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Chi più spende, meno spende? Per le rose di Serie A non è sempre vero

Creato il 28 dicembre 2012 da Tifoso Bilanciato @TifBilanciato

La saggezza popolare insegna che, normalmente, colui che spende di più e acquista cose di qualità (e, quindi, con un prezzo iniziale maggiore) ha meno rischi di andare incontro a problematiche future che portino ulteriori spese, rendendo così vano il risparmio iniziale.

Abbiamo provato a vedere se questa regola fosse applicabile anche alla Serie A, in particolare cercando di verificare se una rosa economicamente più onerosa (in teoria indicatore di maggiore qualità) porti a risultati sportivi migliori. La risposta è che in linea di principio è vero, ma con una serie di importanti eccezioni che devono far riflettere.

In un precedente post ci siamo soffermati sull'analisi degli stipendi netti delle rose delle squadre di Serie A iscritte alla stagione 2012/2013: si tratta di 394 milioni di Euro netti. Nel post abbiamo anche cercato di rappresentare la distribuzione degli stipendi sia a livello generale, sia all'interno di ogni singola squadra.

La domanda che ci siamo posti è: la politica salariale delle squadre ha inciso sui risultati sportivi

Per provare a rispondere abbiamo allargato l'orizzonte di analisi alle ultime due stagioni (2010/2011 e 2011/2012) confrontando i punti raccolti con il costo netto del personale ed identificando un costo medio per punto (espresso in milioni di Euro). Questo esercizio matematico contiene in realtà un limite metodologico, perché ovviamente non tiene conto del fatto che:

  • alcune squadre di Serie A hanno una rosa che deve competere non solo in Campionato, ma anche nelle Coppe Europee;
  • le squadre neopromosse, nonostante debbano investire, spesso mantengono l'ossatura della Serie B che ha ovviamente costi minori.

Avremmo forse dovuto studiare dei "correttori" matematici per queste due anomalie, ma l'osservazione dei dati ci ha comunque convinto che le eccezioni alla regola emerse non dipendevano da questi due fattori e, quindi, ci saremmo complicati la vita inutilmente. Se qualcuno vorrà divertirsi nell'esercizio ci farà peraltro piacere ospitare le sue conclusioni.

L'analisi è limitata alla sola Serie A (le squadre che hanno militato in Serie B in una delle due stagioni sono considerate solo per un anno).

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Il grafico che segue dovrebbe essere abbastanza intuitivo: in blu sono riportati i punti complessivamente fatti dalla squadra durante il biennio; in rosso, invece, il costo per punto espresso in milioni di Euro. Il grafico si legge partendo dal Chievo (minor costo per punto) ed arrivando all'Inter (maggior costo per punto).

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Il differente andamento della linea blu, che rappresenta i punti fatti sul campo, consente di apprezzare immediatamente le squadre che hanno ottenuto maggiore efficienza dalla propria rosa (Udinese, Napoli e Lazio, nonostante fossero impegnate anche nelle Coppe Europee), da quelle che hanno invece avuto un rendimento sul campo nettamente insoddisfacente se paragonato al costo della rosa (Genoa e Fiorentina su tutte, pur in assenza di competizioni europee).

Questi ragionamenti diventano ancora più evidenti se si osservano i dati, divisi per anno, e rappresentati in forma differente:

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Da questi grafici sembrano emergere alcune costanti:

Per vincere lo scudetto non è indispensabile avere la rosa più costosa

Nel 2010/2011 il Milan aveva una media di costo di 0,88 milioni a punto, pari a quella della Juventus che pure si è classificata solo settima; nel 2011/2012, al contrario, la Juventus ha vinto lo scudetto con una media di costo di 0,65 milioni a punto, ben distante dai 0,92 del Milan (arrivato secondo).

Si può retrocedere anche con una rosa costosa

In ambedue le stagioni, le tre squadre retrocesse non sono state quelle con la media di costo più bassa. Significativo il caso del 2010/2011 con la retrocessione della Sampdoria e del Bari, con la prima che aveva un costo netto della rosa addirittura superiore a quello di Napoli ed Udinese. Più bilanciato l'anno successivo, in cui il solo Cesena aveva un costo per rosa più alto di squadre non retrocesse; ma se ci ricordiamo l'andamento del campionato, fino all'ultimo sono rimaste a rischio squadre come Genoa e Fiorentina, che avrebbero alzato enormemente il dato in caso di retrocessione.

Udinese, Lazio, Napoli, sembrano aver trovato un'alchimia particolare

Nei due anni di osservazione sono le squadre che hanno avuto la migliore efficienza della rosa in termini di costo per punto. Sembrano però tre casi molto diversi fra loro:

  • l'Udinese sta portando avanti ormai da tempo una politica di forte investimento sullo scouting internazionale. Questo le consente di poter inserire in rosa giocatori relativamente giovani, con costi molto al di sotto della media. Ma lo scouting non basta, quindi oltre alla capacità della Società è probabilmente determinante il ruolo dell'allenatore. A volte questo (come nel 2009/2010) può portare a dei rischi, ma i risultati degli ultimi 3 anni sembrano dire che il famoso "modello Udinese" esiste ed ha successo.
  • la Lazio ha deciso da anni una politica di autofinanziamento e, quindi, cerca sempre di costruire rose sostenibili. Vi è da dire che rispetto all'Udinese ha un grosso vantaggio in termini di ricavi, potendo contare su circa 15 milioni di Euro di diritti televisivi in più.
  • Il Napoli è un caso diverso, nel senso che si sta progressivamente avvicinando ad una diversa gestione della rosa, più vicina a quella delle "grandi" squadre: il costo netto è infatti passato dai 16,3 milioni del 2010/2011 ai 26,6 milioni del 2012/2013, portando il Napoli al sesto posto (dal nono che occupava due anni prima). Peraltro questa politica va di pari passo con l'aumento dei ricavi e con risultati di bilancio positivi, quindi sembra perfettamente sostenibile e coerente con obiettivi sportivi anche ambizioni.

Per concludere l'analisi, abbiamo voluto verificare l'effetto delle decisioni delle squadre in merito alle rose nelle due stagioni passate. In altre parole: la variazione del costo netto delle squadre ha portato dei benefici in termini di costo per punto?

Di seguito la tabella ed il grafico, questa volta circoscritti alle sole squadre che in ambedue le stagioni osservate hanno partecipato al Campionato di Serie A:

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  • delle 8 squadre che hanno ridotto il costo della rosa, solo due (Bologna e Catania) non hanno tratto un beneficio in termini di costo per punto, nel senso che la diminuzione del costo è stata proporzionalmente inferiore ai punti conquistati. Non sarà peraltro sfuggito al lettore che sono anche le uniche due squadre del gruppo ad aver conquistato un punteggio superiore alla stagione precedente!
  • la squadra che ha avuto una variazione peggiore è il Cagliari, che nonostante un aumento del costo di 4,2 milioni (quasi il 10%) ha fatto 2 punti in meno. Seguono la Lazio (+5,15 milioni, -4 punti) ed il Napoli (+7,3 milioni, – 9 punti).

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In generale ci sembra di poter concludere che, con la dovuta eccezione della sola Udinese e nonostante il costo della rosa nulla possa contro aspetti altrettanto quali la bravura dell'allenatore e del suo staff e l'alea di alcuni giocatori che possono avere rendimenti sensibilmente diversi da quelli attesi in proporzione al loro costo, il proverbio confermi la sua validità anche quando applicato alla Serie A.

Una riflessione più corretta dovrebbe in realtà tenere conto di un arco temporale di analisi più esteso (almeno 4-5 stagioni) e, soprattutto, diverso da quello di attuale in cui molte politiche salariali delle squadre sono influenzate dalla necessità di correre ai ripari per rientrare nei parametri imposti dal Financial Fair Play.

La crescita dei ricavi necessita di un orizzonte temporale più ampio (sia perché sponsorizzazioni e merchandising risentono della crisi economica, sia perché l'eventuale scelta di costruire stadi di proprietà ha bisogno di tempi medio-lunghi per poter portare dei benefici effettivi); è quindi comprensibile che le squadre abbiano agito soprattutto sul versante dei costi e, all'interno di questi, dei costi della rosa.

Questa scelta, che è diventata una necessità per tutte quelle squadre che hanno colpevolmente atteso l'ultimo giorno utile per ristrutturare il loro conto economico, potrà forse essere neutra a livello nazionale (se fatta da tutte le squadre non dovrebbe sostanzialmente cambiare la media di costo per punto conquistato) ma potrebbe generare dei problemi a livello internazionale, nel senso che le squadre italiane potrebbero essere meno competitive nei tornei UEFA.

Per il momento questo effetto sembra non riscontrarsi, visto che la performance delle nostre squadre in Champions League ed Europa League in questa stagione è la migliore da svariati anni. Sarà interessante osservare l'evoluzione del fenomeno nei prossimi anni.


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