità”. Mi sveglio con questo messaggio di Mimmo. Non rispondo neanche. Anche io ho bisogno di farmi una meravigliosa trombata con i miei fidanzati. Decido subito però di vedere prima la Du Barry. Deve aiutarmi a capirci qualcosa. La raggiungo dopo il lavoro in un bar di San Lorenzo. Il Bar dei Boni. Un nome chiaramente evocativo. Di solito ci sediamo lì per ore con un caffè a guardare tutti i Boni che ci vengono, per l’appunto. “Tu devi essere estremamente pazzo se continui a frequentare queste persone. Sono tutti pazzi, Fabrizio. Tutti. Mimmo e Pietro che vogliono fare la Troppia. Quell’altro psicolabile che si mette alla finestra col binocolo. Poi, abbiamo capito chi cazzo è, e che lavoro fa?” mi interroga la Du Barry.

“No. Secondo me è tipo un poliziotto. Ma non riesco a capire cosa c’entri. Anzi. Cosa c’entri Antonello con lui, più che altro!” rifletto ad alta voce.  “Ah ecco, Antonello. L’altro genio, che si mette a fotografare la gente che scopa ai compleanni. Ma da dove escono fuori questi matti. Ora tu mi ascolti, vai da Mimmo e Pietro e li molli. Chiudi questa storia folle, che non ha alcun senso, e la chiudi immediatamente. Inventati quello che ti pare, ma chiudi. Abbiamo bisogno di persone normali. Che ci vogliano bene. Non di questi pazzi esaltati. Sono stato chiaro?” dice la Du Barry determinata. “Sì, chiarissimo… Hai ragione…” faccio spallucce. Dopo aver deciso il come e il perché, vado da Mimmo.

quote

Arrivo da Mimmo e li trovo in mutande ingrifati come dei gatti, già pronti sul letto. “Ma dov’eri… Ci sei mancato.” mi dice Pietro. Neanche il tempo di entrare che insomma eravamo già lì a farne di ben donde. Vabbè, glielo dirò a cena. Insomma con un che mi lecca l’orecchio e l’altro intento a spogliarmi non mi pare affatto il caso di mettermi a discutere sui massimi sistemi delle relazioni a tre, e su quanto non siano pane per i miei denti. Il sesso, invece, quello che stava accadendo in quel momento, sì. Quello è pane per i miei denti. E per la prima volta pane e denti erano in assoluta armonia. Per cui si, stavo rimandando. Ma solo per cena. Giuro.

Dopo quasi tre ore io sono talmente esausto che mi sono fatto portare da Mimmo sotto la doccia. Controllo l’ora e sono le 21. “Che ne dite di mangiare sushi? Dai andiamo in un ristorante buonissimo!” esulta Pietro. Mimmo annuisce, mentre io mi butto sotto la doccia. Dopo una ventina di minuti usciamo di casa, ed io inizio a cercare il modo per introdurre il discorso. Ed ecco. Non mi viene. Niente affatto, non so che dire. Anzi, come dire. “Tutto ok?” mi chiede Mimmo. “Sì, solo un po’ di pensieri, niente di che” e gli sorrido. “Senti ti dispiace se andiamo con la tua macchina? La nostra è senza benzina… Poi dopo cena dovremmo passare al volo a dare una cosa ad un amico, va bene per te?” mi chiede Pietro. “Ma certo, figurati”.

Più tardi dopo cena…

Dopo esserci abbuffati come se non ci fosse un domani di sushi, Mimmo si mette alla guida e mi annuncia che dobbiamo raggiungere quel suo amico. Finiamo in un posto molto isolato, un’uscita della tangenziale est tra Pietralata e Tiburtina. Sembra una strada privata e non c’è un’anima. A me un po’ viene l’ansia a essere sincero. Accostiamo in un posto ancora più isolato e Mimmo scende da solo. Recupera dal bagagliaio una scatola di media grandezza, che aveva caricato prima, e si allontana verso una specie di capanno, che ha tutta l’aria di essere abbandonato. Sono curioso in realtà, ma non si vede una mazza. E poi Pietro inizia a baciarmi. Sticazzi no.

“Eccomi qua, fatto tutto. Tutto ok!” ci attenziona Mimmo. Noi ce lo inculiamo quasi niente e ce la limoniamo ancora. Mimmo mette in moto e riprende la tangenziale verso casa mia. Il punto è che mentre io e Pietro ci coccoliamo, lui inizia a dare gas. Va sempre più veloce. Comincia ad accelerare sempre di più. Io basito e anche molto impaurito. “Mimmo rallenti per piacere, ho paura!” dico serio. “Senti non posso. Sto cercando di seminare qualcuno che ci sta seguendo. Tranquillo.” mi rassicura. Tranquillo un cazzo. Pietro non parla. Esce dalla tangenziale e percorre tutta la Nomentana con la stessa guida aggressiva.

Ussignur ma che è? “Mi spieghi che succede?” gli chiedo. “Ma.. Niente… C’era una macchina che ci seguiva. Cazzo ma è ancora lì dietro. Merda” dice serio e riparte a tutta birra.

Da cosa stracazzo sta scappando Mimmo? Perché io non sono già a casa mia? Dite ai miei, in qualunque condizioni ci ritroverete, che gli ho voluto bene. E tanto. Piena.

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Una storia vera di Annabelle Bronstein, il logo è di Guytano__.

 

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