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Chiodo fisso: un pezzetto di “Iole” su Nano mag

Creato il 07 aprile 2010 da Ioleinfashion

Chiodo fisso: un pezzetto di “Iole” su Nano magRagazzi ecco un pezzetto che ho scritto per il magazine on line: Nano!!!

Nano è un progetto unico, un freepress pensato per chi “vuole divertirsi” come assicurano i suoi ideatori e ha voglia di conoscere tutte le novità che accadono in quel di Napoli. Più tutta una serie di approfondimenti e curiosità.

Chiodo fisso: un pezzetto di “Iole” su Nano mag
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Questo è il pezzo per intero. Spero vi piaccia!!!

L’avete voi il chiodo fisso?

Io sì. Era di mio padre, classe ’51 e quasi maggiorenne nel ’68. Il suo, di chiodo, era il classico della contestazione: nero, manicotti di lana, essenziale e duro, come solo un vero “chiodo” può essere. L’ho portato spesso. Al liceo, per evidenziare quel mio amore per la moda autentica che superava la passione per le tendenze del momento – che ora non ricordo neppure- all’università, quando la prima pelle che cominciava a cadere via, per opera della consunzione, mi dava ancora più forza. Ancora più carattere.

Ora, quel chiodo, è appeso nel mio armadio, a mo’ di reliquia, stipato per chi verrà dopo di me e si troverà a fare i conti con lui. Perché una cosa è certa: io invecchierò preferendo spiumati piccolo-borghesi quadrettati per il mezzo tempo, mentre lui rimarrà fresco e giovane, seppur segnato dal tempo indelebile che ha vissuto.

Pensateci: la sua storia è vecchia come il mondo. Almeno, come quello che noi conosciamo. Siamo nati e cresciuti guardando in tv, gli episodi di Grease e di Happy Days, dove il portentoso Fonzie (Henry Winkler) e il bel Danny (John Travolta) alternavano alla brillantina, il giubbotto nero di pelle, che con la sua corazza da duro, nascondeva l’animo nobile e buono del suo indossatore.

Poi siamo passati agli anni Sessanta, ai primi gruppi giovanili, con i Beatles che a volte lo alternavano alla giacca, da ragazzo per bene, gli Skinhead che ne facevano un segno di distinzione e di gruppo.

Negli anni Settanta, è stata la volta dei Punk, che ne hanno riproposto l’allure “cattiva”, arricchendolo di borchie e spuntoni. Il boom degli Ottanta poi, attento al glamour e alla griffe piuttosto che alle problematiche sociali, l’ha portato gonfio e paninaro, meno chiassoso, poiché l’importante era cuccare, non di certo fare a botte per ristabilire una supremazia. Arriviamo così ai minimal Novanta, quando il giubbino nero, era semplice, lineare, discreto, più funzionale che comunicativo.

Gli anni zero e questo primi mesi del 2010 sono, infine, stati protagonisti di un continuo e costante re-mixaggio di vecchi canoni stilistici, per cui il “chiodo” è stato contemporaneamente bistrattato, osannato, ricoperto di borchie, colorato, dimezzato, profanato e adorato.

Oggi, tutti ne abbiamo uno. Comprato, chissà dove e che ci accompagna. Le tendenze, ne hanno fatto un pass par tout e un must have, una sorta di basico, per cui chi ha l’estro e la capacità giusta, lo indossa ad un galà piuttosto che ad una partita di calcio, su di un vestito elegante invece che sulla t-shirt e il jeans, suoi naturali appendici di gusto.

Non c’è occasione dove presentandosi in sua compagnia si rischia di sbagliare, di scivolare su quella buccia di banana dello stile, che a volte ti frega, facendoti sentire improvvisamente come se avessi addosso il patchouli in una stanza piena di Chanel (Sarah Jessica Parker, docet).

E allora, cercatelo anche voi, il vostro chiodo fisso. Tanto, una volta trovato, non vi mollerà più.

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