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Chissà come sarà il 2014, del resto "è sempre difficile fare previsioni, soprattutto sul futuro."

Da Lacucinadiqb

I fuochi d'artificio hanno salutato il nuovo anno in tutto l'emisfero terracqueo e quindi, passata l'ubriacatura più o meno molesta, è tempo di mettere un ciocco nel camino e di prendere in mano tutti gli spunti di riflessione che in questi ultimi dodici mesi non sono di certo mancanti. Fermo restando il fatto che le cose non vanno affatto bene ed a dirlo sono coloro i quali hanno creato questa situazione (dalla finanza internazionale al consigliere comunale che incolpa la segreteria di avergli messo le mutande in nota spese) e che alla porta spingono gli aspiranti "risolutori", simpatici quanto una peretta evacuatrice, credo che sarebbe meglio per tutti alzare lo sguardo e con esso la mira circa il nostro futuro. Perché a forza di guardarci l'ombelico abbiamo perso di vista quanto ci sta accadendo attorno: drogati da mesi di estenuanti discussioni sull'Imu e sulla truffa Stamina ci avviciniamo incoscienti ed a grandi passi verso grandi tensioni.

Gli stravolgimenti climatici non sono più solo le affermazioni di qualche ambientalista sfigato e la realtà sta superando le più catastrofiche sceneggiature cinematografiche: fra 10 anni (DIECI ANNI) avranno luogo le prime guerre legate al cibo e soprattutto all'acqua, unico bene fra tutti che non si può né produrre né trasportare. Non più tardi della scorsa settimana, infatti, la rivista "Science" pubblicava studi conclamati circa la produzione agricola che, a fronte di investimenti massicci e massicci utilizzi di fertilizzanti e pesticidi, non sta più crescendo con percentuali a due cifre sulle quali hanno visto la luce i modelli matematici a stima di una futura popolazione mondiale che supererà i 9 miliardi di individui.  Se in Africa ci si sta ammazzando per il gas e il petrolio fra dieci anni accadrà per il riso e l'acqua e il nostro coinvolgimento non sarà solo il pagamento di una bolletta più salata, temo. Come ha affermato qualche giorno fa un contadino pachistano, intervistato da un giornalista, dinnanzi alle alluvioni che gli avevano portato via casa e raccolti "tutto questo ora sta colpendo noi che siamo poveri ma fra qualche tempo colpirà anche i più ricchi e non sarà più evitabile." 

Finiremo per ammazzarci per il cibo, non più per una ricetta.

Confesso che sono meno "spensierata" del solito, soprattutto maledettamente impotente, e lascio alle canzoni, e alle parole di autori sensibili, il compito di denunciare ancora una volta il vuoto che avanza.

Desolata, come la splendida canzone di Enzo Jannacci, un tributo al suo genio (ed a tutti coloro che quarant'anni fa avevano anticipato il nostro declino da Pier Paolo Pasolini a Giorgio Gaber, passando per Indro Montanelli) voluto dal figlio Paolo ed aiutato in questo da un gruppo di artisti sensibili e veri.
Buon 2014. Vengo anch'io? Mah, quasi quasi, visto che "la vita a me piace ancora tanto".

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