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Chiacchiericcio con Angela C. Ryan

Creato il 02 aprile 2014 da Leggiamo
Come spero vi ricorderete, meno di due settimane fa ho recensito Hunted dell'italianissima Angela C. Ryan (per gli smemorati!) e subito dopo ho deciso di rapire l'autrice per sapere cosa ci attenderà nel seguito, Vision, ma i miei piani sono andati in fumo quando ho scoperto che è in dolce attesa (in fondo sono buona!) e così mi sono accontentata della solita banale, prevedibile e monotona intervista. No, non state per leggere una vera intervista, ma un chiacchiericcio. Un chiacchiericcio tra una lettrice in fase "fangirl" e un'autrice disponibilissima e molto, molto simpatica. Così ci siamo incontrare su Niviux a qualche anno luce di distanza dalla Terra e... e insomma ma non si può proprio fantasticare con voi! Va bene, abbiamo ciacolato per email (e io che volevo dare un tocco intergalattico a questo post), ma nelle risposte di Angela non c'è niente di banale, prevedibile e monotono! Buona lettura! :P
* * *
Ciao Angela ti avviso subito che più che un'intervista questo sarà un interrogatorio, quindi preparati, voglio sapere tutto di te, dal codice del tuo dna, a cosa mangi a colazione, quindi mettiti comoda e racconta... puoi dirmi anche quello che non hai mai rivelato a nessuno tanto figurati, resterà tra me e te...
Angela: Sarà un piacere chiacchierare con te Silvia, non vedo l’ora! E probabilmente ti rivelerò particolari che dopo mi costringeranno a imbavagliarti per non rivelarli ;)
Ho letto solo Hunted al momento (rimedierò giuro!), ma so che scrivi anche con Patrisha Mar usando lo pseudonimo di Katherine Keller, mentre le tue produzioni personali sono firmate Angela C. Ryan. Due curiosità. Come mai l'esigenza di usare degli pseudonimi? E com'è scrivere a quattro mani?Angela: In realtà lo pseudonimo vero è Katherine Keller. Angela C. sono il mio nome e cognome, mentre Ryan è il cognome di mio marito al quale ho aggiunto una N finale, tanto per renderlo più figo. Katherine Keller è stato scelto per motivi di praticità in primis, perché firmarci in due sulla cover di un romanzo occupava un sacco di posto. Secondo poi, e non mi vergogno a dirlo, ho sempre amato i nomi stranieri. Sono musicali. Per finire, e ora arriveranno badilate di «buuuuuu», usare un nome straniero per un tema come quello che trattiamo noi (paranormal fantasy) era un modo per attirare l’attenzione di quelli che: “No, io roba di autrici italiane non ne leggo”. Di tanto in tanto sento pesanti critiche in giro per chi sceglie di usare uno pseudonimo straniero, ma è solo un nome e se pure viene usato come modo per attirare pubblico che male c’è? Forse cambia qualcosa se dopo aver letto il libro e ti è piaciuto, scopri che l’autore è di Poggibonsi e non della mondana New York? Non è una presa in giro ai danni del lettore, come molti ritengono. Penso che dovrebbero esserci meno dita puntate e più cuori aperti verso delle scelte che alla fine dei conti, non minano la libertà altrui.
Per quanto riguarda la scrittura a quattro mani… beh… è molto divertente e stimolante sotto molti aspetti. L’interazione fra me e Patrisha poi è perfetta. Ognuna di noi mette a servizio del romanzo il suo stile personalissimo e alla fine li amalgamiamo in modo che lo scritto risulti scorrevole e mai confuso. Non è una cosa facile, richiede tempo e tanta attenzione ai particolari, ma è qualcosa che ci dà profonda soddisfazione.

La serie The Shadow Saga è di genere paranormal romance e parla di umani e vampiri... credi che queste oscure figure abbiano ancora qualcosa da raccontare o sono passate di moda? (Ok, dimmelo pure che è una domanda idiota, perché se ci hai scritto dei libri è ovvio che per te sono decisamente sulla cresta dell'onda!)
Angela: Invece la tua non è affatto una domanda idiota, la trovo molto interessante e sono felice di poterti rispondere. La Shadow Saga parla di demoni, streghe, licantropi, angeli e anche vampiri, esatto, e cerca di farlo nel modo più originale possibile. Se ci riesce è solo il lettore a deciderlo. Detto questo, e ora un altro coro di buuuu mi investirà, sì, credo che la figura del vampiro, come quella di altre figure paranormali, sia un tantinello abusata oggi. Mi do la zappa sui piedi? Può darsi, ma l’ipocrisia non mi appartiene e preferisco dirti come la penso in realtà. La differenza credo stia nel fatto di come qualcuno scrive e descrive queste figure. Bisogna puntare sull’originalità prima di tutto, riuscirci poi è un altro paio di maniche. Chiacchiericcio con Angela C. Ryan Chiacchiericcio con Angela C. Ryan Chiacchiericcio con Angela C. Ryan [per info]
Passiamo ad Hunted, una serie fresca, romantica, frizzante con spruzzate di sci fi e paranormale.
Hunted è ambientato in America, sei esterofila per natura o è un caso? (Diciamocelo però, un alieno atterrato a Viareggio che di nome fa Piero non avrebbe avuto lo stesso fascino! Kevan invece...)
Angela: Altro che caso. Sono -passami il termine- esterofilissima. Non che non apprezzi il meraviglioso paese che abito, ma non è adatto per il genere di romanzo che scrivo io. Figlia di emigranti, sono nata e cresciuta all’estero, nel nord Europa, anche se sono italianissima, e quando mi sono trasferita in Italia non è stato facile abituarsi a una cultura totalmente diversa da quella a cui ero avvezza. Ho sempre proiettato me stessa e le mie fantasie lontano da questo paese. Ad esempio adoro tutto ciò che viene dagli Stati Uniti, mi riferisco soprattutto alle produzioni cinematografiche, alle serie televisive, ai romanzi Fantasy, che alimentano in modo sconsiderato la mia immaginazione. Amo soprattutto gli scenari che il Nuovo Continente offre. Una marea di Stati tutti diversi fra loro che mi permettono di fare viaggi infiniti tra bellezze naturali che qui da noi ci sono, certo, ma dove lo troviamo un posto come il Grand Canyon?
A questo punto voglio sapere la genesi di Hunted, da dove ti è venuta l'idea, a chi ti sei ispirata per i personaggi, se sei una fan di Smallville, e soprattutto quanto sarà lunga l'intera serie.

Chiacchiericcio con Angela C. Ryan

Tom Welling

Angela: Hunted è nato per caso. Grazie a uno dei miei soliti viaggi mentali senza senso. La figura dell’alieno sbarcato sulla Terra mi ha sempre affascinata. (Ok, non pensate a me come a una folle che si piazza sui tetti delle case e urla al cielo “Rapitemi! Rapitemi!” Non sono quel genere di persona). Mi sono sempre detta che un giorno avrei scritto di omini verdi con le antennine, ovviamente poi non li ho descritti affatto così. Non mi sarei divertita.
Smalville? Parliamone. Hunted in un certo senso è un omaggio a uno dei miei supereroi preferiti: Superman. O meglio Clark Kent, perché prima di Superman è lui che amo davvero. Tom Welling, l’attore che lo rappresenta nella serie, è stato uno dei suoi migliori interpreti, ha saputo dargli quel tocco di umanità in più che già di per sé Superman possedeva, ma Tom è stato davvero magistrale nel renderlo più Terrestre che Alieno. Ne ha mostrato soprattutto le debolezze ed è una cosa che ho molto apprezzato nella serie, oltre al fatto che, diciamolo, è un figo da paura. Volevo scrivere di un eroe integerrimo come lui, ma meno super, umano fino al midollo pur essendo alieno. Ed ecco che viene fuori Kevan, il protagonista di Hunted.
La serie Star Heroes Chronicles è divisa in episodi, i primi due riguardano Abby e Kevan e si concluderanno fra poco con la pubblicazione del secondo capitolo: Vision. Dopodiché, scriverò due o forse tre spin off che riguarderanno altri personaggi che appaiono nei primi due capitoli: uno su Jay, l’ibrido di fuoco e Dakota, l’aliena compagna d’armi di Kevan. Uno sul Capitano Lexion che chi ha letto Hunted sa benissimo in che condizioni versa al momento, e forse un prequel su Samuel Fitzgerald, il capo degli ibridi. Non mi pongo limiti, vedremo dove mi porterà la penna.
Per caso hai proposto Hunted a qualche Casa Editrice (se sì, fuori i nomi che le infamiamo pubblicamente!) o ti sei subito affidata all'autopubblicazione?
Angela: No, Hunted non è stato proposto a nessuno, per ora. Ho voluto scriverlo senza aspettative, solo per il gusto di farlo. L’autopubblicazione era una spiaggia che avevo già frequentato con la Shadow Saga e nonostante le difficoltà che fare tutto da sola comporta, non ho avuto dubbi. Questo non vuol dire che un giorno, forse, quando i tempi saranno maturi, non proporrò Hunted a qualcuno. Sempre che mi diano retta.
Chiacchiericcio con Angela C. Ryan
Sarei curiosa di sapere a chi affidi il lavoro di editing e grafica, perché Hunted è praticamente assente da refusi e la cover è spettacolare!
Angela: Lo affido a me stessa. Faccio tutto all by myself , partendo dall’editing fino alla cover. Sono molto pignola per quanto riguarda l’editing e posso stare mesi a revisionare un testo, rischiando l’esaurimento nervoso, ma lo devo a me stessa e soprattutto a chi mi legge. È una questione di rispetto verso chi spende i soldi per comprare i miei romanzi. Se quello che scrivo non è perfetto (per quanto riguarda le correzioni dei refusi intendo) è sicuro che non lo pubblicherò. È la prima regola dell’autopubblicato questa. Mi perdono pochi errori, quasi nessuno. Sono così critica verso me stessa che se dovessi recensirmi da sola avrei paura. Ovviamente non sono esente da errori, ma chi lo è? Alcune case editrici offrono dell’editing fatto con i piedi e questo mi disturba molto, perché il loro primo dovere è quello di rendere un libro pulito. Non è, quindi, una questione di etichette. Autopubblicato uguale immondizia, Casa editrice uguale testo superlativo. No! È questione di buon lavoro e cattivo lavoro, a prescindere da chi viene.
Non nego che se avessi una casa editrice alle spalle che sostenesse il lavoro sporco per me, ne sarei oltremodo felice. Un sacco di tempo in più per scrivere.
Le cover le faccio da me, quelle della Shadow Saga, come quella di Hunted, ma dalla prossima, almeno per quanto riguarda i miei lavori da solista, le affiderò a una grafica molto più brava. Fenomenale direi. Io sono solo una dilettante al confronto. Elisabetta Baldan si occuperà infatti della cover di Vision, di quella come di molte altre che seguiranno. La sua arte preziosa sarà il tocco in più.

Per Vision c'è da attendere molto? Visto che sei in dolce attesa se vuoi ti faccio del babysitteraggio appena ti nasce l'alieno, così... giusto per lasciarti un po' di tempo per scrivere...
Angela: Io e il mio piccolo supereroe lo apprezzeremmo molto! Comunque no, non manca molto per la fine del seguito di Hunted, ormai siamo agli sgoccioli. Il pargolo è atteso in agosto, ma io conto di finire Vision molto prima, perché dopo, per un po’ di tempo, come puoi benissimo immaginare, mi dedicherò completamente a lui. Sarò in fase di amore folle e quindi totalmente rimbambita. Non potrò scrivere alcunché.
Progetti futuri oltre alla "star heroes chronicles"?
Angela: Tanti. I miei viaggi mentali sono senza fine, quindi ho una marea di progetti chiusi nel cassetto. Qualcosa è già scritto, un Fantasy Young se così vogliamo definirlo che tratterà di principi, castelli, stregoni, draghi e specchi incantati. Attende solo di essere revisionato e pubblicato. Poi ho in mente un distopico da un bel po’ di tempo. Con un po’ di pazienza e buona volontà vedrò di portare a termine tutto quello che mi sono prefissata di fare.
E adesso entriamo in territori più neutrali:
- il libro che ti porteresti su un'isola deserta.
Angela: Uno solo? Impossibile. Una valigia piena di libri già sarebbe poco. Ce ne sono troppi che vorrei con me, partendo da classici come la Divina Commedia, tutte le opere di Shakespeare, tutto Dickens, tutta Jane Austen e mi fermo qui altrimenti dovrei citarne troppi, (sì, ho attimi di seria lucidità ogni tanto) e arrivando ai romanzi dei nostri giorni come la saga di Cassandra Clare sugli Shadowhunters, Storia catastrofica di te e di me di Jess Rothenberg, Albion di Bianca Marconero. Questi ultimi tre soprattutto sono nella mia personale top five e non potrei fare a meno di portarli con me.
- il personaggio con cui vorresti naufragare su un'isola deserta!
Angela: Uno solo anche qui? Per sfuggire all’indecisione elencherò i protagonisti dei romanzi appena citati, quindi Jace, Patrick e Marco. Sono tutti personaggi positivi che hanno un’ironia fuori dal comune, e un personaggio che riesce a farmi spuntare il sorriso sulle labbra, lo porto di sicuro con me su un’isola deserta, dove certamente c’è di che annoiarsi. Con loro non succederebbe.
- il libro che butteresti dalla torre.
Angela: Auch! Anche qui l’elenco è lungo, ma ne dirò uno che ho letto qualche mese fa e che mi è rimasto impresso in modo negativo: Cupcake Club di Roisin Meaney. Ho fatto una fatica a leggerlo! Probabilmente per un mio limite. Il genere rosa o chicklit come lo si definisce ora, non è propriamente di mio gusto. Lo apprezzo solo se mi diverte o se è terribilmente straziante. La via di mezzo nel romanzo rosa è spaventosamente noiosa.
- il personaggio che butteresti dalla torre ^^
Angela: Tutti quelli di Cupcake Club! E un paio dei miei in Hunted, i cattivi cattivi!
- la storia che vorresti aver vissuto.
Angela: Nessuna. Per un semplice motivo: le storie che ho letto sono bellissime, questo è certo, ma quante ne passano i poveri personaggi? Non avrei mai la forza e il coraggio per vivere le loro storie sulla mia pelle, preferisco leggerle.
- il libro che vorresti aver scritto.
AngelaLa saga di Shadowhunters. Senza dubbio. Originale, completa, magistralmente scritta.
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Silvia, grazie per questa esaltante chiacchierata, mi sono divertita tantissimo!
Angela che dire? Non è stato un piacere chiacchierare con te... di più! La prossima volta però voglio intervistare Abby e Kevan, dici che saranno disponibili?!

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